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Entusiasmo, esclusioni, fischi e derby eroico: le montagne russe di Gagliardini all'Inter

di Andrea Morabito

Sembrava scomparso, perso, relegato in fondo alle gerarchie di Luciano Spalletti. Per Roberto Gagliardini non è stata fin qui una stagione facile: sono solo 14 i gettoni in campionato collezionati ad oggi dal centrocampista bergamasco, apparso spesso troppo impreciso per poter essere considerato più che una valida alternativa a Matias Vecino. Eppure la solida prestazione nel derby, disputata quasi per interno con la testa avvolta in un turbante bianco, sembra rappresentare l'occasione giusta per il rilancio del giocatore: complice anche il possibile avanzamento sulla trequarti del collega uruguaiano, il numero 5 potrebbe ritagliarsi sempre maggiore spazio da qui a fine stagione nello scacchiere del tecnico di Certaldo.

GLI INIZI - A lungo criticato in questa stagione al punto da essere spesso fischiato per qualche appoggio sbagliato di troppo, Gagliardini aveva iniziato in maniera totalmente opposta la sua avventura in nerazzurro - meneghino, si intende -. Arrivato dall'Atalanta nel gennaio 2017 per una cifra complessiva intorno ai 22 milioni più 5 di bonus, il classe 1994 si era subito fatto valere nella formazione guidata allora da Stefano Pioli nella cerniera di centrocampo al fianco di Geoffrey Kondogbia. Accanto ad un pilastro come il mediano francese, Roberto era riuscito a sfruttare maggiormente le sue doti da incursore, che gli permisero anche di segnare due gol in quella seconda parte di stagione - il primo con una grande staffilata dalla distanza nell'1-5 di Cagliari, il secondo contro la sua Atalanta -. Una ventata di aria fresca per i nerazzurri, che però non bastò per raggiungere l'agognata Champions e spinse la società ad esonerare Stefano Pioli e affidare la squadra a Luciano Spalletti (senza considerare il breve interregno di Stefano Vecchi).

SPALLETTI I - Nella prima stagione di Spalletti all'ombra della Madonnina, Roberto Gagliardini si ritaglia un ruolo importante in squadra dopo un inizio difficile riuscendo a collezionare ben 30 presenze in campionato a fianco dei vari Borja Valero, Vecino e Joao Mario prima e del Brozovic formato epic dopo. Accanto al croato si è visto un nuovo Gagliardini, meno incursore, più dedito alla fase difensiva che a quella offensiva, risultando una pedina fondamentale nella conquista del posto Champions, al punto che dopo l'infortunio di fine stagione molti si ritrovarono a pregare per un suo recupero lampo in vista dello "spareggio" con la Lazio. Recupero poi avvenuto solo parzialmente visto che guardò la gara dell'Olimpico dalla panchina.

SPALLETTI II - Ed eccoci arrivare alle note dolenti di questa stagione, iniziata con un'esclusione dalla lista Champions che forse ha pesato più di quanto non si pensi nella testa di Gagliardini. Il centrocampista bergamasco non è più riuscito a recuperare il posto da titolare conquistato l'anno scorso, complice anche l'esplosione di Vecino, l'uomo della Champions. A lungo sparito dai radar, il numero 5 è stato oggetto di critiche feroci le poche volte che si è visto in campo che hanno forse acuito le già presenti difficoltà del ragazzo costringendo Spalletti a preferirgli praticamente tutti gli altri centrocampisti della rosa per larga parte della stagione. Complici gli infortuni degli altri, però, Gagliardini è tornato titolare domenica sera nel derby vinto dall'Inter che potrebbe significare la svolta della stagione per lui e per l'intera squadra. La prova di Roberto è stata sicuramente importante, psicologicamente non ha per nulla sofferto l'importanza della gara ma, anzi, ha saputo gestirne i momenti da giocatore esperto. Ora sta solo a lui dimostrare a Spalletti di poter essere nuovamente l'uomo in più per il finale di stagione: le capacità ha dimostrato di averle, il tifoso interista aspetta solo di rivederle.

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