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I graffi del Toro allo spirito ballardiniano

di Niccolò Anfosso

Dieci minuti condotti solamente dall'Inter, con una collezione rilevante di calci d'angolo, poi arriva lo squillo scintillante di Okereke: un collo interno pazzesco con direzione incrocio dei pali. Scossone mentale per la banda di Inzaghi, una mazzata psicologica accusata negli istanti immediatamente successivi al vantaggio della Cremonese, trasformata con coraggio ed entusiasmo dalla perla pregiata. Quel corridoio magnifico e interessante creato dal nulla, quello spirito ballardiniano impresso nella mente di ogni appassionato della massima serie calcistica italiana. Mordere le caviglie e aggredire ogni spazio: così i grigiorossi s'attivano per rincorrere una salvezza assolutamente complicata.

I GRAFFI DEL TORO. Carnesecchi mette le mani aperte sulla volèe di Dzeko, che arpiona il destro perfetto: il più rapido è il Toro, vorace rapinatore del pallone. La marcatura di Ciofani è leggera e il graffio di Lautaro permette ai nerazzurri di riprendere lo scatto casalingo dopo ben otto corner nei primi 20 minuti. I padroni di casa rispondono al pari con l'incursione gestionale di Sernicola, e il colpo di tacco estemporaneo di Benassi disinnescato attentamente da Onana. Il canovaccio è chiaro: i nerazzurri impostano, la Cremo avanza internamente a piccoli passi, dopo essersi posizionata dietro la linea del pallone. Al duplice fischio l'equilibrio regna nel punteggio. Nella ripresa ecco il secondo graffio del Toro allo spirito della banda casalinga. Modifiche pianificate di un copione indirizzato da quel filtrante illuminante di Dzeko. Luce luccicante, bellezza rara. Ed eccoli lì, i tre punti. Con qualche sfumatura di rischio, ma molto importanti.


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