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Gravina: "Serie A salva col rinvio di Euro 2020. Playoff e playout l'alternativa. Juve-Inter? Si è peccato di ottimismo"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere dello Sport

Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio italiana, prova a fare chiarezza sulle idee pensate per terminare la stagione di Serie A. Ecco alcuni passaggi della sua intervista al Corriere dello Sport.

Il calcio sta su una zattera sventrata dai colpi del coronavirus. Per non affondare deve decidere se gettare in mare gli Europei, o piuttosto il campionato e le coppe. La scelta è già caduta sul primo? 
"Lo decidiamo martedì. Ma una constatazione s’impone. L’evoluzione dell’epidemia traccia un percorso chiaro. Siamo tutti coinvolti allo stesso modo. Nessuno può più pensare che questo sia un problema italiano. Il nostro Paese è solo due settimane avanti rispetto al resto d’Europa. Tutti dobbiamo mettere prima la salute e poi far prevalere il buon senso. E il buon senso dice che difendere un solo grande evento europeo, programmato per giugno, sarebbe un errore strategico". 
 
I club e la Lega sono tutti della stessa idea? 
"Non ci sono alternative. Ce lo dicono le proiezioni dei modelli matematici sullo sviluppo del virus. L’Europeo fa da tappo allo slittamento quasi certo di molti campionati. Se non togli il tappo, la bottiglia esplode, con il rischio di perdere tutto". 
 
Giocando fino a giugno, o anche a luglio, si può salvare il campionato? 
"Abbiamo una dead line. È il 30 giugno. Scadono contratti, assicurazioni, licenze. Finisce l’anno calcistico. Andare oltre significa introdurre modifiche regolamentari del tutto eccezionali. In due mesi portiamo tutto a termine con certezza. Se pure iniziamo a maggio, si può fare". 
 
Se l’epidemia si mangia anche un po’ di maggio o tutto maggio, che si fa? Si rinuncia ad assegnare lo scudetto, o lo si regala alla Juve, grazie a un solo punto in più sulla Lazio? Come avete fatto a ipotizzare una simile idea? Fa torto alla stessa Juve e ai tifosi italiani. 
"Tutti pensano che l’unico problema sia quello di assegnare lo scudetto. Ma noi dobbiamo stabilire chi va in Champions e in Europa League, chi retrocede in B, chi sale in A, chi retrocede in C e chi sale in B. Le sembra poco?". 
 
No, ma che c’entra con lo scudetto? 
"C’entra, perché in via teorica si potrebbe anche non assegnare il titolo, ma tutto il resto si deve stabilire. Rinunciare a promozioni e retrocessioni sarebbe una violazione degli interessi soggettivi di tante società". 
 

Vuol dire che, se la classifica cristallizzata vale per le qualificazioni, dovrebbe valere anche per lo scudetto? 
"Non vorrei dover rispondere a questa domanda. Perché penso che congelare una classifica sia un errore da evitare. Il valore della competizione va salvaguardato. Dobbiamo dare delle chance a chi ha investito tanto su un obiettivo sportivo. Vuol dire giocare il più possibile. Portarci avanti col campionato e finirlo, se possibile". 
 
E se non è possibile? 
"Trovare una formula che salvi la competizione". 
 
Playoff? 
"Playoff e playout". 
 
Ma non tutti concordano. 
«Mi pare normale. Ma le regole vanno fissate subito, prima di ricominciare a giocare. E l’ultima parola spetta alla Federazione, non ad altri". 
 
Non c’è un posto al mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio, diceva Albert Camus, che con la sua sublime Peste potrebbe spiegarci molti aspetti di questa epidemia. In cui però il calcio non ha fatto proprio una bella figura. Anzi, ha dato la sensazione di voler giocare con l’emergenza, piegandola ai propri interessi. 
"Non sono d’accordo. Nei primi giorni della crisi sanitaria, nel calcio c’è stato un dibattito aperto. C’era un decreto del governo che consentiva di giocare, sia pure a porte chiuse. E c’era la posizione dei titolari di licenze sulle gare, che ventilavano cause di risarcimento se non si fosse giocato. Si era tra due fuochi. Non era facile scegliere. Chi ci ha dipinti come menefreghisti, lo ha fatto artatamente per interessi di posizionamento personale all’interno del nostro mondo". 
 
Dopo aver insistito per non fermare il campionato, è stata però la Lega a rinviare Inter-Juve. 
"Si è peccato di ottimismo, perché si sperava di poterla giocare il lunedì successivo a porte aperte". 
 
Non negherà che nel calcio gli stracci sono volati anche in queste ore. Mentre il virus infuriava, c’era Zhang che dava del pagliaccio a Dal Pino, Agnelli che dava del furbo a Lotito, il portavoce della stessa Lazio che gridava: ci vogliono fregare lo scudetto. C’è una strana “educazione” al bullismo, a cui si adegua anche l’ultimo arrivato, un ragazzino cinese di ventotto anni. Non è troppo? 
"Sì, questo individualismo è una malattia che il calcio paga caro. Mi auguro che l’isolamento obbligato, a cui ci chiama l’emergenza, faccia riflettere molti. Se non facciamo sistema, ci danneggiamo l’un l’altro". 
 
Il presidente della Lega, Paolo Dal Pino, lo ha capito? 
"Sta facendo un ottimo lavoro, in un momento non facile. Merita rispetto e sostegno". 

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