Eto'o-Inter, come nasce un addio: età, soldi e una mano a Gasperini
Doveva essere Wesley Sneijder l’agnello sacrificato all’altare del Fair Play Finanziario, toccherà invece a Samuel Eto’o lasciare l’Inter per migliorarne il bilancio economico. Una sorpresa considerate le premesse, che vedevano l’olandese ormai destinato all’Inghilterra in cambio di poco meno di 40 milioni. La società nerazzurra, invece, ricevendo finalmente una proposta concreta, ha deciso di rinunciare al Re Leone, strategia apparentemente autolesionista considerando il bottino della scorsa stagione dell’attaccante (37 gol e annata da leader), ma sensata per altri motivi non immediatamente comprensibili. Proviamo a capire, dunque, perché alla fine l’Inter ha deciso di dare l’ok al trasferimento di Eto’o ai russi dell’Anzhi:
1) Per quanto sia un campionissimo, il bomber ex Barcellona ha compiuto a marzo 30 anni e non rappresenta un investimento per il futuro, che il club guarda con particolare attenzione. Per lui, toccato l’apice, c’è il rischio di una pericolosa parabola discendente e oggi è il momento migliore per ottenere una cifra importante dalla sua cessione (gli errori commessi con Milito e Maicon insegnano…). Se nella prossima stagione non facesse altrettanto bene, sarebbe difficile trovare un compratore convinto allo stesso modo di aprire il portafogli.
2) In questo probabile addio c’è evidentemente una matrice finanziaria: oggi Eto’o percepisce una decina di milioni netti dall’Inter, lo stipendio più alto in tutta la rosa nerazzurra e il contratto glielo assicura per altri tre anni (scadenza giugno 2014) con ovvio appesantimento considerato il lordo. Un masso per il bilancio dell’Inter, in altre parole. Inoltre, la possibilità di ottenere una trentina di milioni è la ciliegina sulla torta della riduzione del monte ingaggi e permetterà di finanziare le altre operazioni in entrata di questa sessione di mercato, ovviamente non troppo onerose. Chi pensa che una cessione del cartellino di Eto’o per meno di 30 milioni sia un suicidio, non considera il suo stipendio, che a bilancio pesa tremendamente.
3) Non manca l’aspetto tattico in questa situazione: per quanto Eto’o e Gasperini non abbiano realmente mai litigato per questioni di modulo o di impiego del bomber africano, quest’ultimo ha fatto capire di non voler assolutamente svolgere il lavoro che il tecnico avrebbe in mente per lui. Onde confermare le cifre della scorsa stagione, il Re Leone chiede di giocare vicino alla porta, pur partendo largo a sinistra. Gasp invece vuole che gli attaccanti esterni diventino i primi difensori in fase di ripiegamento, in pratica il lavoro sporco che Mourinho chiese a Eto’o nella stagione del Triplete, e che il giocatore non aveva più intenzione di svolgere. Siccome Gasperini non è Mourinho e lo stesso messaggio era stato recapitato prima a Benitez e poi a Leonardo, appare evidente che i due avrebbero convissuto con qualche difficoltà. E il modulo di Pechino contro il Milan, probabilmente, è figlio della richiesta inderogabile da parte di Eto’o di giocare da punta centrale, con risultati, nella fattispecie, modesti. Un equivoco, questo, che la società non vuole trascinarsi: l’allenatore deve poter scegliere liberamente senza condizionamenti.
4) Infine, sponda Eto’o, questo trasferimento rappresenta un’occasione economica unica che, però, fino a pochi giorni fa avrebbe rifiutato. Il bomber non sembrava interessato a giocare in Russia neanche per cotanto denaro, ma la disponibilità da parte dell’Inter a trattare con gli emissari dell’Anzhi lo ha spiazzato e gli ha fatto comprendere da che parte tira oggi il vento: per il club lui non è più incedibile e, al posto di prolungargli il contratto con ritocchino, la decisione è stata quella di lasciarlo partire. Un segnale di sfiducia che il camerunese non si aspettava e che lo ha portato a valutare l’aspetto economico della proposta russa, non certo banale. L’attaccante ambiva a firmare il suo ultimo contratto in carriera, sperava fosse con i nerazzurri ma i petroldollari possono lenire anche il freddo siberiano. In pochi giorni, dunque, è cambiato anche il punto di vista del campione africano.
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