Il puzzle delle fasce: due sicuri di rimanere, gli altri sono un rebus. I nomi e le soluzioni per l'Inter 2.0
Uno dei punti di forza della prima stagione di Antonio Conte all’Inter sono state la fasce laterali. Un altro Antonio, Candreva, si è dimostrato fin dall’esordio con il Lecce rivitalizzato dalla cura Conte, e ha sfornato assist e prestazioni solide in quantità. Dall’altro lato, Asamoah ha registrato troppi problemi fisici che ne hanno messo in discussione l’utilizzo anche per l’anno prossimo: per questo l’Inter si è cautelata con l’acquisto di Ashley Young, entrato nella top11 di Russia 2018 nel ruolo di terzino sinistro e diventato subito titolare nell’undici interista. A destra, vista la debacle di Lazaro nei primi sei mesi a Milano, un altro scudiero di Conte si è aggiunto al gruppo: Moses ha dimostrato di avere ancora gamba e spunti interessanti per poter recitare un ruolo da comprimario almeno nelle prossime stagioni. Il futuro di Biraghi è incerto, visto che si lega a doppio filo con quello di Dalbert: i due giocatori saranno riscattati? Il suo sinistro ha fornito diversi assist durante la stagione, ma il suo approccio un po’ remissivo a sfruttare le situazioni di uno contro uno - fondamentali nel calcio di Conte - ne hanno ridimensionato l’apporto. Quali sono le idee per migliorare l’apporto sulle fasce?
I CONFERMATI - Candreva e Young sono il punto di partenza da cui Conte incomincerà la ristrutturazione del reparto. Quando il campionato ripartirà saranno loro i titolari, i giocatori più esperti in grado di aiutare la squadra a sviluppare la manovra. Conte è stato chiaro: “il quinto di centrocampo è un ruolo codificato, chiedo di fare cose semplici”. È per questo che Young si è inserito subito nei meccanismi ed è proprio grazie a questi input semplici e diretti che Candreva, dopo l’apatia dell’ultima stagione con Spalletti, si è scoperto fondamentale. Candreva può esaltare la sua capacità di ricevere in corsa con il controllo orientato e di cambio campo (fondamentale in cui è dietro solo a Brozovic e De Vrij come tentativi a partita) mentre Young sfrutta il suo bagaglio da ala offensiva ai tempi di Aston Villa e del primo Manchester United di Ferguson per incunearsi nella trequarti avversaria e creare scompiglio. Il gol con la Lazio (o l’assist contro il Cagliari per il Toro, al suo esordio) sono due estratti di cosa può fare l’esterno inglese, nonostante sia nell’ultima fase della sua carriera. Conte ripartirà da lì.
LE AGGIUNTE - Come detto, non sappiamo quale sarà il futuro di Biraghi e Moses. E se il primo è legato al destino di un altro giocatore, su Moses potrebbe essere fatta una valutazione di convenienza: qualora non venisse individuato un profilo su cui investire una cifra importante, ha senso provare un altro esperimento “alla Lazaro” piuttosto che un usato sicuro relativamente low cost? Moses ha giocato il suo calcio migliore con Conte ed è stato uno dei fattori per la vittoria finale della Premier League al primo anno del tecnico salentino in Inghilterra. Del resto, Lazaro non ha avuto la possibilità di mettere minuti ed esperienza nelle gambe con il Newcastle quindi non ci sono parametri per valutare la sua crescita. Ma la duttilità che non ha saputo mostrare quando Conte gli ha chiesto di cambiare fascia può essere un aspetto decisivo per una sua eventuale esclusione dai progetti tattici di Conte, nonostante l’importante investimento che è stato fatto su di lui nemmeno un anno fa.
I NOMI - Il nome che si fa con più insistenza da ormai un paio d’anni è quello di Federico Chiesa, che sembra definitivamente pronto a lasciare la Fiorentina. Il giovane esterno ha avuto un percorso altalenante in cui non è mai riuscito a diventare un fattore decisivo. Alle qualità fisiche e tecniche indiscusse abbina una propensione alla soluzione individuale e a tiri dalla bassa percentuale. Nell’ultimo periodo alla Viola era stato schierato come seconda punta e le sue prestazioni in termini di gol avevano avuto un’impennata: Chiesa è alla svolta decisiva della sua carriera per capire che tipo di giocatore può essere. L’Inter ha la capacità economica e di tempo di investire su un progetto del genere?
Qualora la risposta dovesse essere un no deciso, ci sono altri giocatori in grado di poter dare un contributo immediato alla causa contiana. Ovviamente il sogno è Marcos Alonso, un altro ex Viola plasmato da Conte nel suo prototipo di esterno: corsa, classe e gol per un giocatore che il Chelsea valuta quaranta milioni. Tanti, se si pensa alle altre zone di campo in cui l’Inter è chiamata a investire quando il mercato riaprirà: per questo si pensa a Emerson Palmieri, sgrezzato da Spalletti alla Roma e diventato un solido elemento di rotazione anche nell’Italia di Mancini. La suggestione, visto il mancato apporto della Champions per il Manchester City, si chiama Joao Cancelo: sei mesi stellari all’Inter hanno lanciato la sua carriera, che sia il posto giusto per ritrovare se stesso?
Sicuramente tutto verrà deciso dal macro sistema del mercato: non si sa ancora quanto sarà il budget che le squadre avranno a disposizione e nemmeno quali grosse uscite (vedi il triplice prestito di Icardi, Perisic e J.Mario o l’affaire Lautaro) condizioneranno le priorità dell’Inter. Quel che è certo è che a Milano continua la ricerca di esterni affidabili e di lungo corso: la ricerca continua.