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Gli scozzesi cattolici che mirano ad un'altra storica beffa: tutto sul Celtic

di Redazione FcInterNews.it

Poteva andare meglio, ma anche peggio, considerati i nomi delle ultime palline rimaste nell’urna durante il sorteggio. L’Inter sfiderà il Celtic Glasgow nei sedicesimi di finale di Europa League, avversario da non sottovalutare ma che sulla carta è ampiamente alla portata dei nerazzurri. Sfida affascinante a prescindere, perché riporta alla mente ricordi agrodolci nei tifosi interisti di lunga data. Il confronto più importante tra i due club risale al 1967, quando la Grande Inter di Helenio Herrera, agli sgoccioli della sua esperienza a Milano, cedette 2-1 in rimonta (inutile la rete di Mazzola) nella finale di Coppa Campioni a Lisbona, la prima vinta da un club nordeuropeo. Da allora, solo un'altra partita tra Celtic e Inter, la semifinale dello stesso torneo nel 1972, vinta ai rigori dai nerazzurri dopo due 0-0. I sostenitori più recenti della Beneamata ricorderanno lo scontro tra il biancoverde e il nerazzurro in due amichevoli pre-campionato, tutte a Glasgow: il 2-0 per l’Inter nell’estate 2011 (Castaignos e Pazzini) sotto la gestione Gasperini e l’1-1 (Commons e Palacio) nell’estate 2012 con Stramaccioni in panchina.

CATHOLIC BHOYS - Il Celtic, l’ala cattolica e indipendentista di Glasgow (i protestanti sono i Rangers, falliti nel 2012 e oggi nella seconda divisione), attualmente dopo 16 giornate occupa il primo posto della Scottish Premier League superato un avvio un po’ stentato. Sono 6 i punti di vantaggio sull’Inverness e i Bhoys, come vengono soprannominati, hanno tutte le carte in regola per conquistare il quarto titolo nazionale consecutivo, il primo della gestione Ronny Deila, subentrato in estate all’ex capitano Neil Lennon. La squadra si esibisce al Celtic Park quasi 61 mila posti), il terzo impianto del Regno Unito per grandezza, un autentico tempio per ambiente e calore del pubblico, al quale manca l’entusiasmo che il derby con i Rangers, conosciuto come Old Firm, trasmetteva fino a tre anni fa.

EUROPA ROCAMBOLESCA - Il percorso europeo in questa stagione è stato, per la squadra di Deila, piuttosto rocambolesco. Superato brillantemente il secondo turno preliminare di Champions League contro il KR Reykjavik (vittorie per 1-0 e 4-0), nel terzo il Celtic rischia seriamente l’eliminazione per mano del Legia Varsavia, impostosi 4-1 in Polonia. Nel match di ritorno, però, i polacchi schierano un giocatore squalificato e perdono 3-0 a tavolino pur avendo conquistato la qualificazione sul campo. Gli scozzesi accedono così al playoff, ma vengono eliminati dal Maribor che dopo l’1-1 in Slovenia passa a sorpresa al Park per 1-0, relegando i biancoverdi  al girone di Europa League, condiviso con i romeni dell’Astra Giurgiu, i croati della Dinamo Zagabria e gli austriaci del Red Bull Salisburgo. Questi ultimi arrivano primi nel gruppo, davanti proprio al Celtic.

AGONISMO E CELTIC PARK - Definire la rosa del Celtic di prim’ordine sarebbe una forzatura, visto che tutto si può dire tranne che abbondi di talento. Ma com’è storicamente nello spirito scozzese, è ricca di temperamento e basa sull’agonismo e sulla carica del Celtic Park le proprie fortune, nel proprio paese come in Europa. Detto del nuovo tecnico Deila, i giocatori di maggior spicco tra i Bhoys sono John Guidetti (ex City), Stefan Scepovic (con un’esperienza alla Samp) e Wakaso Mubarak, tutti arrivati in estate, oltre al capitano Scott Brown, al portiere Craig Gordon, all’esterno Efe Ambrose, al centrocampisti Kris Commons, Callum McGregor (giovane stella del vivaio) e all’attaccante Anthony Stokes. L’Inter dovrà fare attenzione soprattutto alla pressione che durante il match d’andata il pubblico di casa le metterà addosso, non a caso il Celtic è decisamente più insidioso tra le mura amiche che in trasferta. Uscire indenne dal Park per Mancini, che tornerà a respirare aria britannica, varrebbe più di mezza qualificazione agli ottavi in tasca.


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