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J. Cesar: "Strama piccolo Mou. Interisti nel cuore. I clan e il no alla Roma..."

di Christian Liotta

Grande ospite di Pierluigi Pardo nel suo talk show televisivo del lunedì Undici di Italia 2 è il portiere brasiliano Julio Cesar, che dopo sette anni all'Inter con la quale ha vinto tutto, da quest'anno difende la porta del Queen's Park Rangers. In collegamento dalla sua casa di Londra, JC sfodera i suoi trofei, tra cui la Champions vinta nel 2010: "E' una cosa molto importante, ma per tutti gli interisti, credo. Come si dice in brasiliano Triplete? Tripleta, normale". In Italia si torna a parlare di arbitri: "Non sono sorpreso, ma anche qui in Inghilterra son successe cose strane. Non compro i giornali, devo studiare la lingua, ma per quel poco che capisco è che parlano male e che l'arbitro Clattenburg di Chelsea-Manchester United è nel mirino per aver detto qualcosa di grave a un giocatore". 

Puntata incentrata sull'episodio incriminato del gol di Bergessio annullato al Catania contro la Juventus: Evaristo Beccalossi, ospite in studio, invita a rispettare gli errori e a non insinuare ancora dubbi. Ecco l'opinione di Julio Cesar: "Per quello che ho visto, quando ero all'Inter ho vissuto episodi a favore e contro, ma parlando di Juve ripenso a quello che è successo in passato, con lo scandalo che è venuto fuori; ora, quando gli arbitri sbagliano con la Juve, la storia diventa peggiore. Può capitare con le big perché si pensa sempre che gli arbitri tendono a favorirle, ma parlando specialmente di Juventus per gli arbitri diventa una responsabilità enorme. Ogni volta che sbagliano riscoppia il macello. Con questo non dico che la Juve sia favorita sempre, ma che ogni volta che si arbitra la Juventus tutto è amplificato". Come sono gli arbitri in Premier? "Adesso che sto giocando in una squadra non certo grande come il QPR, che comunque ha un progetto per diventarlo, vedo episodi particolari. Contro l'Everton in casa l'arbitro poteva darci un rigore nella ripresa, ma alla fine abbiamo pareggiato. Sabato, contro l'Arsenal, abbiamo preso un gol con un giocatore in off-side. Poi c'è stato un fuorigioco inesistente in Chelsea-Manchester United e nel derby di Liverpool". 

C'è poi un siparietto tra Paolo Liguori e Claudio Zuliani sempre sul discorso di Catania-Juventus e della moviola, che Julio commenta divertito: "In Italia non cambierete mai... La moviola in Inghilterra? Io quando non gioco vado a mangiare con la mia famiglia a Londra. Cerco soprattutto ristoranti italiani, mi manca il cibo italiano". Si commenta con Evaristo Beccalossi anche l'episodio dei tre rigori sbagliati dall'ex bomber nerazzurro: "Io penso che sia stato bravo il portiere, perché parare due rigori per noi è il massimo". L'ospitata prosegue su toni molto scherzosi, JC rivela che "i mobili arriveranno dall'Italia a dicembre, quindi dovrò ancora sedermi per terra per un po'...". 

Julio Cesar ricorda poi aneddoti della sua vita e carriera, partendo dal Flamengo: "E' la squadra del mio cuore, è cominciato tutto lì quando avevo 12 anni. Mi ha dato la possibilità di diventare quello che volevo, un calciatore importante, che guadagnava soldi per aiutare la famiglia. Grazie al Flamengo questo è diventato realtà, è la mia seconda casa. Tra Rio de Janeiro e San Paolo c'è un po' di derby, è normale trattandosi di due grandi città. La rivalità è nata anche grazie al calcio e alle squadre delle due città. Le favelas? Ne ho visitate quando ero a Rio, penso che sia un po' colpa della nostra cultura. Quando si parla del Brasile si parla di felicità, Carnevale e cose buone, ma il mio Paese è molto diverso, può diventare davvero importante e rispettato. E' il sistema politico che ha generato le favelas secondo me, mancano molto istruzione e salute, solo così possiamo migliorare la situazione".

