Inter-Real, la differenza è in vetrina. E quel Casemiro fa rodere il fegato
Finalmente. È il caso di dirlo, sottolineando la fine della tournée americana dell’Inter. Che avrà sì fruttato qualche spicciolo per le casse nerazzurre, ma di certo non può essere definita soddisfacente dal punto di vista prettamente sportivo. I nerazzurri, con lo 0-3 incassato per mano del Real Madrid, tornano in Italia con un bilancio di tre sconfitte e un pareggio (con conseguente vittoria ai rigori). Non certo esaltante, ma al contempo difficile da giudicare considerati due aspetti essenziali: il valore e le condizioni atletiche degli avversari, in entrambi i casi superiori; la stanchezza dei giocatori di Mazzarri, reduci da una preparazione piuttosto sfiancante e ancora da smaltire. Nulla di grave, a parte la sensazione di non aver fatto luccicare l’immagine dell’Inter all’estero, ma ad oggi trattasi di una questione secondaria.
DIVARIO IMPRESSIONANTE - All'Edward Jones Dome le vere stelle, in attesa di quelle cadenti, erano tutte vestite di bianco. Impressionante, leggendo le formazioni, il divario di qualità tra le parti. Eppure la locandina recitava pur sempre Inter-Real Madrid, una delle classiche storiche del calcio europeo. I tempi sono cambiati, si pensi non tanto al risultato finale, obiettivamente crudele per quanto visto in campo, quanto piuttosto agli uomini a disposizione dei due allenatori Ancelotti e Mazzarri. Da una parte, una vetrina con capi firmati. Dall’altra una vetrina in allestimento per rinnovo locali. Vero che all’Inter mancavano giocatori come Kovacic, Samuel e Milito, ma i blancos non disponevano di gente come Isco, Xabi Alonso, Illaramendi, Benzema e Oezil. Senza considerare il prossimo arrivo di Bale, uno schiaffo alla miseria. Troppa, è innegabile, la differenza tra due delle squadre più amate oltre oceano.
SCELTA (TROPPO) CAUTELATIVA - Ad agevolare la missione del Real Madrid, oltre a una condizione atletica e un tasso qualitativo superiori, la scelta di Mazzarri di proporre un’Inter versione abbottonata. Il solo Palacio davanti, supportato da Guarin, è stato un chiaro messaggio ad Ancelotti: costringimi alla difensiva, me la gioco con le ripartenze. In stile tipicamente italiano. Ci può stare, se a ripartire sono più di due giocatori. Ma se gli unici a offendere sono i sopra citati, con i rimorchi lenti a salire, c’è poco da essere ottimisti. Con il senno di poi un Alvarez al posto di Kuzmanovic, con relativo arretramento del Guaro, avrebbe dato più brio al reparto offensivo nerazzurro, alle prese con una difesa blanca per nulla irreprensibile. Va sottolineato che le decisioni di Mazzarri, comunque, sono calibrate al millimetro: solo lui sa le condizioni dei suoi giocatori e quanta autonomia hanno. L’obiettivo, al di là del prestigio internazionale, è farsi trovare pronti già per il 18 agosto in Tim Cup.
DA RODERSI IL FEGATO - Nonostante lo 0-3, la difesa ha retto piuttosto bene. I problemi nascono come sempre a centrocampo, dove manca colui in grado di garantire un cambio di passo quando c’è da andare in contropiede. E, soprattutto, manca quel dinamismo che oggi viene offuscato dalla stanchezza post-Pinzolo, ma che francamente non è nelle corde dei giocatori scesi in campo contro il Real Madrid. Oltre al recupero di Kovacic, è fondamentale che la dirigenza regali a Mazzarri quel centrocampista infaticabile che aggredisca il portatore di palla avversario piuttosto che aspettarlo, come accaduto con Olsen, Cambiasso e Kuzmanovic davanti ai flipper madridisti. I nomi sono i soliti, l’importante è scegliere bene e rapidamente, perché in questo momento la rosa è palesemente scoperta da questo punto di vista. Pensare che Casemiro, splendido contro i nerazzurri, al Real sia quarta scelta dopo Khedira, Xabi Alonso e Illaramendi, fa rodere il fegato…