Gasp-giocatori, rapporto sereno ma incompatibilità professionale
Adesso che il rapporto tra l’Inter e Gian Piero Gasperini si è ufficialmente chiuso, le attenzioni vengono poste sul nuovo allenatore Claudio Ranieri, che avrà l’arduo compito di recuperare mentalmente e fisicamente un gruppo di giocatori sì di valore, ma attualmente in grande difficoltà. In base a quello che ci fa sapere una fonte ben informata su quanto accadeva ad Appiano Gentile negli ultimi periodi di gestione Gasperini, emerge uno scenario inquietante, che spiega in qualche modo il perché di un avvio di stagione deficitario e senza la minima reazione di fronte alle difficoltà. Va premesso che il gruppo di giocatori non ha mai avuto nulla contro il tecnico, dettaglio non di poco conto visto che l’allenatore di Grugliasco è stato spesso accostato a Benitez, tutt’altro che in sintonia con la rosa nerazzurra la scorsa stagione. A stonare nel rapporto tra Gasp e i giocatori è stata la diversa visione dei metodi di allenamento e tattici.
Sui secondi c’è poco da aggiungere: anche in campo era palese la difficoltà a eseguire il ben che minimo movimento chiesto dal tecnico, non per scarsa volontà ma per incapacità di metabolizzare determinati schemi da parte di calciatori abituati da anni a fare ben altro e, spesso e volentieri, fuori dal loro raggio d’azione. Ma anche al di là delle sedute tattiche, sembra che pur comportandosi da seri professionisti molti nerazzurri non siano riusciti a entrare nel ritmo degli allenamenti imposti da Gasperini, a ragione convinto che sul rettangolo di gioco, per mettere in pratica certe idee, si debba correre per 90 minuti. In particolare, a lasciare perplessi sono stati soprattutto gli ultimi allenamenti: sedute defatiganti venivano percepite dai giocatori come allenamenti veri e propri. Sedute tradizionalmente svolte al mattino sono state spostate al pomeriggio, con conseguenti disagi. Poi, le prove di difesa alta, per esempio, non facevano che aumentare i punti interrogativi tra i calciatori. Inoltre, sembra che la gestione medica fosse diversa da quella che si sarebbe atteso Gasperini: infatti alcuni calciatori, consapevoli del proprio stato atletico, onde evitare di ripetere lo stesso errore con Benitez (infortuni muscolari a catena) si facevano 'esentare' dallo staff medico ed evitavano così di infierire sul loro fisico.
Insomma, allo sforzo giudicato esagerato, si aggiungevano le difficoltà ad apprendere schemi e movimenti, ben chiari nella testa di Gasperini ma per nulla in quella dei suoi giocatori. I quali, pur impegnandosi, non riuscivano ad alzare l’asticella e il campo, in tal senso, era rivelatore. Non solo, pare che alcuni elementi inconsciamente si sentissero ancora paghi del Triplete non riuscendo a profondere quello sforzo ulteriore richiesto per memorizzare schemi e abitudini nuovi. Pertanto, se nulla si può eccepire sull’uomo Gasperini, persona seria e professionale fino all’ultimo, permane la perplessità sull’adattabilità del suo credo calcistico alla rosa nerazzurra, rivelatasi alla lunga impraticabile. Ma le idee di Gasp erano note già prima che l’Inter lo ingaggiasse, così come le caratteristiche fisiche e tecniche della rosa che avrebbe dovuto allenare. Bastava pensarci prima, in fin dei conti.