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Gosens: "Voglio tornare il vero Robin. Gol all'Atalanta? Non esulto. Gasp mi ha insegnato cose che non pensavo di poter fare"

di Redazione FcInterNews.it

"Io voglio essere quello che sono sempre stato. Anche i tifosi e la società che ha avuto fiducia in me si merita il vero Robin". Inizia così l'intervista su Dazn a Robin Gosens. "Vedere quanto mi pagò l'Atalanta (700mila euro, ndr) e dove sono arrivato ora fa vedere la crescita che ho fatto. Sono arrivato come uno sconosciuto e sono diventato un nazionale, uno da Serie A. Essere qui è una felicità enorme, sono in una delle squadre più forti al mondo. Questo mi rende orgoglioso. Sono sorpreso che sia arrivato nel mio peggior momento, durante un infortunio. Ma ho lottato tre anni per un'occasione del genere, è andata a buon fine e sono contento. Ora anch'io sto riflettendo tantissimo sul perché il mio corpo non funziona come voglio. L'infortunio è stato molto grave, ho sottovalutato l'impatto sul mio corpo. Non ho giocato per un anno e mi sono mancate le partite, senza quelle non puoi essere quello che vuoi. Ora mi sento sempre meglio, mi manca l'ultimo step che è giocare con continuità e su quello sto lavorando. Inzaghi? Molto empatico, parla molto coi giocatori per sapere come stiamo anche fuori dal campo. Si sente ancora un po' calciatore e li capisce molto bene. Quando ho problemi fuori dal campo posso andare da lui a parlarne e questa è una grande qualità. Gestisce molto bene la squadra perché capisce".

Si parla anche dei "rifiuti" alle altre squadre per dire sì all'Inter.  "Ovviamente ho fatto bene all'Atalanta per cui escono sempre squadre interessate, ma io ho sempre pensato o di tornare in Germania o di restare in Italia perché la mia famiglia è sempre stata bene per cui l'Inter è arrivata al momento giusto". 

Quindi si passa alle domande botta e risposta. "L'idolo? David Alaba perché mi ha sempre impressionato, ha sempre fatto tutti i ruoli a livello altissimo. Il momento più bello e il più brutto? Il gol agli Europei contro la Germania e l'infortunio. Cotoletta alla milanese o casoncelli? Cotoletta perché è molto simile allo Schnitzel in Germania. Chi è il Batman. di Robin? Mio papà, la persona più importante della mia vita. La squadra del cuore? Lo Schalke 04. La persona che ringrazierai sempre? Gasperini e Pusic, mio primo allenatore in Olanda. A livello privato mia moglie e mio papà. Segni a Bergamo, esulti? No". 

Quindi i momenti più belli all'Atalanta. "I momenti più belli sono stati il primo gol in Europa League, poi il 3-4 a Valencia anche con tutto quello che è successo dopo con la pandemia. Un grande momento anche quando siamo entrati in Champions, abbiamo fatto la storia. Gasperini mi ha fatto crescere in maniera pazzesca, mi ha insegnato cose che non pensavo di essere capace di fare: difendere, attaccare, inserimenti che non avevo mai fatto in vita mia. Ore e ore di video per capire quando andare e quando fermarmi. Senza di lui non sarei all'Inter. All'Atalanta posso dire solo grazie, a loro e alla società. Ai compagni, ai tifosi che mi hanno sempre sostenuto. Grazie a loro sono diventato chi sono adesso. Un rapporto che rimarrà sempre".

Quindi gli obiettivi di oggi. "Il momento più difficile della stagione lo abbiamo già passato, ne siamo usciti bene. Dobbiamo avere l'ambizione di andare il più in alto possibile. Siamo agli ottavi di Champions, siamo un po' distanti con chi sta lottando per lo scudetto ma la stagione è lunga. Siamo pronti per quel che arriverà. Speriamo di poter ripartire. A livello personale è stato molto emozionante Barcellona-Inter perché non tutti hanno l'opportunità di segnare al Camp Nou. Porterò il ricordo sempre con me e spero abbia un impatto sul mio futuro. Spero di avere altre occasioni per ripetermi".

Due battute nel finale: una sulla futura laurea in psicologia. "Sto facendo la tesi: manca l'ultimo step. Ho appena mandato un questionario. a tutti i compagni per farmi aiutare. La tesi è sulla resilienza tra un professionista e un giocatore. normale. Ho quasi finito. Sono molto contento". La seconda, con risposta non priva di ironia, sul momento chiave della carriera. "Il momento decisivo in carriera è stato la partita con i miei amici, quando mi ha visto lo scout del Vitesse. Ero mezzo ubriaco, ho dormito un'ora e ho giocato..."


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