Il paradosso di Zlatan: prigioniero di uno stipendio troppo ricco
Probabilmente Zlatan Ibrahimovic non avrebbe mai pensato di trovarsi in questa situazione lo scorso anno, quando ha posto la firma sul ricchissimo prolungamento del contratto (12 milioni a stagione fino al 2013). Una firma che in quel momento lo ha reso re incontrastato tra i calciatori alla voce stipendio (titolo sotto controllo tutt’oggi), ma che oggi si sta ritorcendo contro la sua voglia di giocare altrove, precisamente a Barcellona. Ibra prigioniero del proprio contratto, dunque, ma non nel senso classico dell’espressione, solitamente utilizzata per quei calciatori che vorrebbero essere ceduti ma non riescono a convincere la propria società a farlo. Da parte di Moratti la disponibilità ci sarebbe, ma solo di fronte a un’offerta economica sostanziosa. Poi, però, il problema è un altro, guarda caso l'aspetto che terrorizza chi vorrebbe anche solo accarezzare il sogno di vestirlo con i propri colori: lo stipendio.
Si tratta di una sorta di paradosso, la ricchezza gli impedisce di essere felice, anche perché lui non sembra particolarmente interessato a rinunciare a un centesimo di quanto percepisce. Lo svedese si trova quindi combattuto tra due poli opposti: la ricerca della felicità (al Barcellona) e la “necessità” di non ridursi lo stipendio. L’una esclude l’altra, a quanto pare, dal momento che Laporta non ha la minima intenzione di pagare tanto un suo dipendente, visto che il prossimo Pallone d’Oro, Lionel Messi, si ferma a 7,5 milioni a stagione senza risentirne minimamente. La realtà di oggi prevede che Ibrahimovic sappia già dove giocherà la prossima stagione, senza però volerlo rivelare. E ne è, tra l’altro, contento. Delle due, dunque, una sola: o l’attaccante ha trovato un grosso club che gli paga lo stipendio che finora gli ha versato Moratti. Oppure si è convinto che Milano e l’Inter, dopotutto, non sono così male. Nella seconda ipotesi, probabilmente, lo svedese non si sentirebbe così prigioniero del suo assegno mensile…