.

J. Cesar: "Inter, non capii ma porta aperta. Quello striscione dei tifosi..."

di Fabrizio Romano
Fonte: Calciomercato.it - Sky

Ancora lui, ancora l'Inter. Ospite de I Signori del Calcio su Sky Sport HD, Julio Cesar torna sull'addio all'Inter e su un'avventura che mai dimenticherà: "Dire addio all'Inter è stato molto, molto difficile perché mi sono passati per la testa tutti i momenti in cui ho vissuto con quella che considero una famiglia. Presidente, dirigenti, compagni, tifosi: tutti facevano parte di una grande famiglia. Non dimenticherò mai lo striscione 'la maglia che hai onorato, non sarà mai dimenticata': quando l'ho letto ho capito che andavo via dopo aver fatto il mio dovere. La gente mi è sempre stata vicina, aiutandomi anche quando sbagliavo. Quello che sono diventato, lo devo soprattutto ai tifosi".

Ripercorrendo la sua esperienza in nerazzurro, Julio Cesar non dimentica Roberto Mancini, l'allenatore che lo ha lanciato nel calcio che conta, e nemmeno Massimo Moratti, nonostante la cattiva gestione dei suoi ultimi giorni da interista: "Roberto Mancini è stato il mio papà in Europa, diciamo. Con me ha fatto una scommessa e direi che ha vinto alla grande. Moratti? Con lui ci siamo chiariti: gli ho detto tutto quello che avevo da dire. L'importante è che sono andato via consapevole di aver lasciato una porta aperta. Questo l’ho imparato da piccolo dalla mia mamma".

Chiusura dedicata al Queen's Park Rangers, squadra con la quale Julio Cesar spera di prendere il treno che porta dritto al Mondiale del 2014 in Brasile: "Fare il secondo di Handanovic sarebbe stata davvero una cosa difficile per me, perché ho altri obiettivi da raggiungere, per esempio giocare il Mondiale a casa nostra, in Brasile”.


Altre notizie