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Da inadatto a insostituibile: la parabola di Skriniar, la certezza ritrovata di Conte e dell'Inter

di Egle Patanè

Inter pronta al sacrificio Skriniar. Erano più o meno questi i titoli dei quotidiani sportivi due finestre di mercato fa, quando sulla lista dei sacrifici compilata da Marotta e Ausilio compariva il nome del difensore slovacco, reduce da un’annata non esattamente brillante al pari delle precedenti. Dopo qualche strafalcione di troppo, bollato come inadeguatezza alla difesa e tre e al gioco di Conte, che gli era persino costato la titolarità in finale di Europa League a favore di Diego Godin, ad un passo dall’uscita dopo una sola stagione, a settembre lo Skrigno della difesa nerazzurra era fortemente gettonato nel mercato in uscita.

Il Tottenham su tutti aveva mosso un furbo tentativo di avance, tentativo però finito in archivio prima per via di una proposta economica mai davvero congrua rispetto alle richieste di Viale della Liberazione. Dall’archivio al trita-carte però il passo è stato breve, e malgrado un inizio di stagione non così sprint come Conte auspicava, difficoltà culminate con una goffa autorete in Nazionale durante lo spareggio per la qualificazione all’Europeo contro l’Irlanda del Nord, l’ex Sampdoria ha messo benzina nelle gambe e nella testa tornando a tritare avversari ed eventuali proposte di mercato.

E nella sessione di calciomercato di gennaio il nome Milan è stato menzionato solo in vista della lotta scudetto, quale sqaudra incalzata dai cugini. Ed è proprio contro i cugini che le considerazioni sulla sua importanza sono tornate ai livelli del pre-Conte. Ad aver consacrato Milan Skriniar è il 2021, iniziato dallo slovacco nel migliore dei modi, con sfumature persino più importanti e decisive del compagno di reparto Stefan de Vrij, quasi sempre migliore in campo nelle 54 gare disputate dalla compagine di Conte nella scorsa stagione.

Rigido, poco incline al palleggio e in difficoltà nella partecipazione alla manovra collettiva erano i difetti imputati al ragazzo di Ziar nad Hronom arrivato all’Inter ragazzino e diventato uomo, ma soprattutto leader imprescindibile. Oltre ad una maturità tattica, merito di un Antonio Conte, che non si è lasciato sopraffare dalle difficoltà iniziali, Skriniar si è consacrato leader anche e soprattutto dal punto di vista psicologico. Non è un caso che si è imposto come allenatore dal campo nel dare dettare dettami tattici ai compagni nelle due gare contro Benevento e Fiorentina, in assenza di Conte, relegato alla tribuna dopo l'espulsione rimediata contro l'Udinese. 

In poco meno di un anno, la metamorfosi di Skriniar, sottoscritta da Antonio Conte, che ne ha lucidato le armi trasformandolo da sofferente nella difesa a tre a il vichingo armato di lancia e scramasax, è completata e l'unico upgrade ormai rimasto incompleto ad oggi resta un rinnovo di contratto, che i tifosi auspicano possa essere il più a lungo possibile.

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