Due contingenze inesplorate estratte dall'archivio: quarti di Coppa Italia raggiunti in agilità
L’elettricità delle serate di Coppa Italia non è certamente un aspetto primario per le big del calcio italiano. Nella fredda e piovosa serata di San Siro, Inter e Udinese si fronteggiano con fame e desiderio. L'imperativo dell’attenzione costruisce il gioco di entrambi gli assetti, sfruttando l’apertura degli spazi sugli esterni e le progressioni di una manovra sempre verticale. Guardare in avanti è il principio ontologico per pungere subito e i nerazzurri ci provano, ma i friulani non stanno certamente a guardare. Il gioco è un impulso istantaneo e aggressivo, basato sul dinamismo intenso. La pressione s'intravede in quel coraggio energico nella costruzione di pericoli. E l'avvio è foriero di situazioni interessanti perché entrambe le formazioni sono stimolate cerca di prendere in mano le chiavi dell'impostazione legittimando il controllo. La panoramica è la costruzione di Inter e Udinese. L'attesa è un predicato che folgora azione e reazione.
SCOSSE E ATTACCHI. Kairos è il tempo opportuno, puntualmente indicato nelle scuole filosofiche dell'Antica Grecia. L'abbiamo ripetuto in più di una circostanza. È l’occasione che dobbiamo essere capaci di cogliere, esercitando con assidua attenzione la nostra sensibilità. È vivere nel presente con consapevolezza, farci spazio nella cornice che andiamo cercando negli orizzonti dell'universo.Ma è pure linearità spezzata, separazione tra tempo occupato e imminenza. Ed è una caratteristica che l'Inter riesce a mettere in campo con grande personalità. Un principio attivo e mnemonico. Anche con qualche seconda linea lo sviluppo è sempre lo stesso, attaccare la porta avversaria come quando Arnautovic si accentra e calcia, trovando il tocco col braccio di Kabasele che Massimi valuta col rigore, poi tolto con l'ausilio dell'intervento del VAR. Restano molti dubbi, ma il gioco riprende sul risultato di parità. L'Udinese mostra coraggio in avanti, l'Inter costruisce anche se sbaglia un po' troppo in impostazione. L'asse Taremi-Arnautovic funziona: assist dell'iraniano, diagonale implacabile dell'austriaco e il Biscione esulta allo scoccare della mezz'ora.
LE CONTINGENZE INESPLORATE DEL BINARIO VINCENTE. Asllani calcia dalla bandierina, trovando una favolosa traiettoria per il raddoppio. Verso la conclusione del primo tempo ecco la perla del centrocampista albanese, arrivata poco dopo l'interruzione per un malore sugli spalti di San Siro. Nella ripresa s'attiva la consueta gestione, che diventa anche attacco in alcune contingenze situazionali. a partita rischia di trasformarsi in una seduta edonistica (piacere contemplato dalla realizzazione in porta). Ma qualche sussulto d'orgoglio l'Udinese lo prova senza indugio, anzitutto cercando con costanza la profondità, poi lottando strenuamente in mezzo al campo per la riconquista del possesso. Esiste un piacere imparentato con i sentimenti. Deve essere ricercato nello stesso momento in cui si avverte la spiritualità di una dimensione trascendente. Per ripristinare negli occhi il sentimento della fantasia, c'è da infilarsi nell’inesauribile forza della ragione. L'Inter conosce l’appiattimento dietro al serbatoio e lo detesta. Così gli attacchi sono arrotati e non arrembanti, anche sul doppio vantaggio e anche in una serata di gestione agli ottavi di Coppa Italia. Taremi s'invola verso la porta di Piana ma colpisce il palo aprendo troppo il piatto per il tris mancato. Due contingenze inesplorate estratte dall'archivio: i nerazzurri vincono ancora esultando davanti al proprio pubblico.