Dalla testa alla tattica: il lavoro d'esperienza del Tinkerman
Guardarsi negli occhi e capire che è ora di ripartire. Claudio Ranieri ha preso in mano l'Inter in poco più di due giorni, un lavoro preparato alla perfezione e da trasmettere direttamente dalla testa al campo, attraverso accurate mosse che hanno permesso ai nerazzurri di conquistare la prima vittoria stagionale in gare ufficiali contro un Bologna ostico e ben messo in campo.
IL LAVAGGIO DEL CERVELLO - L'operazione sicuramente più complessa da varare per Claudio Ranieri era quella legata all'aspetto psicologico della squadra. Il tecnico di Roma raccoglieva un gruppo mentalmente a terra, reduce da una valanga di risultati deludenti e consapevole di non poter più sbagliare per non perdere il treno tricolore e non solo. Impresa ardua inserirsi in uno spogliatoio quasi privo di fiducia, ma Ranieri ha fatto leva sugli stimoli dei campioni dell'Inter che - come ama ripetere Sor Claudio - 'una volta assaggiato il dolce, in realtà, fanno fatica a degustare l'amaro'. Insomma, gli assi a disposizione della Beneamata sono stati abituati talmente bene negli ultimi anni che per venir fuori bisognava tornare a sentire l'odore di vittoria. E Ranieri dal primo momento in cui si è insediato ad Appiano Gentile ha saputo mettere in pratica tutta la sua esperienza con discorsi molto chiari e dettami da tecnico consumato a livello internazionale: lavoriamo tutti insieme per vincere, perché l'Inter non è assolutamente finita. E ha avuto ragione. Un lavaggio del cervello compiuto a livelli magistrali.
SEMPLICITÀ PIÙ SORPRESE: L'ARMA TATTICA - A parole poteva sembrare tutto semplice, ma nel calcio alle convinzioni psicologiche - per quanto fondamentali - bisogna abbinare le prestazioni. E tatticamente Claudio Ranieri the Tinkerman, ovvero l'aggiustatutto come amavano definirlo gli inglesi, non ha mai avuto dubbi su come piazzare la sua Inter reduce da una confusione totale dalla gestione Gasperini. Er Pecione - come era soprannominato dalle parti di San Saba, a Roma, dove mosse i primi passi - ha scelto in nome della sua esperienza per la soluzione più semplice, ovvero un 4-4-2 che allontanasse dubbi e incertezze, senza però risparmiare qualche sorpresa tattica nel mescolare le carte per non facilitare la vita a Bisoli e al suo Bologna. Nei suoi due allenamenti, Ranieri aveva provato il 4-3-1-2 con il trequartista e Muntari in mezzo al campo facendo trapelare l'indiscrezione della presenza del ghanese, quando in realtà ha puntato su Joel Obi sulla sinistra e Philippe Coutinho a destra, esterni nel centrocampo a quattro. Una mossa che ha sorpreso tutti, ma che Ranieri ha anche supportato con grandissima attenzione: il tecnico ha infatti dirottato più volte nell'arco della gara Coutinho in posizioni diverse come fosse telecomandato, facendolo diventare un peperino che ha creato problemi alla difesa del Bologna perché abile a spalancare gli spazi e a far saltare gli schemi. Il gol di Pazzini, ad esempio, è favorito da un suo movimento centrale che porta via due uomini e consente al bomber di Pescia di calciare a botta sicura. Insomma, Cou con Ranieri troverà spazio, c'è da scommetterci.
GLI OCCHI DELLA TIGRE... A BASSA VOCE - A tutto ciò, Claudio Ranieri ha aggiunto quel suo piglio da leader che ha trasmesso alla squadra senza fare troppo 'rumore'. Inserirsi nello spogliatoio dell'Inter in un momento così facendo la voce grossa (anche sulle questioni tattiche...) sarebbe stato errore madornale, Ranieri da tecnico d'esperienza ha fatto capire le sue idee a bassa voce mandando in campo però un'Inter rabbiosa ma serena al punto giusto, senza stravolgerla tatticamente come aveva fatto il suo predecessore ma puntando sul fattore riscossa e sul fattore semplicità. Due armi non più comuni nel calcio di oggi come una volta: non esistono moduli vincenti, esistono giocatori vincenti. E la mentalità la consegna l'allenatore. Il primo passo è stato giusto, il cammino è ancora lungo. Eppure, caro Claudio, chi ben comincia è a metà dell'opera...
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