Inter, è questione di fede. Darmian è l’eroe, Conte spezza l’incantesimo: ecco il rettilineo finale
L’Inter che ha battuto il Verona aveva un messaggio chiaro in testa, ribadito da Conte alla vigilia: i vincenti fanno la corsa su se stessi, sono gli altri a fare le tabelle. Non importa come, basta la sostanza: il pallone pesa, le facce iniziano a tirarsi per la stanchezza, ma il risultato finale non cambia. 13 vittorie casalinghe, ma soprattutto 3 punti dopo i due passaggi a salve contro Napoli e soprattutto Spezia, quando tutto è girato per il verso sbagliato. Ma l’Inter non si ferma e continua a macinare gioco, con forza e determinazione, alternando i ritmi e gestendo le energie: quando non si segna da sola, anche questa formula può bastare.
E’ presto per i proclami, ma adesso i calcoli sono semplici: due vittorie e sarà Scudetto. Un obiettivo sempre più alla portata di un gruppo saldo e sano, che esulta come un unico uomo perché è fatto di persone che lottano per un obiettivo più grande. Il Verona è stato un onesto avversario, ha provato a tirare fuori la miglior partita degli ultimi due mesi ma si è arresa di fronte a una squadra in missione, che si sente sempre più vicina a un momento atteso da undici anni. Anche senza i gol di Lautaro e Lukaku, a secco per la terza partita di fila. Serviranno anche loro, per la volata finale. Ma l’Inter è una cosa sola.
SOLIDITA’ – L’Inter sta facendo un gioco di fede: pensa prima di tutto a non prendere gol, perché sa che in qualche modo dall’altra parte i meccanismi della squadra riusciranno a centrare l’obiettivo grosso. Certo, non è il periodo più spumeggiante del calcio contiano, ma adesso c’è bisogno di altro. Lo sa lo stesso Conte, che nel primo tempo – con un’Inter accorta e che faceva girare la palla con pazienza – chiedeva di essere più intraprendenti, di cercare la giocata per sbloccare il risultato. Lukaku e Lautaro hanno sparato a salve e anche Brozovic e Barella hanno sofferto molto. Eriksen ha tentato un paio di giocate di prima delle sue, ma il Verona ha retto molto bene. Tuttavia, l’Inter non si è persa d’animo e ha continuato a giocare, consapevole che il momento buono sarebbe arrivato. E così è stato.
EROI – Ci sono tanti tipi di giocatori, nel corso di una stagione. Quelli che reggono la squadra per tutta la maratona, come Lukaku, Barella o Skriniar. Quelli che fanno dentro e fuori la loro zona di comfort, e poi esistono quei calciatori che si accendono nel momento del bisogno e si trasformano in eroi inaspettati. Non succede mai per caso, perché alla base di questo exploit c’è tanto lavoro per raggiungere quel livello e – soprattutto – per convincere Antonio Conte a puntare proprio su di te. Gli ultimi due gol di Matteo Darmian, quelli che son valsi sei punti nelle ultime due gare casalinghe dell’Inter, non hanno niente di casuale.
Perché Darmian, arrivato tra mille dubbi negli ultimi giorni di mercato, si è conquistato il suo posto in squadra con coraggio e determinazione, non risparmiandosi mai. Ecco quindi che quando Conte ha rivisto comparire qualche fantasma, ha scelto lui e Sensi per ribaltare le sorti del match. Detto, fatto: come contro il Cagliari, l’avversario è stato messo alle corde da una combinazione solita, nel mondo Inter. Hakimi e Darmian hanno fatto la differenza come Conte ha insegnato loro: l’esterno destro ha spaccato in due la difesa avversaria con una progressione devastante, l’esterno sinistro ha tagliato il campo e si è fatto trovare lì, nel momento decisivo, con un controllo rapido e un destro inesorabile. Darmian ha trovato due gol che sono un macigno per l’Inter e l’ha fatto grazie alle sue qualità: abnegazione e intelligenza costante, sostanziale. Due gol che valgono il 95% dello Scudetto, parola di Conte.
PERCORSO – Il percorso dell’Inter di questi ultimi due anni è finalmente arrivato al rettilineo finale, quello in cui si deve concretizzare tutto il lavoro fatto fino a oggi. Vincere con il Verona è stato una liberazione perché si è spezzato l’incantesimo degli ultimi due pareggi, con la partita di La Spezia che sembrava maledetta. Invece l’Inter ha vinto e ha convinto come ha saputo fare all’interno del campionato. I discorsi sul bel gioco, sul fallo di Faraoni ai danni di Handanovic (che sbaglia l’uscita, ma il braccio sinistro dell’ex Inter sposta il polso del capitano) e tutto il resto stanno a zero. L’ambiente è unito, non esiste nient’altro se non le prossime due partite: 5 punti. E poi sarà grande festa.
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