F. Melo: "Volevo l'Inter di Mou, ho la maglia della gara col Verona. De Boer, ecco che cosa non andava"
L'ex nerazzurro Felipe Melo, in diretta Instagram ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport durante la quale ha parlato a tuttotondo sul suo passato in Italia, paese al quale è particolarmente legato. All'Italia, sua seconda casa, manda i suoi migliori auguri per superare questo difficile periodo.
Com'è lì la situazione?
"Io sto bene, qui possiamo uscire però sto con la famiglia. Con i bambini, sono quattro, c'è tanto da fare. In Brasile non è ancora arrivato il brutto come in Italia, però ogni giorno che passa muore più gente. Però tutti stanno facendo un lavoro incredibile e la gente credo abbia in testa che è un virus importante e nessuno. Dobbiamo pregare perché un nemico invisibile, conosco gente che l'ha preso pur stando a casa. Dobbiamo pregare e aiutare la gente che ha bisogno, c'è gente che non può restare a casa perché morirebbe di fame. Aiutarli è il minimo che si possa fare".
Cosa ne pensi del messaggio del Papa dell'altro giorno?
"Credo che tutti la pensiamo allo stesso modo, è un messaggio importante per tutti noi. In questo momento tutto quello che si può fare per aiutare è valido, quindi è un messaggio importante per il mondo, per il momento che sta vivendo. Alla fine ce la faremo, non so quando, ma ce la faremo. In Italia, vedo che è un momento bruttissimo e dovremmo aiutare chi sta peggio di noi".
Come va al Palmeiras? Sei cambiato un po' da quando eri all'Italia?
"Io non cambio mai e non ho voglia di cambiare. In tutti i club in cui sono andato, ci sono andato per la personalità che ho e per quello che lasciavo in campo. Per questo i tifosi dell'Inter, anche se sono stato poco tempo, si ricordano di me; perché non mollo mai. So che mi vogliono bene e per me è importante. Qui al Palmeiras gioco come difensore centrale: ho faticato all'inizio perché non ero abituato, però ora mi sono ambientato. Piano piano cresco ogni giorno. Al di là della propria età ogni giocatore vuole essere sempre importante. L’allenatore mi ha dato fiducia, abbiamo iniziato bene".
Come vedi il tuo futuro?
"Io non so ancora cosa faccio dopo ma resto nel mondo del calcio. Non so se allenerò o andrò a parlarne in tv ma resterò in questo mondo perché amo il calcio, è la mia vita. Per ora che sto a casa riguardo tutte le partite vecchie".
Quale è stato il miglior Felipe Melo in Italia?
“È difficile da dire perché per esempio alla Juventus non abbiamo mai vinto nulla, però io giocavo sempre. Alla Fiorentina anche, ho fatto benissimo, ma anche lì non ho vinto niente. Non è un caso che sono arrivato alla Juventus, all'Inter o al Manchester United, perché facevo buone stagioni. Anche al Galatasaray ho fatto una bellissima stagione però abbiamo vinto tantissimo ed è quello che ha fatto la differenza. Lì ho fatto le stesse stagioni che ho fatto all'Inter o alla Juventus ma ho vinto 8 trofei in 4 anni, se avessi vinto qualcosa anche in Italia sarebbe stato diverso. Qua al Palmeiras, che è come la Juve o l'Inter, fortissimo, vincere il campionato e arrivare in semifinale di Copa Libertadores e essere lì ogni anno in lotta per vincere è importante. All'Inter primo anno bene, secondo anno poi è arrivato quello olandese che capisce tantissimo, troppo forte... (De Boer, ndr)".
Cosa non è andato con De Boer?
"Lui non parlava neanche italiano. Arrivava e non si capiva cosa diceva. Ma parla italiano, impara qualcosa piuttosto. Io ho cercato di rispettarlo, imparare qualcosa da lui e dal suo staff. Era una sua scelta non portarmi nelle partite, io ero un po' giù, mi allenavo tantissimo. Poi è andato via lui ed è arrivato Pioli e ho cominciato subito a giocare, la mia ultima partita lì infatti l'ho giocata. Ho dimostrato sul campo che potevo ancora giocare".
