Doveva essere Lucas il nuovo Fenomeno del marketing nerazzurro
Fino alla notte tra domenica e lunedì sembrava che Lucas Moura fosse destinato a vestirsi di nerazzurro. Una semi-certezza nata dall'ultimo viaggio in Brasile di Branca, che aveva ottenuto dal Sao Paulo la disponibilità a chiudere il trasferimento per una trentina di milioni. Tanti, troppi considerate le dichiarate strategie di mercato del club, che a certe cifre non accettava neanche di sedersi intorno a un tavolo. Poi, è arrivato Leonardo e con un'offerta irripetibile ha strappato Lucas dal suo destino nerazzurro per portarlo sotto la Tour Eiffel da gennaio 2013. Ma perché la dirigenza nerazzurra ha insistito così tanto su questa operazione, lavorandoci per circa un anno tra mail, telefonate e viaggi in Brasile, pur sapendo che non ci si sarebbe mossi troppo da quelle somme?
C'è una spiegazione, e non riguarda solo il campo. Ovviamente, Lucas aveva la benedizione di Stramaccioni e il consenso di Moratti, affascinato dal talento di questa giovane promessa. Tecnicamente e tatticamente si sarebbe sposato perfettamente con le idee dell'allenatore, per qualità e questione anagrafica sarebbe stato in sintonia con la linea verde nerazzurra. L'unica nota stonata, il prezzo, sarebbe stato bypassato da altre argomentazioni, prettamente legate alla crescita del marchio Inter nel mondo e a tutte le attività collaterali in linea con questo obiettivo, di cui si sta occupando il direttore generale Fassone. In poco tempo, grazie alla 'sponsorizzazione' proveniente dal Brasile, Lucas avrebbe consentito un rapido Roi (Return Of Investment) alla società di Corso Vittorio Emanuele.
Lucas non sarebbe stato solo un colpo di mercato 'classico', ma avrebbe rappresentato l'Inter a livello globale. Nelle intenzioni del club, il ragazzo ne sarebbe stato l'immagine nei Paesi economicamente emergenti come la Cina e l'Indonesia, dove il bacino di interesse nei confronti del nerazzurro è in continua crescita. Anche l'intesa con la Crcc sarebbe stato terreno fertile per una serie di operazioni pubblicitarie che avrebbero 'sfruttato' il nome oggi altisonante del fantasista brasiliano. Nel 1998, giusto per citare un esempio, la Pirelli utilizzò l'immagine del nuovo arrivato Ronaldo per promuovere il proprio marchio all'estero e in Italia. Pirelli che contribuì all'arrivo del Fenomeno, diventato rapidamente simbolo del marketing interista.
Lucas avrebbe dovuto compiere gli stessi passi, sarebbe stato protagonista di numerose campagne pubblicitarie, avrebbe attirato ulteriori partnership consentendo così alla società di Corso Vittorio Emanuele di rientrare rapidamente da questo costoso investimento. Il Financial Fair Play impone ai club di spendere solo quanto ricavato e alla voce ricavi, tra le principali, figurano le iniziative di marketing. Rapidamente, l'immagine di Lucas avrebbe invaso i maxi cartelloni di Pechino, Shanghai, Giakarta e dintorni. Durante le pause dagli impegni ufficiali l'Inter avrebbe disputato numerose amichevoli, mostrando alle popolazioni locali il nuovo Fenomeno. Numerosi accordi commerciali sarebbero stati poi raggiunti con altri colossi orientali, interessati ad avere il nome di Lucas legato al proprio business. In pratica, tutte le strategie di marketing nerazzurre avrebbero potuto godere di un personaggio 'forte' da portare in giro per il mondo, non solo in Oriente.
Idee che non si realizzeranno, perché il giocatore si trasferirà al Paris Saint-Germain e sarà parte dell'ampio progetto di esportazione del marchio Psg che lo sceicco Al-Khelaifi ha in mente per non incappare nelle sanzioni dell'Uefa. A questo punto, salvo nuovo gioiello in arrivo, l'Inter dovrà virare sul gruppo, sulla squadra in sé, rinunciando a puntare su un unico giocatore che la rappresenti anche mediaticamente. Utilizzare il budget stanziato per Lucas in altre operazioni di rafforzamento darebbe maggiori garanzie a Stramaccioni, privilegiando il lato tecnico-tattico rispetto a quello del marketing. Magari, tornando a vincere, il club potrà rinunciare al fenomeno di turno per ottenere sempre più consensi anche all'estero, senza la necessità di uomo immagine che corra sulla Muraglia Cinese, così come faceva Ronaldo sul Corcovado 14 anni fa.