Il prescelto: perché Leo può essere il primo tassello della nuova Inter
“Quei sei mesi passati all’Inter hanno avuto un grande significato per me”. Sono stati solo sei mesi, un’inezia rispetto ai tanti anni trascorsi sulla sponda opposta del Naviglio da giocatore, dirigente e allenatore, ma l’impatto di Leonardo con l’Inter è stato di quelli che hanno lasciato il segno. Arrivato quasi in sordina dopo l’allontanamento di Rafael Benitez nei giorni delle festività natalizie del 2010, Leonardo in sei mesi riuscì a ricostruire una squadra che sembrava travolta dal passaggio mai ben digerito dello spagnolo oggi al Napoli, portandolo ad un soffio dall’impresa del sesto scudetto consecutivo, sfumata in quel derby maledetto di inizio aprile. Poi, l’addio a giugno, quasi un fulmine a ciel sereno, e l’inizio di un’annata davvero tribolata.
Tre anni dopo, però, ecco che la sua ombra torna a stagliarsi all’orizzonte nerazzurro. Gli indizi, del resto, già cominciavano a circolare nelle scorse settimane, quelle più calde in merito all’avvento in orbita nerazzurra di Erick Thohir, il tycoon pronto a diventare il nuovo proprietario del pacchetto di maggioranza dell’Inter: Thohir che prima di ogni cosa vorrebbe nella sua Inter gente di grande nome e di grande esperienza calcistica. E allora, ecco ritornare in auge il nome del brasiliano, anche in virtù delle difficoltà a livello ambientale nelle quali era immerso al Paris Saint-Germain, culminate con quell’alterco con l’arbitro Castro che gli è costato 14 mesi di sospensione. Poi, frenate e smentite, prima da Thohir in persona, poi per bocca dello stesso presidente Moratti, fino al diretto interessato che ha ribadito che per il momento con l’Inter ha mantenuto sin qui i contatti tradizionali. Fino a quella frase di ieri, quel “Con l’Inter ho lasciato le cose a metà, come col Psg”, che di colpo apre nuove prospettive.
Parole di apertura, magari non esagerata, ma pur sempre significative: si sa che tra Leonardo e Massimo Moratti intercorre una stima infinita, nonostante il divorzio doloroso di quel giugno 2011. Ma proprio perché Leonardo non è persona abituata a lasciare le cose a metà, ecco che allora queste dichiarazioni assumono un valore non differente: l’uomo di riferimento della nuova Inter made in Indonesia può davvero essere lui, che anela il ritorno in Italia e che all’Inter troverebbe sicuramente l’ambiente ideale per riproporsi nel nostro palcoscenico. Oltretutto, è uno che vanta, oltre alla grande esperienza nel nostro Paese, anche un ottimo legame con alcuni dei veterani della squadra che ne vedrebbero con favore l’ingresso in dirigenza. E ha già lavorato al cospetto di grandi proprietà straniere, con tutte le peculiarità che ciò comporta.
Certo, l’eventuale arrivo di Leo presenta anche degli ostacoli: ad esempio, Erick Thohir, che nei giorni scorsi ha negato contatti con lui, non lo conoscerà forse bene, ma questo discorso può essere facilmente aggirato grazie alla sponsorizzazione d’eccezione di Massimo Moratti, che può spendere il nome di Leonardo come ‘collante’ tra il presente e il futuro della società nerazzurra. Casomai, c’è da capire come, nelle vesti di uomo mercato nerazzurro, Leo possa agire con una disponibilità economica che, anche con l’arrivo di Thohir e dei suoi capitali, non sarà di certo quella degli sceicchi che spendono e spandono per infarcire di nomi a cinque stelle il loro Psg. Questa condizione, però, potrebbe anche stimolarlo ed esaltarne le abilità da manager.
Parole che inducono ad un timido ottimismo, quelle di Leonardo; un’apertura velata verso un coming back importante. Leonardo è uomo di qualità indubbie, tecniche e anche umane, e certamente il suo ritorno all’Inter strapperebbe alla lunga anche il consenso di quella percentuale di tifosi che ancora non ha digerito quella sua partenza improvvisa dall’Inter. Gli indizi non mancano: potrebbe essere proprio Leonardo Araujo l’uomo prescelto per rilanciare la nuova Inter.