I dubbi di Leonardo in uno scenario pericoloso: è ora di sperimentare?
Inevitabile oggi che il tormentone Mourinho capeggi sulle prime pagine dei giornali e, in generale, sia argomento in scaletta per tutti gli organi di informazione che si interessano dell’Inter. La posizione di Leonardo, rispetto a un mese fa, è in netto ribasso, complice la serie di risultati a dir poco deficitaria che nel giro di pochi giorni ha privato l’Inter di due obiettivi stagionali, i più importanti. Da Corso Vittorio Emanuele bocche cucite sul futuro della panchina nerazzurra, ma è inevitabile che le voci su un ritorno di Mou comincino a essere incontrollabili nonché legittime. Dal canto suo, Leo, com’è nella sua natura, non dà peso alle indiscrezioni che lo vedono lontano dall’Inter al termine della stagione e va avanti per la sua strada. Non sarà di certo un addio tra poco più di un mese a togliergli il sorriso o a inimicargli l’ambiente nerazzurro. La stima rimarrebbe, così come i ringraziamenti per il lavoro svolto in una situazione alquanto complicata. Per il tecnico comunque c’è un’altra occasione di rivalsa, la Tim Cup, ultimo ma prezioso titolo per la stagione nerazzurra che, unito a Supercoppa italiana e Mondiale per club, renderebbe meno amaro questo 2010/2011. Domani sera c’è la trasferta dell’Olimpico, terreno in cui nelle ultime due occasioni abbiamo raccolto solo sconfitte e che, al momento, vede una Roma in netta sofferenza (k.o. contro Juventus e Palermo). Prevarrà la tradizione recente o l’attualità?
TRASCINARSI O SPERIMENTARE? - Di certo il problema di Leonardo oggi è cercare di individuare i giocatori che possono scendere in campo con l’energia necessaria per arrivare fino in fondo ai 90 minuti, con la consapevolezza che di fronte ai giallorossi servirà correre ed evitare di prendersi pericolose pause. Lo stato di forma della squadra non è però rassicurante: i giocatori più in vista stanno pagando la prima fase di stagione costellata di infortuni e il rush da gennaio a marzo, con un più che naturale debito d’ossigeno. In altre parole, non resta che trascinare la barca con le residue energie rimaste, cercando di far valere un tasso tecnico di primo livello. Oppure, l’alternativa è affidarsi a gente più fresca che, finora, ha avuto meno spazio per mettersi in mostra e ha macinato pertanto meno chilometri. Idea rischiosa, ma accettabile alla luce delle condizioni di molti dei titolari, ormai con il serbatoio in riserva e senza il tempo per ricaricare le pile.
SCENARIO PERICOLOSO - Già, perché oltre alla Tim Cup è assolutamente vietato mollare gli ormeggi in campionato, con una Lazio a soli 3 punti e l’Udinese salita a -4. Se il finale di torneo nerazzurro fosse in linea con le ultime uscite, temere addirittura un quinto posto non sarebbe solo una paurosa utopia. Biancocelesti (prossimi avversari in campionato, impegno a questo punto fondamentale) e friulani sono in gran forma e corrono come treni, il rischio è che senza spinta nel motore i prossimi 5 incontri siano altrettante fatiche con esiti imprevedibili. Ritrovarsi quinti (senza Champions!) dopo aver sfiorato il sorpasso in testa, sarebbe una beffa atroce. Nessuno ad Appiano Gentile vuole pensare a uno scenario tanto apocalittico, la testa oggi è alla coppa e poi, partita dopo partita, si cercherà di chiudere nel modo migliore la stagione. Poi si tireranno le somme.
SOTTO ESAME - Resta il fatto che da qui alla sfida di San Siro contro il Catania, 38esima e ultima giornata di campionato, Leonardo sarà ‘costretto’ ad applicare un turn over scientifico e ponderato, dando più occasioni a chi ha avuto meno spazio e centellinando gli impieghi dei big. Saranno scelte impopolari, soprattutto per giocatori che si ritengono ancora in grado di dare molto anche oltre le loro reali possibilità, ma verranno comunque prese. Turn over intelligente, sia ben chiaro: sconvolgere l’undici titolare da una partita all’altra sarebbe folle, perché certi equilibri non si possono inventare nell’arco di una settimana di allenamenti. Per molti giocatori questo finale di stagione sarà inoltre una sorta di esame in vista della riconferma. Il discorso non vale certo per i big (salvo sacrifici in ottica di FFP), ma per coloro i quali, con poche occasioni di scendere in campo, sembrano destinati a fare le valigie.
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