Inter, tira e molla da horror con il Parma. L'ic la risolve nel finale, ma c'è una grossa lacuna
Se esistevano molti modi per avvicinarsi alla partita contro il Real Madrid, l’Inter ha scelto quello più complicato. Altri novanta minuti d’assedio, contro un Parma che è venuto a San Siro conscio della propria partita: tutti dietro ad aspettare un varco. Che l'Inter, a volte, è brava da sé a complicarsi la vita. Antonio Conte, rimaneggiando la difesa, ha dato a Liverani uno spunto letale su cui far leva: il mismatch tra Gervinho e de Vrij, un’occasione troppo ghiotta per non essere sfruttata. I primi 45’ sono interlocutori, poi il Parma scatena la sua saetta: un pallone col contagiri di Hernani aziona l’ivoriano per l’uno a zero, per poi ripetersi qualche minuto dopo. Una scarica d’adrenalina pazzesca che galvanizza gli ospiti ma sveglia anche l’Inter, avvolta per oltre un’ora da un’apatia insolita, condensata in un giropalla lento ed estenuante, a rallentare il gioco senza trovare ritmo. Un peccato perdere due punti contro un’avversaria inferiore in tutto e per tutto alla squadra di Conte, che ha ancora molte domande cui rispondere prima di trovare se stessa.
RITMO - È la lacuna principale di questa squadra. Conscia della propria forza, sono ormai diverse partite che l’Inter si accampa nella metà campo avversaria, pronta a sfruttare ogni minimo varco. Il problema è che nel calcio super tattico d’oggi, gli allenatori sanno perfettamente cosa aspettarsi dal calcio di Conte. C’è bisogno di qualcosa in più che devono mettere in campo i giocatori: e se l’assenza di Lukaku è un macigno, i compagni di reparto fanno una fatica tremenda a rimpiazzare il suo gioco.
Lautaro è evanescente, mentre Perisic è il classico esempio di giocatore adattato: la teoria dei suoi movimenti è corretta, manca la brillantezza e la lucidità per spedire in rete la palla magica di Barella al 1’, e tante altre occasioni vanificate sul più bello. Il gol nel finale rinsalda il morale, ma la sensazione è che da seconda punta il croato non possa dire la sua. A fare gioco ci prova Christian Eriksen, che ci mette un tempo a mettersi in ritmo, ma sul più bello è costretto a uscire: i cambi di Conte, e le conseguenti rotazioni, sono un altro degli argomenti che terranno banco nei prossimi giorni.
LA SVOLTA? - Chi potrebbe essersi guadagnato un credito importante è Marcelo Brozovic. Il croato, che era rimasto inabissato nelle rotazioni del centrocampo, perdendo diverso smalto nelle sue prestazioni, ieri ha dato la prima risposta convincente della stagione. Il suo ingresso è stato provvidenziale: il sinistro chirurgico con cui ha battuto Sepe ha scosso l’Inter, che sembrava aver smarrito sé stessa. Nell’assedio finale ha provato a dare lucidità alla squadra che cercava qualcuno cui aggrapparsi: Brozo ha ritrovato la sua versione Epic, con la speranza che possa confermarsi ai livelli cui aveva abituato tutti con Luciano Spalletti.
Stesso discorso per Ivan Perisic, in gol oltre 500 giorni dopo con la maglia dell’Inter. Ere geologiche nella vita di uno sportivo: Il fu Ivan il Terribile sta provando ad adattarsi alle idee di Conte, con risultati discontinui. Dovrebbe tornare a fare quello che l’ha reso uno dei giocatori più amati dell’Inter nel biennio 2015-2017: saltare l’uomo, dare l’idea di imprevedibilità dei giorni migliori. Riusciranno i due ic a svoltare la loro stagione, dopo aver risolto una partita che sembrava sfuggita di mano?
COSA FARE? - Antonio Conte, dopo una serie di partite complicate, in cui i risultati non sono stati quelli sperati, è consapevole che qualcosa va cambiato. L’Inter fatica a trovare profondità, non ha giocatori in grado di saltare l’uomo in situazioni bloccate. E’ distratta e imprecisa e spreca più del dovuto: gli arbitri sono impietosi nei confronti dei nerazzurri e la sfortuna ci vede benissimo. Lukaku e Skriniar out sono un colpo tremendo, così come il non poter disporre di Sensi e Sanchez a tempo indeterminato.
A tutte le giustificazioni c’è una fine: una squadra arrabbiata, emotiva, contro il Parma avrebbe vinto di nervi. Invece ci si è arroccati sulla propria comfort zone, senza mai rischiare. È necessario che tutti i giocatori facciano un passo in avanti. La stagione è ben lontana dall’essere compromessa, sia chiaro: i margini di miglioramento ci sono, le idee di gioco rimangono valide. E ora che Conte potrà ricominciare a mettere ogni tassello al proprio posto (a partire dal trio difensivo Skriniar - De Vrij - Bastoni, titolari indiscussi) forse il ritmo tornerà a essere quello che abbiamo visto ad agosto. Le fanfare disfattiste alla sesta giornata di Serie A suonano premature: un po’ di sana autocritica è necessaria.