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Imbarazzo senza fine: persino il Bologna banchetta a San Siro

di Fabio Costantino
Fonte: dall'inviato a San Siro Fabio Costantino

Non viene voglia neanche di dire ‘c’era da aspettarselo’, perché nonostante l’evidenza la sfida contro il Bologna veniva considerata da tutto l’ambiente nerazzurro come l’occasione per riscattare il fragoroso scivolone con il Novara. Invece no, la crisi più nera da 7-8 anni a questa parte non accenna a terminare e le sberle (tre, nella fattispecie) fanno sempre più male. Stavolta a banchettare sul terreno di San Siro, ormai terra di conquista per chiunque (ah, lontano ricordo il fortino inaccessibile…), è la squadra di Pioli che limitandosi all’indispensabile porta a casa 3 punti insperati e legittimi, per un semplice motivo: sono una squadra.

SOLITO ESPERIMENTO - Per l’ennesima volta Ranieri cambia modulo e stavolta propone un 4-2-3-1 con Faraoni e Forlan larghi. Nessuna sorpresa per Pioli, che insiste sul collaudato 3-4-2-1 e affida a Di Vaio le aspirazioni offensive dei suoi, pensando innanzitutto a difendere per poi ripartire. Il copione del match viene rispettato sin dall’inizio: Inter che fa la partita ma non punge, Bologna che si copre e talvolta mette il naso nell’altra metà campo. Naturalmente, nel grigiore generale non mancano tre nitide palle gol per i padroni di casa, che due volte di testa con Maicon e successivamente con Forlan illudono la tifoseria locale, facendole credere che qualcosa di buono prima o poi sarebbe accaduto.

DIFESA SENZA DIFESA - Qualcosa in effetti accade, ma non è affatto buono. Tra il 36’ e il 38’ ecco il solito black-out difensivo: prima Lucio va a vuoto e innesca l’azione che manda Di Vaio in gol con una facilità disarmante (Nagatomo e Ranocchia spediti al bar a prendere un cappuccino). Il raddoppio è ancora più semplice: assist di petto di Ranocchia (erroraccio) per il bomber felsineo e tocco agevole verso la rete nerazzurra. In altre parole, due reti tipiche da allenamento: peccato che si tratti di campionato e che la retroguardia fosse chiamata a una prova convincente.

GRIGIORE GENERALE - Primi 45 minuti da schiaffi, insomma. Le occasioni create non giustificano, anzi amplificano le responsabilità di una squadra incapace di trovare la porta e fin troppo accondiscendente contro qualsiasi avversario, di bassa, media o alta classifica che sia. Difesa da censurare, ma anche gli altri reparti meritano una nota di biasimo, perché sembrano totalmente privi di idee, senso tattico, agonismo e qualsivoglia aggettivo che ne giustifichi la presenza in campo. Male, molto male Forlan, proposto largo a sinistra ma assolutamente defilato dalla manovra e impreciso le rare volte che viene coinvolto nella stessa.

LA PAZIENZA E’ FINITA - Poco da commentare sulla ripresa, il manifesto del ‘vorrei ma non posso’ con ciliegina sulla torta la terza rete firmata Acquafresca, che amplifica l’ennesimo tonfo casalingo dell’Inter. Una rete che mette fine alla pazienza della Curva Nord, rapidissima nell’intonare i vari ‘Andate a lavorare’, ‘C’avete rotto il…’, ‘Fuori i cogl…’ e 'Vergognatevi'. Dulcis in fundo, il messaggio più chiaro: il coro che ‘chiama’ Josè Mourinho, una presa di posizione netta contro tutti. Val la pena sottolineare che anche il tris nasce da una dormita generale della retroguardia, che neanche Perry Mason potrebbe salvare dall’ergastolo. Tristezza: è questa la parola che riassume la prestazione, anzi il momento di questa Inter. E i tifosi non se lo meritano.


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