Si passa all'Inter, e al rapporto con Francesco Toldo: "Quando sono arrivato lui aveva un nome molto rispettato, era normale avere un po' di rivalità. Il primo anno è stato strano, dopo il secondo anno è migliorato tanto il mio rapporto con lui. Noi giocatori siamo egoisti, vogliamo sempre giocare, ma quando parliamo di Toldo mi devo togliere il cappello, lui mi ha rispettato e poi siamo diventati amici. Quello che è successo a me con lui, dopo sette anni di Inter, ho pensato anche a lui e ho imparato a comportarmi da professionista e grazie a lui ho imparato questo". Inevitabile un ricordo della notte di Madrid e della festa con la famiglia: "E' stato il momento più importante della mia vita", dice quasi commosso. Si parla anche di Mourinho: "Una persona molto intelligente, che fa diventare bravi i giocatori normali. Vive di calcio, è lui il segreto di quell'Inter che ha vinto tutto. Il primo anno è stato molto bello, il secondo un po' più difficile perché è stato un anno particolare, c'era troppa pressione su di me. Ma ho saputo gestire la situazione, abbiamo avuto un colloquio e ho finito bene la stagione".

Un suo compagno di squadra è stato Adriano: "E' lontano oggi, ma i momenti vissuti a Milano e al Flamengo. E' un ragazzo che ha la mia stima, spero possa tornare al Flamengo e fare quello che sa fare bene, dopo due anni in cui ha sofferto tanto. Ama la famiglia, ama il calcio, il messaggio che posso dare è quello di vederlo presto a fare quello che sa fare". Excursus sul Mondiale sudafricano e sulla sconfitta con l'Olanda: "Questo è stato il momento più triste, in Brasile tutti, anche i giocatori, hanno una pressione addosso enorme durante i Mondiali. Però nella vita niente succede per caso, lì ho tratto comunque molte cose positive che mi hanno fatto maturare come uomo. Sono cose dalle quali puoi imparare a crescere, il mondo non finisce mica lì, dovevo andare avanti, pensare ad altre partite e parate". 

L'Inter è anche la storia della rivalità, vera o presunta, tra argentini e brasiliani: "Io con gli argentini ho sempre avuto un ottimo rapporto, Milito per me è un fratello perché abitavamo nello stesso palazzo. Questa rivalità è nata nel Sudamerica, con Pelè e Maradona, poi nelle situazioni che creano i tifosi. All'Inter ho giocato con tanti argentini e io devo ringraziare il mondo del calcio per avermi fatto giocare con Samuel, Zanetti, Cambiasso, Milito. Tutti sono stati al mio fianco quando sono andati via, questa è dimostrazione di amicizia". C'è anche una foto con Bedy Moratti: "La nostra tifosa numero uno, con lei mi viene in mente il pullman nel parcheggio di San Siro e lei che scaramanticamente si gira per dei rituali". Il presente si chiama Londra: "Sono felicissimo, è una nuova esperienza dove devo imparare una lingua che sognavo di parlare, a Londra ci sono tante cose. Pian piano mi sto abituando a questa città". Poi JC tiene a precisare: "Non sono un buon ballerino, mi piace ma sono meglio come portiere. Susana è molto più brava di me nel samba. Il carnevale? Non lo vivo da quando sono in Europa".

Poi, il video del saluto a San Siro prima della partenza: "Io sono molto emotivo, mi emoziono facilmente. E' stata una bella serata, in cui in 10 minuti ho ringraziato tutti i tifosi per questi sette anni. Gli interisti hanno un pezzo nel mio cuore tutto per loro, per quello che ho vissuto a Milano in sette anni. Mi sono sempre stati vicini, anche nei momenti difficili. Grazie anche al presidente Moratti per l'opportunità del saluto. Se ci son rimasto male per l'addio? Sì, non lo nascondo. Mi ha intristito il loro comportamento, ma ho risolto con un colloquio col presidente", dice trattenendo le lacrime. 

Julio Cesar poi si lancia in una clamorosa affermazione: "Odio la Juventus, ma dico il perché: semplicemente perché non riuscivo mai a batterla. In tante partite giocate ho vinto solo due volte, credo non sia mai successo con altre squadre. Tutte le volte pensavo di vincere e poi perdevo e mi chiedevo perché succedeva. E' per questo che odio la Juventus, odio sportivo...". Poi, interviene Guido Meda, che spiega che Julio Cesar a suo dire sarebbe una macchina particolare: "Il maggiolino, perché non c'è macchina che ispira più simpatia. Un mito, come lui!". 

