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Frattesi: "Voglio il bis dello Scudetto. Quando parlavano di me sul mercato, la mia unica preoccupazione era..."

di Egle Patanè

Lunga intervista di Davide Frattesi alle colonne de La Stampa, dove il centrocampista nerazzurro si racconta partendo dalle sue caratteristiche, o meglio, dal suo 'marchio di fabbrica': i blitz dalla seconda linea. Quelli che il 16 di Inzaghi definisce "una dote istintiva. Può essere allenata, ma bisogna partire da una base innata. Mi ha aiutato il fatto di essere stato attaccante nelle giovanili della Lazio: conosco bene l'area. L'atteggiamento dell'Inter agevola perché creiamo sempre tante occasioni. Poi giocavo a tennis ed è un po' come andare a rete", ha detto prima di raccontare brevemente la sua famiglia, nonna compresa, alla quale è legatissimo e aveva fatto una promessa, poi non mantenuta: "Non sono riuscito a portarla sul pullman (per la festa scudetto, ndr), ma ha partecipato ad altri festeggiamenti". E a proposito di festa scudetto, aggiunge: "Di sicuro voglio fare il bis per rivedere una coreografia splendida come quella prima di Inter-Torino di aprile".

Quanto sarà difficile ripetersi?
"Ci sono più squadre. Nella scorsa stagione c'erano solo la Juventus e un po' il Milan. Adesso si sono aggiunte Atalanta, Fiorentina, Lazio e Napoli. Due squadre possono sbagliare, ma ci sono le altre. E un torneo molto più aperto".

Vi dà fastidio sentire che l'Inter è nettamente più forte?
"Sì e no. Perché le partite vanno giocate in campo, fuori a chiacchiere è facile. E non è detto che una squadra con sempre. Basta vedere il Real Madrid e il City di questi mesi. I giocatori rendono in base al contesto. Un giocatore fuori ruolo sembra scarso. Nei momenti negativi si vede la forza di un gruppo. A noi è capitato dopo l'eliminazione in Champions e con l'Atletico Madrid. Non ce l'aspettavamo dopo l'andata. Abbiamo dovuto trovare subito la forza di andare avanti".

È strano essere titolare in Nazionale ma non nell'Inter?
"Per me è uno stimolo in più. Ogni cosa va sempre presa per il verso giusto. Altrimenti diventa tutto troppo grande. La concorrenza aiuta a dare sempre il massimo. Quando andiamo in Nazionale, i miei compagni dell'Inter mi prendono in giro: 'Ecco vai da papà Luciano', scherzando sul CT che mi schiera dall'inizio". Come me giocava bene la sua Ro-ma, quando ero nella Primavera giallorossa".

E la Primavera di Inzaghi alla Lazio?
"Andavo sempre a vederla".

In estate era emersa l'indiscrezione di una sua insofferenza per il minutaggio all'Inter: adesso va meglio?
"In quel momento l'unico mio pensiero era trovare le esche giuste per andare a pesca in Sardegna. Ho fatto il permesso per praticare l'altra mia grande passione: la pesca subacquea. Poi si è messo in mezzo mio fratello ed è stato un disastro".

Dovete affrontare una stagione lunghissima.
"Non mi lamento, siamo fortunati. Però stiamo andando un po' oltre. Non lo dico per il numero di partite in sé quanto per le conseguenze sullo spettacolo. A un certo punto, tra Super Champions, Supercoppa a Riyad e Mondiale per club, sei cotto. Cosi il rischio è che la qualità del gioco espresso venga un po' meno".

Quale allenatore è stato decisivo nella sua carriera?
"Sicuramente Dionisi che mi ha fatto debuttare in Serie A col Sassuolo. Ha impresso la svolta fondamentale. Dionisi è bravissimo".

Ha un modello come calciatore?
"De Bruyne. Per me, il centrocampista più forte degli ultimi 20 anni: sempre almeno".

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