Il ribaltamento supplementare nell'incredulità di San Siro: Zirkzee, due colpi da fuoriclasse
L’elettricità del Bologna un aspetto tanto noto ai cuori nerazzurri, ripensando a quanto sta compiendo la truppa di Motta in campionato. I nerazzurri partono con grinta ed entusiasmo, provando a mettere subito in chiaro ogni intenzione. I nerazzurri attaccano la porta con l’imperativo dell’attenzione, sfruttando l’apertura degli spazi sugli esterni e le progressioni di una manovra sempre verticale. Guardare in avanti è il principio ontologico per pungere subito e i felsinei s'aggrappano alle parate di Ravaglia per restare sullo 0-0. San Siro spinge e si fa sentire perché ogni partita è importante. I rossoblu cercano di contrastare il predominio nerazzurro facendo salire il livello qualitativo nel traffico. Il condizionamento di lunghe manovre è ben posizionato, il livello tecnico è elevato su entrambi i lati e le squadre tengono le giuste distanze pur senza farsi male al termine dei primi 45'.
SPAZI E QUALITÀ: BINOMIO SUI DUE BINARI. Eravamo rimasti all'Olimpico con il racconto che sta diventando un mantra. I numeri dei nerazzurri sono notevoli ma un altro aspetto va evidenziato: il saper colpire nel momento giusto, aspettando con pazienza le cattive mosse degli avversari. Imprevisti e imprevedibili, pronti a scaldare una gelida serata di dicembre sotto Natale. Il momento d’intersezione è un luogo della sacralità avanzata. Tutto ha un peso. Prima ci sono le tentazioni, quelle restano sempre: il gol è la chiave del loro successo. E lo sarà per sempre. La fame della ripartenza e della capacità di certificare l'allungo nel migliore dei modi. Nel manuale bipartito onde elettriche in tensione e baricentro come misura di pedine scatenate in avanti. La consapevolezza interista è pura passione, furiosa manifestazione della natura. Inter e Bologna non conoscono il significato della terra di mezzo e quando Arnautovic raccoglie la sfera, se la sposta con la suola, e conclude verso la porta di Ravaglia, ecco che c'era aria da gol dell'ex. Un'aria durata decisamente troppo poco, vista l'imprecisione nella conclusione.
IL RIBALTAMENTO SUPPLEMENTARE. Per divorarsi briciolo di prato verde serve la consapevolezza dei propri mezzi. Quella che l'Inter di Inzaghi ha da sempre, una sorta di roiezione che è arte quando si collegano le traiettorie dei passaggi. Multiformi. Fino a spingersi oltre alla loro natura personale. L'assetto ha un ordine di verità tutto suo e la soggettività la coglie all’esterno, entrando in contatto con le esperienze contingenti. Serve l'acuto del Toro Lautaro Martinez, che dal dischetto fallisce, aprendo il piatto e facendosi ipnotizzare da Ravaglia. L'imprevisto diversifica le forme della natura: così Arnautovic si scatena per spingere tantissimo con il destro potente e deviato che per poco non arriva alla meta tanto desiderata. Piacere e necessità nascono quando l’individuo, deluso dalla sua ricerca estetica, si getta alla massima aspirazione di ritrovamento di sé stesso. La chance sprecata da Lautaro dagli undici metri è un'occasione persa, la recriminazione per non aver colto il momento opportuno per colpire. L'Inter accumula corner con conclusioni a ripetizione, senza trovare la via maestra. Servono i supplementari per far cadere il fortino felsineo: Dimarco pennella e Carlos Augusto schiaccia per il primo timbro in nerazzurro.
L'esultanza rabbiosa è indicativa: "Mi sono tolto un peso". Nulla è già scritto perché Zirkzee s'inventa un tacco volante per la stoccata vincente di Beukema. Lo stesso centravanti s'adopera per un controllo pazzesco: suggerimento per Ndoye che beffa Audero con un tocco sotto dopo un apparente primo controllo fallito. Il ribaltamento nei supplementari, uno shock nerazzurro. Un incredibile ribaltamento supplementare: l'Inter è fuori dalla Coppa Italia.