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Icardi: ''Voglio vincere con l'Inter. Mancini? È diverso da Mazzarri. I simulatori...''

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere della Sera

"Tutti gli anni si dice che devo andare via, è sempre la stessa storia. La società ha fatto un gran lavoro portando qui buoni giocatori. All’inizio vincevamo 1-0 ma eravamo lì, poi a gennaio abbiamo avuto un calo, ma la squadra cresce. E poi dove volete che vada? Sono contento di stare qua, di fare il capitano, l’attaccante, segnare. Certo voglio vincere, ma voglio farlo qui come hanno fatto tanti prima di me". Parole nette e senza ombre quelle di Mauro Icardi, intervistato in esclusiva dal Corriere della Sera.

Cosa chiede all’Inter della prossima stagione?
"Spero che l’anno prossimo la squadra sarà ancora più competitiva. L’obiettivo dell’Inter non può mai essere parziale, solo il massimo: vincere lo scudetto e tornare in Champions. E io voglio vincere qui, il prima possibile".

Mancini e Mazzarri, differenze?
"Mancini non urla mai. È un allenatore ma vede la quotidianità con gli occhi del giocatore: non ha dimenticato quel che è stato. Ti capisce. Mazzarri aveva atteggiamenti più da allenatore classico e si arrabbiava di più".

A 22 anni è capitano dell’Inter. Come fa quando deve riprendere giocatori che hanno 10 anni più di lei?​
"Sono andato via di casa a 13 anni e stavo da solo a Barcellona. Ho sempre scelto di accompagnarmi ai più grandi. Tutto questo mi ha fatto maturare. Questa Inter è un gruppo di bravi ragazzi, non ho bisogno di fare il cattivo. Non ho mai sopportato i compagni che in campo urlano, mi innervosiscono e basta. Ha più efficacia una parola detta bene e con calma. Così faccio, ti prendo da parte e ti parlo. E poi conta quello che fai e sei. Gli altri ti guardano, l’esempio vale più delle parole".

Alla sua età, è già sposato con Wanda, cresce i suoi tre figli e ne ha un altro con lei. Non pensa di aver fatto tutto un po’ troppo presto?
"Wanda mi ha cambiato la vita. È una delle donne più note d’Argentina, ma mi aiuta a fare il padre e il calciatore, a stare più concentrato sulla mia carriera. Da ragazzo ho fatto tutto quel che volevo, mi sono divertito e tolto tutti gli sfizi quando stavo a Barcellona. Poi ho deciso di cambiare modo di vivere, ho conosciuto lei e tutto è stato diverso. Mi piace la vita in famiglia, sono più sereno, mi rende più forte in campo".

Non era partito benissimo, poi ha iniziato a fare gol. Si è dato un obiettivo?
"I gol li ho sempre fatti, sono un attaccante. Venti gol? Quest’anno sono già 14 e ho avuto un infortunio all’inizio che mi ha condizionato. L’anno passato ne ho segnati 22, la porta la prendo insomma".

Gli attaccanti tendono a buttarsi, lei non hai mai preso un cartellino per simulazione.
"A volte mi tirano la maglia, non cado e non mi danno il rigore anche se c’è. In questo non aiuto l’arbitro, non lo traggo in inganno ma non gli faccio nemmeno vedere il fallo. Non mi piace cascare per provare a prendere qualcosa. Contro di noi Belotti del Torino è stato furbo: ha realizzato che il pallone gli era sfuggito, ma ha notato l’incrocio di Nagatomo e si è buttato. Io quella cosa lì non la so fare".

 

 


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