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Il momento di Ranocchia: tocca a lui ora meritarsi un'eredità pesante

di Fabio Costantino

Stiramento al quadricipite, questo il responso dei controlli medici ai quali ieri Walter Samuel si è sottoposto. Un problema muscolare che rischia seriamente di costringere ai box il difensore argentino anche nel match d’andata degli ottavi di Champions League a Marsiglia, non solo per le sfide interne contro Novara e Bologna (anche se permane l'ottimismo). Una pessima notizia che si allega perfettamente allo 0-4 rimediato dall’Inter all’Olimpico e che amplifica le difficoltà di una difesa che viene da 8 reti subite in due partite. Solo due di queste, va sottolineato, hanno visto Samuel ‘protagonista’ in campo, dato che conferma il danno tecnico, agonistico e di leadership che Ranieri subisce con l’infortunio di The Wall.

Inevitabile, dunque, che il testimone passi nelle mani (o meglio, nei piedi) di Andrea Ranocchia, uno dei più tartassati dalla critica dopo la partita interna pareggiata contro il Palermo mercoledì scorso. Il difensore di Bastia Umbra è stato indicato tra i principali colpevoli del poker rosanero, vittima di uno scatenato e irrefrenabile Miccoli che di certo ne ha esaltato i limiti sul piano della velocità. Critiche anche eccessive, considerando il terreno ghiacciato che ovviamente crea maggiori difficoltà a calciatori di una certa stazza come Ranocchia. Con Samuel fuori, sarà l’ex Bari, investimento di Moratti nel gennaio scorso e nazionale azzurro, dimostrare di essere pronto e di non aver patito le tante, troppe panchine a cui Ranieri lo ha costretto. La coppia Lucio-Samuel, prima dell’Olimpico, dava troppe garanzie all’allenatore per separarla e se l’argentino fosse stato al 100% Ranocchia non avrebbe giocato contro il Palermo, evitando così le frecciate di gran parte della tifoseria.

Per lui è il momento del riscatto e i compagni dovranno aiutarlo, soprattutto Lucio che per tendenza personale lo lascia troppo solo nell’uno contro uno. È un problema di reparto, non di singoli. Ranieri è stato chiaro sulla questione dei troppi gol subiti, se l’Inter non fa reparto è scontato che anche i singoli patiscano magre figure, come accaduto a Ranocchia ma anche ai colleghi. L’equilibrio che l’allenatore testaccino spera di ritrovare già domenica passa dunque anche dal ritorno del centrale italiano, strafavorito su Cordoba per la sostituzione di Samuel. Proprio Ranocchia, poi, merita di essere difeso (come Zanetti ha fatto, nei confronti di un tifoso, al termine del match di 8 giorni fa), perché oltre a essere un investimento economico del club, evento rarissimo di questi tempi, è anche uno dei simboli del futuro nerazzurro.

Sarà lui a ereditare il ruolo di Lucio (o Samuel, dipende da chi abdicherà prima) e a dirigere per i prossimi 8-9 anni la retroguardia nerazzurra. Se è vero che il reparto va svecchiato, è scontato dare fiducia a un ragazzo che nei giorni scorsi è stato premiato al Gran Galà del calcio italiano quale miglior centrale del campionato, alla pari di Nesta e in coppia con Thiago Silva. Se gli appassionati si fidano delle sue capacità, un motivo deve pur esserci e il tifoso interista non deve dimenticarlo. L’ingaggio di Juan Jesus è in perfetta sintonia con la volontà della società di proporre una coppia di centrali giovane nei prossimi anni e dei due sarà proprio il difensore umbro quello più esperto. Nonostante le panchine recenti, dunque, Ranocchia resta un punto fermo dell’Inter, non più una scommessa. Adesso avrà l’opportunità di ricordarlo a chi, per un motivo o un altro, lo ha dimenticato.


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