Una battuta su Roberto Mancini: "E' stato il mio papà all'estero. Lui mi ha voluto, ha convinto l'Inter a prendermi insieme a Branca, ha chiesto pareri ad Adriano. E quando sono arrivato mi ha messo titolare in Champions nel preliminare". C'è anche un  chiarimento su Rafa Benitez: "E' arrivato con tanta responsabilità. E' uno intelligente, che sa di calcio, ma è arrivato con troppa pressione. Chiunque l'avrebbe avuta in quel momento. Dopo che Mou ha spremuto tutti non possiamo colpevolizzare solo lui, anche i giocatori hanno le loro colpe. Potevamo fare molto di più con lui, la percentuale di colpe è molto alta". JC rivela anche chi sono gli attaccanti che non può vedere: "Lucarelli, poi Totti all'inizio, e poi Ibra che all'ultimo derby mi ha preso in giro, dicendomi che era facile segnare contro di me. Ma abbiamo un ottimo rapporto, credo sia un giocatore forte, un compagno particolare. Meno male che non gioco attaccante, se non hai personalità ti mangia. Ma è un attaccante fortissimo, che ha aiutato tutte le squadre dove è stato a vincere". 

Toldo gli manda i saluti: "Gli voglio bene, spero si sappia distinguere anche in Inghilterra". Poi, ecco l'undici del cuore del portiere brasiliano: "Schema 4-3-1-2 a rombo, in porta mio padre; in difesa Maicon, Lucio, Samuel e mio fratello Janderson; Susana a centrocampo con mia figlia e mia mamma, e mio figlio Cauet in attacco con Milito, per me la famiglia è la cosa più importante". Si torna a Brasile-Olanda e ai gol di Sneijder di testa: "Ci siamo sentiti il giorno prima per l'in bocca al lupo, ma quando mi ha segnato non ho pensato al fatto che sia stato lui a segnare, ma al sogno che stava per finire. Poi mi ha preso in giro in ritiro". Ma l'Inter quest'anno può vincere lo scudetto? "Ci credo, del resto manca da due anni lo scudetto e la gente è abituata ad un'Inter vincente. Chiedo sempre cosa fa l'Inter, ne sono tifoso, e penso stia andando alla grande. Con Stramaccioni ho avuto un rapporto veloce, ma è uno in gamba, deve imparare ancora molto ma credo che debba approfittare nel migliore modo possibile dell'occasione. Lo stimo tanto, tifo perché riesca a vincere tanto. Per me è un Mourinho giovane, ha umiltà e voglia di vincere". 

Buffon o Handanovic? "Ognuno ha le sue caratteristiche, penso che il portiere renda anche in base al momento. Samir sta giocando in una big, se quello che faceva a Udine lo fa anche all'Inter ha altre ripercussioni. Buffon merita rispetto perché è un vero campione, ha vinto il Mondiale, e queste cose vanno sempre rispettate. Però Handanovic ha un'opportunità di crescere in una squadra grande che lo farà sviluppare anche a livello internazionale. Se riesce a confermarsi all'Inter, diventerà un portiere tra i più forti al mondo. Spero possa aiutare l'Inter a vincere tanti campionati come ho fatto io". Sempre a proposito di portieri, Julio rivela un retroscena su Luciano Castellini: "Lui è venuto al Flamengo per vedermi, ma non poteva farsi vedere dal tecnico Junior quindi si è nascosto dietro un albero. Peccato che in quell'allenamento feci una ca..ta, facendomi prendere la palla da un attaccante". 

Sul Milan in difficoltà aggiunge: "Senza Ibra e Silva sarebbe stata comunque dura, ma non mi aspettavo così. Ora è dura recuperare". C'è anche una battuta su Zeman: "Non lo conosco, però da quanto ne so mi han detto che in Italia è molto famoso. Io alla Roma? Sì, però loro non hanno dimostrato un interesse pieno nei miei confronti. Sono arrivati a pochi giorni dalla fine del mercato ma era già fatto tutto col Queen's e la mia parola è una sola". 


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