Due anni in (costoso) chiaroscuro: Kondo e l'Inter, feeling mai nato
Era il 22 giugno 2015, quando l'Inter ufficializzava l'acquisto di Geoffrey Kondogbia dal Monaco: 35 milioni alla società francese (più 5 di bonus), 4 all'anno al giocatore. L'investimento più oneroso dell'era-Thohir, il terzo più costoso nella storia del club. Insomma, si può dire che il centrocampista non sia arrivato ad Appiano Gentile in punta di piedi, anzisaltellando, come acclamato dai tifosi faceva sul cornicione dell'hotel milanese da cui si è palesato. Fortemente richiesto da Roberto Mancini, le aspettative sul suo conto erano molte, forse anche troppe, fatto sta che dopo aver sborsato cifre di questo genere ci si attendeva un rendimento al di sopra della media.
Kondogbia era giunto in Italia per fare la differenza. Per entusiasmare il popolo nerazzurro, andare a caccia di qualche trofeo con la squadra allora allenata dal tecnico jesino e ricevere una tanto attesa convocazione per l'Europeo. Ma alla fine non ha ottenuto nulla di tutto ciò. La stagione 2015/16, quella in cui il giocatore ha debuttato in nerazzurro, ha visto un'Inter a due facce, brillante nella prima parte del campionato e visibilmente opaca dalla sosta natalizia in poi. Il francese, invece, ha avuto un rendimento decisamente più costante. In negativo, però: spesso e volentieri fuori dal vivo di gioco, il classe '93 è stato protagonista di prestazioni insufficienti rispetto alle attese, che non hanno ripagato la frenetica corsa di Marco Fassone e Piero Ausilio per strapparlo al Milan e lma cifra sborsata. A netto di qualche sprazzo (come un gol decisivo contro il Torino), la sua prima annata con i meneghini è stata da dimenticare.
Archiviato ciò, l'anno dopo ecco sulla panchina nerazzurra l'avvento di Frank de Boer, che comincia a mettere in riga il giocatore. Ne è un esempio la sfida contro il Bologna, quando il mediano - non avendo convinto l'allenatore - viene richiamato in panchina dopo soli 28 minuti dal fischio d'inizio. Il pugno duro del tecnico olandese, però, non basta a far rigare dritta l'intera squadra: i risultati tardano ad arrivare, e la dirigenza ricorre all'esonero. Nel successivo breve ciclo di Stefano Pioli, Kondogbia trova una nuova identità tattica a centrocampo in coppia con Roberto Gagliardini, vero faro del gioco nerazzurro, crescendo di partita in partita. Salvo poi ricadere insieme al suo compagno di reparto in un calo psicofisico al tramonto del campionato.
Due stagioni, dunque, ampiamente al di sotto delle aspettative, deludenti per un giocatore pagato 35 milioni di euro. In questi giorni, per giunta, sta andando di scena l'inverosimile: il giocatore che diserta gli allenamenti, Luciano Spalletti che - pur avendo mostrato il desiderio di rivalorizzarlo - condanna la sua disciplina, la società pronta ad una severa punizione, il Valencia che lo corteggia ma sbatte contro la richiesta dell'Inter... Una situazione quasi tragicomica, che va a culminare un'avventura a tinte nerazzurre da parte di Kondogbia mai pienamente convincente. Il futuro del centrocampista resta ancora da decifrare. Fatto sta che, a due anni di distanza dal suo acquisto, il feeling con l'Inter non è davvero mai scattato.
Andrea Pontone