Che stagione è stata quella con il Mancio? C'è un po' di rammarico per come è andata?
"La Juve era già una squadra fortissima, veniva da quattro anni che vinceva sempre, c'erano ventitré giocatori che potevano giocare. La differenza era tutta lì. L’Inter di oggi è nella stessa situazione. Per vincere lo Scudetto devi avere di questo tipo... In quella stagione noi non avevamo quel tipo di rosa e dopo qualche mese abbiamo cominciato ad avere un calo. Però nonostante questo, sono orgoglioso di quello che ho fatto. In Italia ho vissuto molte belle esperienze. Mancio è un grande amico ed è uno degli allenatori più esperti che ho mai incontrato. Abbiamo vinto insieme al Galatasaray e lui, poi mi ha pure portato all’Inter, che era la squadra che sognavo da quando ero bambino. Ora lui sta facendo benissimo in Nazionale".
Sul passaggio dalla Juventus alla Fiorentina:
"Alla Juve andai perché è una delle squadre più forti al mondo, non puoi dire di no. Ma io volevo andare all’Inter di Mourinho, solo che la Juve pagò la clausola rescissoria, mentre l'Inter offriva massimo 23 milioni e la Fiorentina mi disse di andare a Torino. Mi dispiace non essere stato un calciatore di Mourinho, lui ha anche parlato di me tante volte disse anche che in quel momento ero uno dei più forti al mondo, sono un suo fan".
Che ne pensi dell'Inter e della Serie A di oggi?
"Conte è un grandissimo allenatore, lo ha dimostrato anche alla Juve. Ha rivoluzionato tutte cose e la stessa cosa sta facendo adesso all’Inter. La Juve lotta fino alla fine, loro sono molto forti. Ora hanno anche Cristiano Ronaldo e lui fa certamente la differenza. L’Inter ce la fa lo stesso ad andare fino in fondo, ma problema è aver perso 6 punti nello scontro diretto, cosa che non ha fatto la Lazio. Avrebbe dovuto fare meglio contro la Juventus, soprattutto in casa, a a San Siro. Quando c’ero io mi ricordo che vincemmo noi! Quando giocavo io erano tutte al top, mentre dopo ha iniziato a vincere solo la Juve, quindi è normale che l’interesse si abbassi. Per fortuna quest’anno ci sono tre squadre in lotta, quindi pian piano si sta tornando su quei livelli”.
Ti ricordi quel derby con il Mancini?
“Quel derby è stata una partita particolare. Non avevo fatto la preparazione estiva. Solo una settimana di allenamento e poi ho giocato con tutta la mia famiglia lì, 1-0 gol di Guarin. Ho giocato come un guerriero, che partita!”.
Chi sono secondo te i centrocampisti migliori?
“Busquets e Pjanic. Ma Brozovic è fortissimo, un po’ malato di testa ma è fortissimo! Poi parlo io, un malato di testa che parla di un altro malato di testa..."
Ti piace Lukaku?
“Io l’ho detto, prendete Lukakone che lui sfonda”.
Quanti anni ancora giochi?
“Non credo che la parte fisica mi fermerà, il livello è mentale. Mi sento ancora carichissimo”.
Cosa vuoi dire ai tuoi tifosi italiani?
"Saluto tutti i voi che ringrazio per l'intervista... Ricordo ancora la prima pagina dopo la partita con il Verona, c’era in prima pagina con il bacio che ho dato a mia moglie. Ce l'ho ancora conservata. A casa ho un quadro con quella maglia e quella pagina di giornale. Agli italiani voglio dire che è un momento brutto ma che passerà, come la pioggia, arriva e poi va via. Voglio dirgli anche di non abbassare la testa e pregare sempre, perché domani sarà meglio di prima. Forza mondo, forza Italia e forza Inter".