.

Interismo all'apice, numeri da circo e scherzi da... Preti. Tutto sul campo

di Fabio Costantino

Era dai tempi di Mourinho che l’interismo non raggiungeva certi livelli. Gli ultimi due derby? Bazzecole. Quello compiuto dall’Inter ieri sera allo Juventus Stadium ha dello straordinario, ma soprattutto a livello statistico e mediatico. Perché sul campo, la naturalezza con cui la squadra di Stramaccioni ha giocato, quasi fosse a Bologna e non a Torino, ha reso questo successo quasi facile. Invece no, nella serata più difficile alla voce episodi, i nerazzurri dimostrano di essere un grande gruppo, uscito a pieni voti dal ‘vero’ esame di questo campionato, naturalmente sul campo.

MESSAGGIO CHIARO - Merito dei giocatori, tutti, ma soprattutto di un allenatore che non smette mai di sorprendere. Alla vigilia, in conferenza stampa, ha giocato al topo col gatto con i giornalisti. Ha lasciato credere persino di volersela giocare con una sola punta. Invece no, Stramaccioni ha gettato sul tavolo il carico pesante, il tridente, perché è sua abitudine mandare sempre lo stesso messaggio all’avversario: non mi voglio difendere, anzi. Messaggio ricevuto solo in parte da una Juve che pensava di passeggiare dopo il vantaggio istantaneo e che alla fine è uscita dal rettangolo di gioco sotto choc, senza neanche rendersi conto del tir che l’ha investita dal primo all’ultimo minuto. Sul campo.

ARBITRAGGI, ORA SI RIFLETTA - Ma è giusto proprio tornare sul gol repentino della squadra di casa, il primo di una serie di scempi commessi da parte del sestetto arbitrale, in particolare la coppia Tagliavento-Preti. Come se quanto accaduto a Catania non bastasse, l’assistente del direttore di gara (tipici scherzi da… Preti) colpisce subito girando lo sguardo sulla verticalizzazione di Giovinco per Asamoah e sull’entrata killer di Liechtsteiner ai danni di Palacio. E il povero Strama oltre al danno rimedia la beffa di una contusione al braccio per aver colpito, di pura rabbia agonistica, un plexiglass. Insomma, il risultato non può e non deve nascondere quanto accaduto allo Juventus Stadium. Se Catania non è stata sufficiente, forse ora è il momento di riflettere su quello che avviene prima fuori, poi sul campo.

MENTALITA’ DA GRANDISSIMA - Tatticamente l’Inter è stata quasi perfetta. Quasi, perché all’inizio i tagli di Vidal e Marchisio hanno messo in soqquadro il terzetto difensivo nerazzurro. Poi, però, è l’impostazione dal centrocampo in su che ha fatto la differenza e ha scombussolato i piani di Conte-Alessio-Carrera e chi più ne ha più ne metta. Spettacolare l’atteggiamento mentale dei ragazzi di Stramaccioni, che hanno fatto proprio il credo del loro allenatore. “Avrei accettato una sconfitta, ma non che ci mettessero sotto”, ha detto il mister nel dopo gara. Frase che chiarisce alla perfezione il credo su cui sta costruendo questa squadra che merita sempre più applausi. Ed è ancora in fase di costruzione, rispetto alla capolista. Se a questo si aggiunge l’azzeccatissimo cambio Guarin-Cassano, che ha fruttato il gol dell’1-2, il cerchio si chiude perfettamente. Bravissimo Stramaccioni, sul campo.

NUMERI DA CIRCO - Qualche numero, perché è giusto. Contro la Juventus l’Inter ha conquistato la nona vittoria consecutiva tra coppa e campionato, l’ottava in trasferta (ruolino immacolato da inizio stagione, solo successi lontano da Milano, derby compreso). La Juve veniva da 49 risultati utili consecutivi, 537 giorni di imbattibilità in campionato. Tra l’altro, allo Juventus Stadium non aveva mai perso dal giorno dell’inaugurazione dell’impianto. Sfatato quindi il miedo escenico della casa bianconera, che sembrava inviolabile. Invece, da grande squadra l’Inter è tornata a superare i rivali di sempre a domicilio. Paradossalmente, la squadra nerazzurra entra così nella storia del gioiello di cui da Agnelli in giù a Torino si vantano da sempre. Potrebbero aggiungere questo 1-3 accanto alla scritta ’30 sul campo’.


Altre notizie