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Dimarco: "Ko col Sassuolo, c'è poco da dire. Gosens? Per lui parla il campo, ma la concorrenza non mi fa paura"

di Mattia Zangari

Appuntamento speciale su FcInternews.it, oggi Federico Dimarco è stato ospite del 'Web Media Day' organizzato eccezionalmente dall'Inter per i siti. Il canterano della Beneamata, fresco di rinnovo con il club del suo cuore fino al 2026, ha risposto alle domande dei colleghi collegati su Zoom per approfondire i temi di una stagione che lo sta vedendo protagonista, con 32 presenze totali, due gol e altrettanti assist. Ecco le sue parole:

Hai rinnovato poco prima di Natale, che emozione è stata?
"Una grandissima emozione, sono contento di aver rinnovato con la maglia con cui sono cresciuto".

Come è il rapporto con Inzaghi? Quale è il tuo ruolo in campo?
"Il mister ci fa star bene. Per quanto riguarda il campo, l'importante è giocare".

Cosa vi ha detto Inzaghi dopo il ko col Sassuolo?
"C'è poco da dire, siamo consapevoli di aver sbagliato l'approccio: pensiamo alla prossima". 

Aver vinto lo scudetto vi dà qualcosa in più?
"Sì, sicuramente ci dà tanta consapevolezza. In questo momento abbiamo fatto un po' di fatica a fare punti ma sappiamo quanto valiamo. Dobbiamo star tranquilli e pensare alla prossima partita. Vogliamo rimanere lassù fino alla fine".

In cosa ti senti migliorato come calciatore?
"L'anno scorso non ero qua, ma ho visto che la squadra è cresciuta tanto. Non importa quanti anni hai, c'è sempre tempo per migliorarsi". 

Ci racconti il rapporto con tuo fratello?
"E' bellissimo, ci sentiamo giornalmente anche se adesso siamo lontani. Cerco sempre di dargli dei consigli per migliorarsi".

C'è mai stato un momento della carriera in cui volevi smettere?
"Ho passato alcuni momenti non facili, soprattutto due infortuni gravi che ho avuto. Ho sempre cercato di rimanere lucido, alla fine il lavoro ha dato i suoi frutti".

A proposito del rinnovo, cosa ti ha convinto a firmare?
"C'era poco da convincere. La mia idea era chiara dall'estate, volevo rimanere qua senza nessun dubbio".

Il club ti ha prospettato qualche piano specifico a livello personale?
"Cerco sempre di pensare giorno dopo giorno, non anno dopo anno. Dobbiamo far bene, poi si vedrà". 

Hai vissuto diverse Inter, ci racconti qualcosa che non sappiamo?
"Avevo 16 anni quando sono venuto in prima squadra, c'era Mancini. Da Spalletti l'Inter ha cominciato un percorso di crescita conquistando la qualificazione alla Champions, poi è arrivato lo scudetto con Conte. Quest'anno speriamo di rifarci". 

In Serie A sei stato allenato da Juric, quanto è stato importante?
"Sicuramente è stato importantissimo perchè è stato l'allenatore che mi ha fatto diventare questo giocatore. Ha sempre creduto in me, lo ringrazierò sempre. Lui con Inzaghi mi hanno fatto crescere moltissimo". 

Due anni fa eri al Sion, hai scelto il percorso giusto? 
"E' stato un anno difficile, sono stato fermo 4 mesi. Praticamente non ho giocato quell'anno, è stato il percorso giusto ma più a livello mentale che di campo. Quello che consiglio ai giovani è di essere forti mentalmente, di tirar fuori sempre il meglio". 

Hai parlato con Mancini dei tuoi miglioramenti?
"Sinceramente non abbiamo parlato, ci siamo salutati".

Domanda FcIN - Ci racconti l'impatto di Gosens nello spogliatoio? Temi la sua concorrenza?
"La concorrenza non mi fa paura, l'importante è che ci sia competitività sana perché è la cosa che fa dare il meglio a ogni giocatore. Per lui parla il campo, ha fatto anni fantastici all'Atalanta". 

Domanda FcIN - Qualche anno fa Mancini disse che con quel sinistro non potevi sbagliare un cross, aveva intravisto le tue qualità. Ora, dopo aver assaggiato la Nazionale per i match di Nation League, hai qualche speranza di tornare nel giro azzurro?
"Sì, ho qualche speranza, ma la convocazione in Nazionale passa dalle prestazioni con l'Inter".

Tu non hai mai negato di essere interista, è più facile o difficile giocare da tifoso?
"Non è un peso, vesto la maglia con piacere". 

Eri il predestinato della cantera, è stato un peso?
"Sicuramente quando esci da un Settore giovanile così importante non è facile adattarsi perché sei stato abituato al meglio. Ho fatto 5-6 anni di alti e bassi, sono contento perché tutti i sacrifici sono stati importanti per arrivare all'Inter".

L'Inter vince lo scudetto, sì o no?
"Sì'".

Che consigi ti hanno dato Kolarov e Bastoni?
"C'è un rapporto bellissimo con entrambi, io vado d'accordo con tutti: non c'è bisogno di mettersi uno contro l'altro. Quello con cui ho più rapporto è Bastoni perché siamo stati insieme a Parma; Kolarov ogni giorno mi dà grandi consigli".

Sei nato e cresciuto nell'Inter, di quella Primavera sei quello che vale di più: che orgoglio è?
"Nessuno poteva sapere dove sarei arrivato a sei anni di distanza dall'esperienza in Primavera, io sono contento di essere qua e penso solo all'Inter. Alcuni ex compagni li sento, ad esempio Bonazzoli, sono contento che abbia segnato al Milan". 

Cosa servirà all'Inter per vincere lo scudetto?
"Dobbiamo pensare a una gara alla volta, siamo tutti lì e fino alla fine sarà una battaglia. Cercheremo di rimanere lassù".

Chi temi di più in chiave titolo?
"Nessuno, pensiamo solo a noi stessi, solo noi possiamo sbagliare. Dobbiamo lavorare come stiamo facendo, tralasciando la partita di domenica: vogliamo tornare in vetta".

Che sete di vendetta avete contro il Milan in Coppa?
"Tanta".

Il modello per calciare le punizioni?
"Non lo so, ci sto pensando ma non mi viene in mente". 

Ora avverti il rischio del contraccolpo psicologico dopo la sconfitta col Sassuolo?
"Penso che quando eravamo a -7 dalla prima in classifica tutti ci davano per morti, poi a gennaio era sicuro vincessimo lo scudetto a tutti i costi. Capitano passi falsi, l'importante è non perdere le certezze. Tralasciando domenica, un passo falso di cui siamo consapevoli, da oggi a venerdì dobbiamo pensare di portare a casa il risultato in qualsiasi competizione". 

Quanto è forte lo stimolo della seconda stella?
"Sicuramente c'è tanta consapevolezza perché vincere aiuta a vincere. Dopo la Supercoppa sarebbe importantissimo".

Hai tatuaggi a cui sei legato?
"Ne ho un po', quelli più importanti sono i nomi dei miei figli, di mia moglie, dei miei genitori e di mio fratello".

Hobby?
"Mi piace passare il tempo libero con i miei figli e con mia moglie". 


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