Grazie, Javier, 634 volte!
Se domenica scenderà in campo contro la Reggina, sorpasserà come numero di presenze con la maglia dell'Inter il mitico Giacinto Facchetti, arrivando a quota 635 presenze. Davanti a lui, a quel punto, ci sarà solo un altro leggendario capitano, Beppe Bergomi, irraggiungibile dall'alto dei suoi 758 gettoni. Ma questo nulla toglie ai meriti e soprattutto al grandissimo cammino di questo grandissimo uomo, perché è più giusto parlare di grandissimo uomo prima ancora che di grandissimo giocatore. Parliamo di Javier Adelmar Zanetti, classe 1973, dal 1995 colonna portante dell'Inter, con la quale ha raggiunto domenica scorsa contro la Fiorentina ha raggiunto il traguardo delle 634 presenze assolute, raggiungendo così proprio Facchetti tra i recordman nerazzurri di ogni tempo.
Ricorrenza che è stata celebrata quest'oggi ad Appiano Gentile, ed è bello sottolineare a celebrare l'evento sia stato presente, tra gli altri, anche Gianfelice Facchetti, il figlio del mitico "Cipe", personaggio indimenticabile al quale Zanetti era profondamente legato; e belle sono state anche le parole di Gianfelice nei confronti di Javier, parole che esprimono bene il fortissimo sentimento che il capitano ha provato e continua a provare per i colori nerazzurri. Zanetti, quindi, 634 volte interista: un numero che è un po' il segno dei tempi che cambiano, visto che non molto tempo fa Saverio saliva in cima al Duomo con la fascia celebrativa della sua 600esima presenza. E un numero che sintetizza una storia che parte da lontano.
Da quell'estate del 1995, quando, su segnalazione di Antonio Angelillo, Massimo Moratti lo prelevò dal Banfield appena 21enne. Un arrivo passato quasi inosservato ("Con le scarpe chiuse in una busta della spesa", ricorda lui), oscurato da un altro acquisto, quello di Sebastian Rambert, detto l' "avioncito", il giocatore che sarebbe dovuto diventare il faro offensivo dell'Inter di Ottavio Bianchi. Accadde però che di Rambert si persero presto le tracce, mentre Zanetti, subito gettato nella mischia da Bianchi, seppe subito conquistarsi un posto fisso in squadra.
La prima data da ricordare è quella del 27 agosto 1995, giorno del suo debutto contro il Vicenza, la data che segna l'inizio della sua lunga avventura interista. Avventura costellata di passaggi bellissimi, a cominciare dalla finale di Coppa Uefa vinta a Parigi contro la Lazio, dove tra l'altro mise la sua firma nel tabellino marcatori, in quella che ancora oggi ricorda come "la sua partita più bella", il riconoscimento di Pelé che nel 2004 lo inserì nella classifica dei migliori giocatori del pianeta, fino alle ultime entusiasmanti stagioni, culminate con la conquista degli ultimi tre scudetti. Ma anche, purtroppo, di tante delusioni, da quel famoso Juve-Inter dell'aprile '98, al 5 maggio 2002, alla semifinale di Champions col Milan che sancì l'eliminazione ad un passo dalla finale di Manchester, quella sera che tutti gli interisti ricorderanno soprattutto perché dopo videro in diretta il capitano scoppiare in un pianto disperato, chiudendo con la recente, amara serata di Manchester.
Ne ha viste e vissute di ogni, Zanetti, lungo questi 14 anni; è statao alle dipendenze di tanti allenatori, ha visto passare in maglia nerazzurra tantissimi giocatori, ha vissuto momenti belli e momenti brutti, stagioni da incorniciare e altre da gettare presto nel dimenticatoio. Ma una cosa, quella, non è mai cambiata: il suo amore per l'Italia, ma soprattutto per l'Inter, un amore che in questi anni è diventato più forte di ogni avversità, e che lo porta ad affermare oggi, con tutto l'orgoglio che c'è in questo mondo: "L'Inter è casa mia". Un grande capitano, ma soprattutto un grande uomo, e qui non parliamo solo dell'aspetto sportivo, ma anche del suo grande impegno nel sociale, della sua "Fundaciòn Pupi" creata con la moglie Paula, a sostegno dei bambini delle zone povere e disagiate dell'Argentina. E anche del suo saper essere personaggio anche fuori dal campo, con particolare vena per il canto, che lo ha portato anche a duettare con la grandissima Mina.
Un campione, insomma, in tutto e per tutto, al quale il popolo nerazzurro non può che dirgli, in coro: "Grazie, capitano!". Per 634 volte oggi, e per tante altre volte ancora in futuro.