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Il disegno dell'immediatezza e la sana follia del Derby d'Italia: otto gol e... un equilibrio inesistente

di Niccolò Anfosso

In gare come il derby d'Italia il momento è sempre adesso. Una serata di fine febbraio brulicante di sentori d’entusiasmo. Di tensione, di paure, di attimi da cogliere senza indugio. L'attesa è predicato di azione e reazione. Passano pochi secondi e Conceicao, con un controllo a seguire, accende l'entusiasmo bianconero. Su entrambi i lati l'accensione è attiva, perché l'avvio nerazzurro è l'indirizzo di una battaglia pronta a giocarsi ad armi pari. Inter e Juve son lì, l'una di fronte all'altra, che si lasciano trasportare dalle emozioni. Serve unire anche la razionalità in quel fascino stravagante e un po’ bizzarro dell’istante del cammino. Sembra di (ri)nascere nel presente. Ciascuno è assorto nei suoi pensieri. Ci vuole coraggio per starsene soli come se gli altri non ci fossero, e pensare soltanto alle tue azioni. Quando il Biscione aggredisce la porta, beh, la difesa bianconera controlla. La truppa di Inzaghi si muove con dinamismo verso la porta avversaria, aggiungendo il vettore dell'imprevedibilità, costruendo le tracce sui lati.

IL DISEGNO DELL'IMMEDIATEZZA. Il rido del rimpianto è intenso. Ma la rinascita è a ogni azione perché i gol sono tantissimi. Parte fortissimo il Biscione: il rigore di Zielinski porta avanti i nerazzurri. Ma la reazione a tinte bianconere è immediata. La truppa di Motta orchestra le esecuzioni con personalità e attenzione. Una manovra tutta fresca e rinnovata: Cabal sventaglia per McKennie, le imperfezioni strutturali nel posizionamento nerazzurro conducono al pareggio firmato da Vlahovic. Una rete che è come il cielo al culmine d'un sontuoso temporale. Basta pochissimo per cambiare il volto alla partita e l'automatismo del sorpasso arriva con l'assist di Conceicao: imbucata orizzontale per Weah, che deposita nel sacco a porta sguarnita. La partita è un continuo superamento di se stessa, una sorta di disegno dell’immediatezza, l'ardore di un' inclinazione soggettiva ma allo stesso tempo collettiva. La qualità sopraffina ci fa sempre contemplare la bellezza del pallone. Mkhytarian si accende, uno-due e incursione mancina che finisce all'angolino, trafiggendo la resistenza di Di Gregorio. Il disegno dell'immediatezza non si ferma perché arriva il secondo rigore del primo tempo: freddo, glaciale, Zielinski; nell'esecuzione del tris.

RITMI ALTI, LE IMPERFEZIONI COSTRUISCONO OCCASIONI E... FOLLIE. Weah va a centimetri dal tre a tre. E il secondo tempo è carico di emozioni. Sin da subito entrambi gli assetti attaccano senza sosta. Conceicao prova a far ammattire la retroguardia interista, ma è Dumfries a lisciare il poker proprio quando il momento era davvero favorevole al Biscione. Non ci si può distrarre nemmeno per un attimo nella serata di San Siro che, tra una ripartenza arcuata e un'aggressione alta, i brividi sono uno dietro l'altro. Il poker viene timbrato da Dumfries, dopo un altro corner calciato alla grande da Zielinski. Il diagonale attraversa una selva di gambe, la traiettoria è lenta ma docile e soprattutto bacia la rete. Il pokerissimo si avvicina, ma la frazione di secondo è rilevante ed ecco che Yildiz la riapre con un diagonale incrociato che finisce nell'angolo opposto. Gara pazzesca in termini di gol ed emozioni. Suonano la carica i due tecnici. Succede di tutto e forse anche di più. Conceicao continua a macinare gioco e pericolosità offensive. Yildiz indovina il clamoroso pareggio. E' proprio vero, che sembra di rinascere nel presente. Non è la playstation, è stata Inter-Juve. 4-4, quante emozioni!


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