Inter, sei prima. Lukaku da Armageddon, Conte alza la mano. La parola d’ordine è solo una
Non c’erano storie: contro la Lazio l’Inter aveva un solo risultato a disposizione. Nonostante l’eliminazione in Coppa Italia, nonostante la squadra di Inzaghi fosse una delle più in forma del campionato. Il doppio stop di Milan e Juventus hanno costretto l’Inter a potersi accontentare solamente la vittoria. Con Barella, Bastoni e Brozovic diffidati, in vista del derby. Così, dopo il doppio sorpasso mancato contro Sampdoria e Udinese, nella gara più difficile l’Inter si scopre meritevole di fare quel passettino in avanti, quella mossa che non ti aspetti e che vale il primo posto.
L’Inter contro la Lazio ha giocato una partita intelligente, sacrificando il possesso palla ma guadagnando lucidità. Nelle fila nerazzurre è impossibile trovare un giocatore al di sotto del 6.5: gli undici titolari e anche i subentrati hanno risposto presente alla chiamata più importante, una settimana prima del derby. Dal muro di Skriniar alle geometrie di Brozovic, dal sacrificio di Perisic al fosforo di Eriksen, autore di un grandissimo primo tempo: l’Inter è compatta, coesa attorno al suo allenatore. Che al 3-1 esce dall’area tecnica e si fa sommergere dai suoi giocatori: a una settimana dalla partita più importante della stagione, non c’è niente di meglio da chiedere.
CALMA - Finalmente. A fine gara, lo stesso Conte ha ammesso con i denti stretti che era un momento che stavano aspettando “da un po’ di tempo”, quasi come se ci fosse una barriera mentale che impedisse all’Inter di fare quello step per scavalcare il Milan e affrancarsi di un titolo che deve essere un punto di partenza, non d’arrivo: capolista. L’Inter torna in testa alla classifica nel girone di ritorno dopo undici anni, l’ultima volta fu Triplete. Cambiano le epoche, cambiano i giocatori, ma l’ambizione è tornata ad essere la stessa: le due eliminazioni dalle Coppe hanno fatto molto rumore, adesso l’obiettivo è uno e dichiarato. Ma ci deve essere calma, perché l’Inter ha dimostrato sempre di poter giocare questo tipo di partite. Quel che mancato finora è stata la continuità di coscienza, la capacità di calarsi nella partita sempre allo stesso modo. Vincere contro la Lazio in questo modo, riemergendo nella ripresa dopo 15’ di apnea, vale un mondo.
LULA IS BACK - E’ il sessantatreesimo, l’Inter ha appena subito il gol del 2-1 e l’inizio di secondo tempo è stato complicato, con la Lazio che stava sempre di più stringendosi attorno all’area dei nerazzurri. Immobile perde un pallone al limite dell’area e l’Inter sa esattamente cosa deve fare: Lukaku è partito sulla corsa, Parolo ha un secondo di contatto e una frazione di attimo per decidere cosa fare. Troppo tardi: il treno di Big Rom è partito, non c’è nient’altro da fare che aggrapparsi e pregare. Lukaku è stato un fattore assoluto nel big match di ieri sera, una di quelle partite che sono da vincere e basta. Oltre ai due gol che hanno spaccato la gara, il belga piazza la giocata che dà il colpo del KO alla Lazio con una corsa prorompente e una decisione saggia, matura: il pallone per Lautaro è poesia in movimento, al termine di una sequenza degna di Armageddon. Un gesto armonico in mezzo alla tempesta e a Parolo non rimane che il rumore del vento. Quanto c’era bisogno di una partita così, per Big Rom: dopo alcune uscite opache, una frustata che ridà entusiasmo alla LuLa, proprio prima del derby. Un appuntamento che senza dubbio Lukaku ha segnato in rosso sul calendario, per mille e più motivi. La complicità con cui lui e Lautaro giocano insieme può essere l’arma in più di questa squadra.
INSIEME - A fine partita, si è presentato un Conte diverso dal solito. Se abbiamo imparato a conoscere la sua versione arrabbiata, in contrapposizione alla versione “del percorso” di inizio anno, le parole che il tecnico interista ha usato al termine della partita con la Lazio hanno un peso importante. Perché non si è tirato indietro nel momento di fare gli elogi a tutti i giocatori: al netto di Lukaku, Barella e Lautaro, Conte si è poi ampiamente soffermato su Christian Eriksen, un’arma in più di questo gruppo e che finalmente sembra integrato nel sistema e nelle idee della squadra. Il primo tempo del danese è stato importante, condito da giocate intelligenti (come l’azione che porta al rigore) e da ripiegamenti utili, al servizio della squadra. Senza dimenticare Ivan Perisic, che dopo tanto tribolare ha infilato una striscia di prestazioni positive: contro la Lazio, l’esterno croato non ha sbagliato nulla, marcando con competenza Lazzari senza perdersi in quisquilie.
E se ci spostiamo poco più al centro, lo stesso Brozovic - l’interruttore di questa squadra - ha alzato clamorosamente i giri del motore, mettendo lo zampino in tantissime azioni interiste. Un altro volto che può fare felice Conte è senza dubbio Milan Skriniar, contro la Lazio un vero muro: dalle sue parti non si circola, una conferma ulteriore che quest’anno lo slovacco è tornato sui livelli del primo anno - quando semplicemente era uno dei migliori difensori della Serie A. L’Inter corre, scala le marce e soprattutto si dimostra un gruppo unito, coeso e pronto alla battaglia. Ma non può interrompersi qui, il viaggio: come in quel vecchio film di Dino Risi, anche Conte ha messo la mano fuori dal finestrino. Ora c’è bisogno di continuare a correre, per non doversi più guardare indietro.
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