Inter vivaio doc, Samaden: "Moratti ci sprona sempre. E le squadre B..."
Fonte: Mattia Todisco - Este News
A margine dell'inaugurazione dell'anno accademico della Facoltà di Scienze Motorie dell'Università di Parma, dove è stato ospite, Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell'Inter, parla dei traguardi raggiunti dal vivaio nerazzurro in questi ultimi anni: "Al di là del palmares, guarderei ai ragazzi prodotti tramite il lavoro del settore giovanile, che rappresentano il vero risultato. Non a caso la settimana scorsa siamo stati posti ad esempio insieme all'Ajax e alla Dinamo Zagabria come prototipo di vivaio che lavora nella giusta direzione. Dobbiamo andare avanti su questa volta, come ci sprona a fare ogni giorno il nostro presidente".
Rimane il problema dell'inserimento dei giocatori giovani in prima squadra: l'Ajax non è nuovo a lanciare i ragazzi di 16-17 anni in prima squadra, in Italia qual è il problema? Il livello più alto del campionato italiano rispetto a quello olandese o manca proprio qualcosa di strutturale? Samaden risponde: "L'Ajax ha una fortissima connessione tra prima squadra e settore giovanile, cosa che adesso c'è anche da noi, come testimonia il passaggio di Andrea Stramaccioni in prima squadra, ma ancora prima con José Mourinho si era sviluppata questa connessione. Forse in Italia manca un gradino, che è rappresentato dalle seconde squadre. In altri Paesi c'è la possibilità per i ragazzi in uscita dal vivaio di fare esperienza nella giusta misura per poi essere davvero pronti".
Quali sono le differenze tra la gestione di un settore giovanile e di una prima squadra? "Beh, la prima squadra è decisamente un mondo a parte, mentre nel settore giovanile ci vogliono tanta sensibilità e pazienza. Ci sono giovani non pronti che hanno bisogno di attenzioni particolari, e servono persone, soprattutto allenatori, che hanno predisposizione a questo lavoro a medio-lungo termine. La prima squadra è un lavoro a brevissimo termine, quindi cambiano tutti i fattori". Ma è l'aspetto psicologico quello che marca la differenza tra un grande giocatore da giovanili e un grande giocatore da prima squadra? "Nel calcio di oggi penso di sì, in passato per un giovane era molto più facile approcciarsi alla prima squadra. Oggi sin da ragazzi si è sottoposti a pressioni incredibili, per cui il passaggio alla prima squadra impone che a livello mentale siano già pronti. Per questo è importante che ci siano figure predisposte a questo lavoro".
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