Gasperonte sulla panchina dell'Inter: giusto parlare di crescita? Il piatto piange tra malus, arbitri e suicidi
"Forse dovrei godermi di più il percorso". Così Antonio Conte a inizio stagione, quando i ricordi del cammino in Europa League erano ancora freschi e le aspettative per l'annata in arrivo molto alte. La svolta di atteggiamento c'è stata, inutile dire di no. Ma è davvero un bene? È davvero il caso di parlare di "crescita esponenziale" come ha fatto ieri il tecnico leccese dopo il ko con il Real Madrid che costringe a non sbagliare più per non interrompere ancora una volta già ai gironi il cammino in Champions?
GASPERONTE – La vera differenza con la scorsa stagione non va rintracciata tanto nel modulo: il 3-4-1-2 era già stato testato dopo l'avvento di Eriksen e nella mediana a tre c'è sempre stato un elemento più avanzato e un altro più incaricato a far partire l'azione anche nel 3-5-2. Quello che vediamo è piuttosto un deciso cambio a livello di atteggiamento, di attitudine. L'Inter è diventata una squadra garibaldina quasi all'estremo (tant'è che prende gol in contropiede in casa del Real Madrid pur di restare fedele alla linea). Conte sembra diventato Gasperini: Gasperonte. Pacchetto arretrato esposto per 90 minuti all'uno contro uno, con pressing forsennato nel tentativo di recuperare subito palla e giocatori sintonizzati all'aggressione immediata difendendo in avanti.
SUICIDI E FALLIMENTI – Un piano d'azione che paga in termini di gioco e di occasioni create, perché fin qui non c'è stata una sola partita in cui l'Inter non abbia proposto una manovra efficace generando parecchie chance da rete. Ma questo stile di gioco porta frutti se poi sei in grado di capitalizzare, ovvero segnare numerosi gol. Solo in questo caso il saldo al fischio finale si ferma sul segno più. E invece la fatica che la squadra sta trovando nel segnare, in aggiunta a errori banali che causano reti avversarie, fa perdere punti in quantità. Tante e a volte enormi le occasioni fallite davanti alla porta avversaria e già troppi i suicidi nella propria area.
TUTTI I MALUS – A ciò si aggiunge anche una serie di eventi non controllabili direttamente da Conte, come le assenze per Covid-19, quelle per problemi causati dalle convocazioni in nazionale e le varie sviste arbitrali, non ultimo il fallo di Mendy su Hakimi che ha innescato l'1-0 di Benzema. Attenuanti generiche e non solo, certamente valide: la sensazione è che l'Inter abbia già preso tutti i malus possibili. Ma adesso è arrivato il momento di raccogliere, e magari per farlo servirà rivedere qualcosa nell'impostazione generale della formazione, sia a livello di scelte tattiche che di uomini. E non si tratta solo di Eriksen. Continuare con Gasperonte o tornare al più pragmatico Conte? Il percorso va goduto, ma resta pur sempre un mezzo per arrivare a una meta.