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Javier Zanetti si consola con l'Inter: "Mi ha dato tutto, è la mia casa"

di Guglielmo Cannavale

Zanetti è l'Inter. In un calcio dove non ci sono più le bandiere, così almeno si dice, spicca l'esempio di Capitan Zanetti. Intervistato dal Pais, Pupi racconta il suo amore per i colori nerazzurri: "L'Inter mi ha dato prima di tutto un'opportunità. Mi ha aperto la porta e ha avuto fiducia in me quando ero giovane e cercavo fortuna in un altro continente. L'Inter mi ha dato amore e affetto, mi ha fatto sentire a casa. In pratica ha dato inizio alla mia carriera".

Una carriera già lunghissima, ma che non è ancora finita. Una carriera che Zanetti non si sarebbe mai aspettato: "A sei anni sognavo al massimo di giocare nel campionato argentino e di fare un partita in nazionale. Tutto quello che è arrivato dopo ha superato le mie aspettative. Come ho fatto tante partite? Grazie a Dio i miei genitori mi hanno dato questa genetica, ma la cosa più importante è la testa. Bisogna rispettare la cultura del lavoro e impegnarsi in ogni allenamento". 

Con l'arrivo di Gasperini, maestro di tattica, Zanetti potrebbe giocare in molti ruoli. Ma lui è abituato e nella sua lunga carriera ha giocato quasi in ogni zona del campo: "Ho giocato davvero ovunque, anche in attacco qualche volta. Ma è a centrocampo dove si corre di più, perché da lì passa tutto il gioco". E a centrocampo Zanetti potrebbe giocare nella nuova stagione, sia come esterno che come interno.

Dal 5 maggio al 22 maggio. I ricordi restano, ma quello che più conta per Zanetti sono i rapporti umani: "Il calcio mi ha dato tanto, soprattutto il rapporto con le persone, con i compagni. E' questa l'essenza dello sport. I titoli rimangono in secondo piano se parliamo della vita. Ma se mi chiedete una partita indimenticabile, posso dire la finale di Champions a Madrid o il giorno in cui abbiamo perso il campionato a favore della Juve. Questi sono momenti che non si possono dimenticare, nel bene e nel male".

Tutti gli allenatori gli hanno insegnato qualcosa. Così sostiene Zanetti, che spiega: "All'Inter c'è stato un periodo in cui cambiavamo molti allenatori. Ma i successi sono arrivati con la continuità. Tra i tecnici dell'Argentina nessuno mi ha insegnato tanto quanto Bielsa, che mi ha segnato come giocatore e come persona. All'Inter ho imparato soprattutto da Cuper e Mourinho. Josè è molto bravo, sa quello che vuole e crede molto nel suo lavoro, ha una grande personalità. Come Bielsa, Mourinho prepara molto bene le partite dal punto di vista tattico. Con Bielsa ho un grande rapporto e gli auguro ogni bene. L'Inter ha provato a prenderlo, ma lui aveva già dato la parola all'Atletico Bilbao".

Dagli allenatori si passa ai giocatori: "L'avversario più difficile da marcare è stato Kakà ai tempi del Milan. E ho avuto la fortuna di giocare con i migliori giocatori del mondo, come Baggio e Ronaldo. Il brasiliano era inarrestabile: aveva forza, potenza e velocità. Il peggior momento dei miei 17 anni in Italia è stato quando si è infortunato all'Olimpico. Mi ricordo il silenzio dello stadio e la tristezza della gente".

Quest'anno Zanetti festeggia un compleanno speciale: i 10 anni di Pupi. Un evento che sarà festeggiato il 15 settembre a Milano. Zanetti racconta com'è nata questa iniziativa benefica: "Io, Paula e alcuni amici abbiamo fondato Pupi 10 anni fa: ora aiutiamo un migliaio di persone, tra i bambini e le famiglie, nei dintorni di Buenos Aires. Diamo loro cultura, istruzione, salute e cibo. Mi hanno segnato i sacrifici di mio padre muratore e di mia madre. I miei figli sono privilegiati perchè possono studiare: la cultura è essenziale. Quindi sento il bisogno di dare un'opportunità anche ai bambini che non ce l'hanno". Questo è Zanetti, questa è l'Inter.


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