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Icardi: "Sapevo dell'addio di Mancini. Branca mi rivoleva alla Samp, io..."

di Fabrizio Longo
Fonte: dall'inviato Fabrizio Longo

Mauro Icardi ha presentato la sua prima autobiografia "Sempre avanti" questo pomeriggio a Milano presso la Libreria Rizzoli in Galleria Vittorio Emanuele. "Sempre avanti" è l'opera in cui racconta la sua vita e la trafila, dal biglietto di sola andata Argentina/Spagna fino alla fascia da capitano dell'Inter. FcInterNews.it era presente alla presentazione del libro, da dove l'argentino ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:

SUI GOL CONTRO LA JUVE - "Non succede niente di speciale quando gioco contro di loro. Ovviamente sono contento di segnare ai bianconeri perché la Juventus è la squadra da battere. Far gol con la maglia dell'Inter nel derby d'Italia è bellissimo, il primo gol con la maglia dell'Inter l'ho fatto contro di loro: è stata un'emozione unica". 

SUL TITOLO DEL LIBRO - "Il titolo, 'Sempre avanti', era il motto di mio padre. Abbiamo optato per questo titolo con Wanda. Lui ha fatto tanti sacrifici e ha sempre guardato in avanti, oltre ai risultati. Voleva che io scrivessi un libro, l'ho fatto anche per lui. È vero che 23 anni sono pochi per scrivere un libro. Sono felice che chi lo leggerà potrà conoscermi anche al di fuori del terreno di gioco, per conoscere la mia parte umana. Volevo raccontare la mia storia e qualche aneddoto. Non è vero che penso sempre ai soldi e alle macchine: sono una persona umile, sono cresciuto in un quartiere povero e 'sono andato avanti' grazie alla mia famiglia e ai miei genitori che hanno sempre cercato il meglio per me e per i miei fratelli. È vero, oggi sono contento di avere questa vita, le macchine e il lavoro che mi piace, ma me lo sono guadagnato coi sacrifici. I soldi non mi hanno dato alla testa; il mondo del calcio è piccolo, non tutti diventano calciatori. Io comunque mi ritengo maturo, ho una famiglia, ho dei bambini, sto a casa, andiamo a scuola. Faccio ciò che fanno le persone normali, per questo dico che i soldi non mi hanno cambiato la vita".

SULLA NAZIONALE ITALIANA - "Quando ero alla Sampdoria mi arrivò la proposta di giocare nell'Under 21 dell'Italia. Ho avuto qualche incontro con i dirigenti della Samp e ne ho parlato. Abitavo con mio padre, decidemmo di dire no all'Italia, mi sento argentino. Nel 2013 è arrivata la prima convocazione con l'Albiceleste. Adesso non rientro tra i convocati, ma abbiamo gli attaccanti più forti al mondo. Ho 23 anni e il tempo per giocare con l'Argentina".

SUI RUMORS CON WANDA - "In Argentina anche Wanda è famosa, la nostra storia ha fatto rumore. Noi condividiamo tutto con tutti, era una cosa bella da condividere e l'abbiamo fatto. Si è parlato troppo di noi e non di calcio".

SULLA PARENTESI AL BARCELLONA - "Alla Masìa (sede del vivaio dei blaugrana, ndr) ho imparato tanto del calcio, ma anche dal punto di vista umano. Al Barcellona non conta solo giocare bene e fare gol: conta la scuola, le abitudini di una persona. La parentesi al Barcellona è stata molto importante per la mia vita. Avevo tanti amici che mi chiedevano di andare in discoteca, una volta scappai dal ritiro di notte e ci andai". 

SULL'INCONTRO CON MESSI - "Incontrai Messi fuori dal Camp Nou dopo un suo allenamento, bussai al finestrino della sua auto e gli dissi che ero il ragazzino a cui mandò la foto quando ero alle Canarie per convincermi ad andare al Barcellona. Incontrarlo fu molto emozionante". 

LA LITE CON BRANCA - "Nel 2013 o 2014, non ricordo, avevo la pubalgia e feci delle cure specifiche senza dirlo all'Inter, per guarire. Non potevo allenarmi col gruppo. Branca aveva deciso di mandarmi alla Samp, ne parlai con lui e gli dissi che volevo restare a Milano". 

SUL MERCATO ESTIVO E LA VOGLIA DI RESTARE ALL'INTER - "Quando Wanda mi diceva che c'erano interessi da parte di altre squadre rispondevo sempre che dovevamo sistemare la situazione con l'Inter perché volevo restare a Milano. Le dicevo di parlare con chiunque volesse, ma io volevo restare in nerazzurro. E non sto dicendo questo perché ho firmato il rinnovo, ma perché è la verità. La prova sono i messaggi che ci mandavamo quando ero in ritiro. Io voglio restare all'Inter".

SULLA SCELTA DELL'INTER ALLA PLAYSTATION - "Quando giocavo alla PlayStation sceglievo sempre l'Inter. La sceglievo quando davanti c'erano ibrahimovic e Adriano. Conoscevo ovviamente anche Zanetti e gli altri argentini".

MANCINI MI DISSE CHE SAREBBE ANDATO VIA - "Ad agosto parlai con lui e mi disse che la storia tra lui e l'Inter era finita. Ero l'unico a saperlo. Quando è andato via ci siamo sentiti al telefono e ci siamo salutati. Noi calciatori siamo abituati a queste cose". 

SULL'OBIETTIVO STAGIONALE - "L'obiettivo della società è tornare in Champions. L'anno scorso eravamo partiti bene, ma alla fine siamo arrivati comunque in Europa League, che è importante per noi". 

SU HIGUAIN E DYBALA - "Sono due giocatori fantastici, ma non provo invidia. Conosco bene Dybala, un po' meno Higuain. Sono contento per il loro momento".

SU GABIGOL - "Deve lavorare tanto perché giocare in Italia è diverso dal giocare in Brasile. Ha dimostrato di avere le qualità per fare bene. Quando si abituerà farà grandi cose".

PROMESSA AI TIFOSI - "Non prometto il numero di gol, ma vi garantisco che la squadra ci tiene a fare bene e a tornare in Champions. Abbiamo i giocatori giusti per farlo. La società ha fatto grandi investimenti".

 


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