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Icardi a GQ: "Mi piace portare la mia storia addosso. Io e Balotelli..."

di Redazione FcInterNews.it

E' il simbolo della nuova Inter. Giovane, capocannoniere e capitano. Il volto di Mauro Icardi, dopo il rinnovo di contratto della scorsa primavera, si è colorato sempre di più di nero e d'azzurro. Maurito si è concesso ai microfoni di GQ Italia per una lunga intervista, di cui FcInterNews.it vi offre gli spunti più interessanti. 

SOCIAL NETWORK - "Sì, ma è solo un gioco che fa parte della nostra cultura, della mia generazione. Certo, uso internet in una doppia direzione. Cerco e trovo e poi pubblico, mostro. A me piace corrispondere, dare notizia, raccontare come vivo, dove vivo, cosa faccio. Sono consapevole di essere un personaggio pubblico e mi comporto di conseguenza. Sono consapevole di essere un personaggio pubblico e mi comporto di conseguenza. Il resto, i commenti, i pettegolezzi non mi interessano, proprio non li guardo. Quelli sì, fanno parte della vita di altre persone, non della mia, della nostra". 

TATUAGGI - "Molti calciatori sono tatuati, è vero. Ma è anche vero che molti ragazzi della nostra età sono tatuati. Questi riguardano la storia della mia famiglia. Ci sono i nomi della mia mamma Analia, di mio padre Juan, di mia sorella Ivana, di mio fratello Guido. Qui c'è Nostra Signora di Rosario di San Nicolas... qui tre angioletti: sono i tre figli di Wanda. Valentino, Constantino, Benedicto, mentre sul petto mi sono fatto tatuare il nome di mia figlia, Francesca. Mi piace portare addosso la mia storia. Chiamo il mio tatuatore di fiducia, lui arriva e aggiunge un capitolo". 

IL CALCIO - "Ho capito a quindici anni che il calcio sarebbe diventato un lavoro. Si trattava di affrontare una sfida complessa. Ero arrivato da poco al Barcellona, in una città magnifica e una squadra che fa sul serio. Forse tutti noi giocatori dobbiamo crescere in fretta. E' indispensabile. E' un gioco ma è anche un mondo difficile, dentro il quale serve una disciplina, la capacità di muvoersi dentro una specie di solitudine". 

CHE GUEVARA E GLI INIZI - "Sono nato nella stessa città di Fontana e Che Guevara? Del primo non conosco nulla, del Che, bé, certo. Chiunque viva a Rosario sa ogni cosa di lui. Abitavo nella zona Nord e giocavo a calcio, giocavo in continuazione. Infantil Sarratea il primo club. Avrò avuto cinque anni. Ne avevo nove quando raggiungemmo nostro padre alle Canarie. Aveva deciso di andarsene dall'Argentina: troppi problemi, troppa fatica per trovare un lavoro. A Las Palmas fece di tutto, trovò una famiglia disposta ad aiutarlo, venne assunto come cuoco. Tre mesi più tardi arrivammo noi. Io, calcio anche lì. Uniòn Deportiva Vecindario. Credo di aver segnato più di cinquecento gol in sei anni. E, a quel punto, mi chiamarono al Barcellona". 

GENOVA E MILANO - "Genova è bellissima d'estate, ma d'inverno la città muore. Arrivavo da Barcellona che è una specie di parco divertimenti, ci misi un po' ad ambientarmi. Fecero moltissimo i miei compagni e il mare di Bogliasco. Se ci fosse il mare, Milano sarebbe perfetta. Ma va bene anche così. C'è molto da vedere e se ti piace fare shopping è il massimo. Sto bene qui, ho investito. Mi sto impegnando nella moda, collaboro con Philipp Plein ed è una attività a cui tengo. Soprattutto sta bene la mia famiglia, i bambini". 

MAXI LOPEZ E LE CRITICHE - "Io non bado ai commenti della gente, non attribuisco alcuna importanza a chi giudica per il gusto di farlo. Così come non diedi importanza alle dichiarazioni di Maradona quando disse che non avrei dovuto giocare la Partita della Pace. Io sono molto contento della mia vita, sono sereno. I tre figli di Maxi Lopez e di Wanda sono qui, cerco di comportarmi da padre con loro, ma non mi devo sforzare affatto perché a questi bambini voglio bene davvero, so che hanno a che fare con una situazione difficile e cerco di dare affetto, ciò di cui hanno bisogno. Con Wanda ci siamo sposati nel maggio dello scorso anno, Francesca è nata il 13 gennaio 2015. L'hanno accolta come una sorella, giocano, sembrano addirittura pronti a tutelarla. Ciò che accade davvero è più importante di ogni parola. E sono certo che tra qualche anno capiranno, distingueranno. Non so se ho commesso degli errori. Penso di no, perché vedo quello che mi porta il presente. Tutto quello che è accaduto ha determinato ciò che sono ora. E io sto bene nel mio animo, mi sento fortunato, innamorato, pronto a fare tutto ciò che devo". 

ESSERE PAPA' - "I bambini sono molto bravi. E poi a Wanda piace fare la mamma, è portata. Il fatto è che io vivo in maniera molto normale, a dispetto di quanto si pensi. Non esco volentieri, mi piace stare in casa, la sera, stare tra di noi. Discoteche, feste: cerco di evitare. Facciamo due passi in centro, andiamo a fare acquisti. Poi niente o quasi. Ho i miei ristoranti preferiti, un paio argentini, a Milano. E uno di cucina giapponese. Io sono una persona tranquilla, ho pochi amici nel calcio: sono rimasto in contatto con Bruno Fornaroli, compagno alla Sampdoria che ora gioca in Australia, mentre all'Inter mi trovo bene con Fredy Guarin, ci facciamo compagnia". 

BALOTELLI - "Io e Balotelli bad boys? Io non mi riconosco proprio in questa definizione. Balotelli non l'ho mai frequentato, non lo conosco proprio, zero. E non mi pare che esista qualche somiglianza. Quindi non ho niente da commentare, da dire, non saprei come fare".


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Domenica 15 dicembre