Gli Icardis e il Psg visti da Lo Stato Sociale: una partita persa per la troppa brama di essere predatori
"E pongo la storia dell’innamorato scemo, talmente banale da sfiorare l’osceno, meglio essere preda che predatore, meglio non dir nulla e lasciar parlar l’amore".
Così cantava un giovane Lodo Guenzi, quando lo Stato Sociale era più sociale e meno mainstream. Meglio non dir nulla e lasciar parlar l’amore e chissà come sarebbe andata se Wanda nella sua vita da donna in carriera, la cui professione non è ancora ben nota, o quantomeno non del tutto delineata ai più, avesse ascoltato Lodo Guenzi e non avesse detto nulla lasciando parlare l’amore. Già. Chissà. Chissà se la Nara, o lady Icardi come preferisce essere chiamata, avesse pensato più all’amore (del marito) e meno alla professione da tuttologa. Chissà se avesse presenziato più a San Siro che ai salotti televisivi e se avesse pensato più ai movimenti in area del marito che ai palloni sporchi (non) serviti dai compagni. Probabilmente oggi staremmo raccontando una storia diversa, di certo con un finale meno drammatico di quell’amore, o presunto tale, tra Maurito e la Beneamata. Un amore che ha fatto esultare, emozionare e sognare per sei lunghi anni ma che amore oggi non è più, supponendo che lo sia mai stato perché sempre Lodo Guenzi dice che in due amore e in tre una festa. Nel menage a trois Inter-Icardi-Wanda di festa c’è ben poco. A far festa invece sono tutti quegli interisti che dell’ex bomber, ex capitano, nonché ex amore, non ne potevano ormai più. Finito nel peggiore dei modi, un divorzio che di consensuale ha avuto ben poco e conclusosi con le peggiori intenzioni di sempre: per dirla sporca, con il marito che fa causa alla moglie perché quest’ultima vuole un divorzio che lui non condivide.
Con l’Inter e per l’Inter - scrisse Maurito in una delle sue autocelebrazioni - ma con l’Inter non era più e per l’Inter ben che meno, quantomeno di amorevole. Lacrime e belle parole, sciorinamenti di un sentimento rivelatosi non poi così pacifico tantomeno benevolo e dal ‘per l’Inter’ al ‘contro l’Inter’ è stato un attimo. E allora non si può che dar ragione all’uomo di Certaldo che in un ormai lontano post partita strillò ai microfoni quanto umiliante fosse patteggiare per far indossare la maglia dell’Inter. Eppure da quel lontano Inter-Lazio capitoli della saga Icardis se ne sono susseguiti tanti: dagli infortuni fittizi, avvocati e patteggiamenti a denunce, richieste di risarcimento, ricatti e chi ne ha più ne metta. Improvvisamente tutto è chiaro e l’innamorato finisce per essere talmente scemo da sfiorare l’osceno perché a furia di puntare i piedi e fare dispettini, da un lato e dall’altro, l’osceno più che sfiorato è stato abbondantemente superato e più che scemo quell’innamorato diventa, per così dire, 'stronzo'. Tuttavia fino alla tarda serata dell'altro ieri, a sembrare scemo era il duo Marotta-Ausilio in serio rischio di macchiare l’operato di un mercato maestoso con il neo Mauro Icardi rimasto sul groppone. Marotta lo aveva detto e ribadito persino durante la sua ultima uscita pubblica “Noi siamo ottimisti” e alla fine a vincerla è il sergente di ferro (e non Milinkovic-Savic, sogno indiscusso per il centrocampo nerazzurro) ma Beppe. Il sergente che nulla teme e che alla fine l’ha spuntata con un colpo da maestro, in corner e all’ultimo minuto. Proprio alla Icardi nei gol segnati al Milan, sullo scadere e con un guizzo che spiazza e zittisce tutti. Soluzione trovata in extremis esattamente come l’aveva pianificata nonostante i tanti rifiuti dall’argentino riservati a Napoli, Monaco, Beijing Guoan, Atletico Madrid, Roma e Arsenal che sembravano aprire come unica via di salvezza la via verso Torino.
"Le città più belle sono in Serie A...". E se ad Icardi l’unica bella sembra essere Milano, Marotta non ci sta e tiene duro. E il sergente che fino a ieri è voluto apparire come un alfiere sotto scacco dalla regina Nara, che tra un salotto e un tweet giocava a fare la predatrice ‘con l’Inter e per l’Inter’, sfata un ulteriore mito e zittisce Wanda, Icardi e persino Lodo Guenzi. Aspettando anche oltre il triplice fischio italiano di una sessione di mercato lunga ed estenuante, con un taglio in diagonale l’alfiere ha mandato ko la regina. Basco alla mano e non per un post Instagram: biglietto da Malpensa Prime e volo per Parigi e quello che sembrava il neo più grande del duo Marotta-Ausilio finisce per essere la sciabolata che stappa lo champagne. La predatrice si è arresa e Mauro ha capito: ci sono partite che non si possono vincere, o forse, per vincerle basterebbe cambiare strategia e chissà che abbia pure capito, che talvolta meglio esser preda che predatori. Meglio non dir nulla e lasciar parlare il campo e meno l’amore, specie se quell’amore si chiama Wanda.
Egle Patanè