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Dumfries: "La chiamata di Ausilio e quel primo giorno particolare ad Appiano. Sulla differenza tra campionato e Champions..."

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Repubblica

Bella intervista a Repubblica di Denzel Dumfries, assente a Leverkusen per febbre ma già pronto a riprendersi una maglia in vista del match di lunedì contro la Lazio.

Com’è stato il suo primo contatto con l’Inter?
"Mi chiamò Piero Ausilio mentre giocavo a padel. Mi disse di lasciare la racchetta e correre a Milano. Aveva già parlato con Mino".

Lei è arrivato a Milano al posto di Hakimi, che aveva fatto una stagione eccezionale.
"Achraf è fortissimo, ma non sentivo la pressione. Credo in me stesso e Inzaghi mi ha dato fiducia. Mi ha aiutato a essere più solido e a conoscere il calcio italiano. Non posso dire che sia un amico, perché è il mio coach. Però è una persona eccezionale, abbiamo un bellissimo rapporto. Anche se il primo giorno alla Pinetina non è stato il massimo".

Cos’è successo?
"Pensavo di fare un paio di foto e stringere mani, invece mi hanno messo subito in campo. Ho aperto il borsone che avevo in auto e ci ho trovato dentro due scarpe sinistre. La destra ho dovuto farmela prestare».

Bastoni dice che preferirebbe giocare un’altra finale di Champions, piuttosto che vincere il 21° scudetto. Ha ragione?
"Basto ha sempre ragione. Il campionato è importantissimo, ma perdere la finale a Istanbul nel 2023 non è stato facile. Non sono mai riuscito a riguardare la partita. Vogliamo un’altra possibilità e facciamo di tutto per conquistarla".

L’Inter in Serie A segna il doppio rispetto alla Champions, dove però difende meglio.
"Ne abbiamo parlato, ma una spiegazione semplice non c’è. In coppa dobbiamo conservare lo spirito combattivo, ma facendo più gol. Ora però pensiamo alla Lazio, è fortissima".

Le insegnanti a scuola dicevano che lei era “un bambino terribile”. Esageravano?
"Avermi in classe non doveva essere facile. Ero rispettoso ma non riuscivo a stare fermo. Volevo giocare, saltare, lanciare, correre".

E le piaceva il Milan?
"Mi piaceva Clarence Seedorf, anche lui del Suriname. Lo tifavo ovunque giocasse, a partire dall’Inter. Un altro mio eroe era Maicon, giocatore meraviglioso. Uno dei migliori esterni di ogni tempo".

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