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Il manuale della capolista: il pregio dell'adattamento e la qualità al centro di tutto

di Niccolò Anfosso

Quando si torna a San Siro è sempre come se fosse la prima volta. La grande atmosfera è principio ontologico, le gambe tremano. E può anche capitare, talora, che qualche imperfezione tecnica nell'efficacia verticale delle scelte decisionali conduca il Frosinone verso il fronte delle incertezze. La truppa di Di Francesco gioca con coraggio, certificato dal baricentro avanzato. I nerazzurri pressano alto e sin dai primi 2' di gioco fanno capire alla truppa ciociara le proprie intenzioni. L'obiettivo primario è quello, su entrambi i lati, di una costruzione pulita. Riprendere il filo del discorso e proiettarsi in avanti a caccia di una possibile situazione insidiosa. Il Biscione ci prova, il filtro della manovra ciociara è incisivo nei primi minuti. Sembrerebbe mancare il grande e consueto spolvero nella gestione del giro palla. Qualche incertezza valutativa, ma quando l'Inter si trova il campo libero, ecco che le frequenze iniziano a squillare.

VIVACITÀ TECNICA, TUTTI IN MOVIMENTO. La sostanza è una ripartenza continua. C'è la mano di Di Francesco nella lettura e nell'organizzazione completa dell'assetto ciociaro. L'Inter attacca con maestria, fraseggiando nello stretto e costruendo occasioni a raffica. Dimarco per Barella, Lautaro si coordina a modo suo: nel suo cilindro di competenza sgancia una botta terrificante a velocità sostenuta, Turati compie un vero e proprio miracolo. Le forze aumentano ogni minuto che passa ma la volontà resta ancora in bilico. I varchi si aprono e le possibilità di colpire possono trovare la realizzazione vincente. Così la gestione è continua: Barella e Calhanoglu lavorano il possesso, le triangolazioni esterne con gli inserimenti delle mezzali spezzano la linea di pressione del Frosinone. Reinier insidia Darmian, autore di una chiusura perfetta: probabilmente salvando il gol degli ospiti. Con rapidità il Frosinone capisce i pericoli, rientrando con grande velocità. Il contenimento è difficile, ma l'atteggiamento è quello giusto. Vivacità tecnica, tutte le pedine sono in movimento. Dimarco la sblocca da casa sua: una pennellata ideale, pensata da un genio dal piede mancino. Sommer non ci crede, San Siro è in visibilio. Illuminante arcobaleno.

LA CONSISTENZA RICERCATA. Lo spirito agonistico è in continuo (e perenne) movimento. Le carte si mischiano quando Calhanoglu è freddo dal dischetto. I nerazzurri si sciolgono, lo stadio s'accende e l'entusiasmo è pennellato con grande qualità. Freddo, glaciale, perfetto nella concretizzazione. Ancora una volta il turco, la chiave del possesso nerazzurro. La chiave del vantaggio è un accomodamento alla rincorsa, ogni palla diventa pericolosa quando la verticalizzazione diviene realtà. Pressione alta, elevatissima, quando l'universo all'orizzonte è limpido. La tecnica è la chiave del successo. Thuram sale in cattedra. Gli spazi sono da divorare e l'Inter è sempre pronta ad approfittare di ogni piccola incertezza. L'altalena emotiva è anche emozionale. Il binario della gestione, questo sconosciuto. Perché i ritmi giustamente sono sempre alti, certificazione di agonismo, aggressività e duelli in ogni zona del campo. Il Frosinone non molla affatto: Cheddira sgancia il diagonale sul palo. Sommer viene impegnato, ma l'Inter conduce il successo al traguardo.


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