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Kovacic: "Mi piace giocare in più posizioni, posso imparare tanto. La 10..."

di Redazione FcInterNews.it
Fonte: Inter Channel

Dopo l'antipasto di ieri a Sky Sport, Mateo Kovacic torna a parlare e stavolta lo fa dagli studi di Inter Channel ad Appiano Gentile. Il croato è infatti protagonista della puntata settimanale di 'InterNos' e risponde alle domande che i tifosi nerazzurri gli fanno pervenire da Twitter. FcInterNews.it vi propone la diretta testuale della puntata: "Campo difficile a Napoli, ma bella partita, loro provano a giocare, ci saranno spazi e ci aspetta una bella partita. Di solito ci aspettano sempre dietro ed è più difficile. Davanti alla difesa? Dite voi italiani che non si può cercare il dribbling (ride, ndr)".

Qual è il tuo cantante preferito?
"Scelgo un deejay, l'ho visto a Spalato, Steve Aoki".

Cosa ti piace dell'Italia?
"Bel paese, la mia famiglia quando viene si diverte, si passeggia in centro, poi si mangia benissimo. La mia popolarità? Dove abito io è tranquillo, mi piace andare a bere un caffé o fare una passeggiata. Milano è bella".

I tre oggetti dai quali non ti separi mai?
"Una madonnina che mi hanno regalato e porto sempre con me. Poi un pallone. Terzo, un libro da leggere la sera per tranquillizzarmi".

Riesci a vivere la religione in parallelo con la vita da calciatore?
"Difficile, nel calcio avvengono tante cose. Ci provo e ci tengo, sono cresciuto così e mi aiuta molto nella carriera e nella vita privata".

Con chi vai più d'accordo?
"Con tanti, con quelli che parlano la mia lingua, Brozovic, Vidic, Handanovic, Kuz, Jesus. Tanti sono fidanzati o sposati, Dodò è single ed esco spesso con lui. Il più simpatico? Tutti dicono lo stesso, è Nagatomo, con lui si ride ogni giorno. Brozovic? Lo conoscevo da prima, quando l'Inter mi ha chiesto sapevo le sue qualità, spero continui a fare bene anche in nazionale. In Italia si dice che siamo in concorrenza, ma siamo veramente amici. Lo aiuto in questi mesi, ora ha trovato casa. Per lui è difficile imparare l'italiano, siamo tanti del nostro paese e parliamo la stessa lingua. Ma tra due-tre anni lo parlerà (ride, ndr)".

Quando giocavi nella Dinamo che pensavi dell'Inter e del calcio italiano?
"In Italia si guarda la tattica, la fase difensiva, è difficile ma porta a risultati. Nel 2006 l'Italia ha vinto il Mondiale, nel 2010 l'Inter ha vinto la Champions, anche il Milan ne ha vinte tante. Essere qui aiuterà la mia carriera, imparerò la tattica difensiva. All'epoca guardavo il calcio italiano, era il mio lavoro e mi piaceva. Anche oggi guardo le partite, seguo il calcio spagnolo e tedesco".

Che idea ti sei fatto del Wolfsburg?
"L'ho visto contro il Bayern, c'è anche il mio compagno di nazionale Perisic, poi hanno De Bruyne, Dost, Schurrle. Lì non hanno molta tattica, attaccano, difendono, corrono tanto. Contro i tedeschi è dura giocare".

C'è un motivo per cui giochi con i calzettoni abbassati?
"No, io indosso le calze, non guardo tanto come".

Come festeggerete il compleanno di Berni?
"Bravo ragazzo, corriamo spesso insieme. Ma anche bravo portiere e brava persona. Se fa qualche festa ci andiamo sicuro, però c'è una partita tra due giorni".

Da piccolo sognavi di diventare calciatore?
"Sì, davanti a casa mia si giocava a calcio, io ero contro 2-3 amici. Mia madre sapeva che ero bravo, mio padre lavorava e non sapeva. Lei mi ha portato ad allenarmi a 5 anni e sono diventato calciatore. Tutto è iniziato in Austria, ci sono stato fino a 12 anni poi sono tornato in Croazia. Le mie sorelle? La piccola segue solo me, la grande segue il calcio. Sono contento di avere due belle persone come loro. Della più grande sono geloso, sta iniziando a crescere, ha 19 anni".

Brozovic è un bravo studente di italiano?
"Ascolta, certo, mi chiede spesso cosa dice il mister, vuole imparare la lingua velocemente ma non è facile. Lui però sa l'inglese, voi italiani non tutti lo sapete. Parla bene inglese, l'italiano deve impararlo. Il mister parla in inglese e ci aiuta. Io a scuola? Ero bravo, poi a 14 anni mi sono rotto la gamba, sono stato un anno fermo e ho lasciato la scuola ai margini. Mi sono concentrato più sulla riabilitazione e sul calcio".

Cosa ti manca della Croazia?
"La mia famiglia, i miei amici. Solo le persone. Lì è tutto più tranquillo, ma mi mancano solo le persone".

Cosa consigli come meta nel tuo paese?
"Dubrovnik è molto bella, poi ci sono tante isole e molte neanche sono conosciute. La Croazia è un bellissimo posto per le vacanze estive".

Il più serio e il più pazzo dei tuoi compagni?
"Il più serio è Samir, a casa ha due figli, è un uomo serio. Per me è un idolo, come lavora lui nessuno, anche nelle interviste. Da lui si può imparare tanto, sia in campo che fuori. Il più pazzo è Juan secondo me, soprattutto per me può diventare un campione. Ha una forza fisica naturale, è veloce e se impara altre cose può diventare un campione".

Il gol memorabile della tua carriera?
"Il mio primo con la Dinamo Zagabria, avevo 16 anni".

Qual è il tuo vero ruolo?
"Da piccolo giocavo dietro le punte, alla Dinamo mi hanno messo mediano perché non avevano tanti con quelle caratteristiche. Poi all'Inter ho giocato da regista, da mezzala, adesso il mister pensa che posso dare più davanti. Per me è bello giocare in tante posizioni, sono giovane ed è meglio imparare. Da regista ho più spazio rispetto a trequartista, dove è difficile muoversi. Col mister sto provando nuovi movimenti, sono giovane e posso ancora imparare".

Più che con Mancini il paragone con te è Boban.
"Anche Prosinecki, ma non mi piacciono i paragoni, ognuino ha le sue qualità. Prima c'erano tanti trequartisti dai Balcani, ora il calcio è cambiato".

I complimenti ti spronano o ti mettono pressione?
"Quando mi dicono che sono un fenomeno non mi ci sento, io penso a divertirmi giocando, devo imparare a essere più serio. A volte perdo palla, ma col tempo imparerò".

Che rapporto hai avuto con Zanetti? Vorresti emularlo in qualcosa?
"Non ci sono parole per lui, era qui da 20 anni e ha fatto la storia. Il numero 4 non deve averlo più nessuno, era un esempio per tutti, fuori e dentro. Se posso prendere tutto prendo tutto, aveva una velocità e una corsa incredibile anche a 38 anni. Tanti giocatori a 34 anni calano di livello, lui a 36 ha vinto la Champions League. Ovviamente avevo un buon rapporto, aiuta tutti noi giovani, mi manda tanti messaggi".

Giochi ai videogame?
"Sì, FIFA 15, penso di essere bravo. Gioco spesso con Brozovic, è bravo, qualche joypad si rompe ogni tanto!".

Juan ci dice che spesso gioca contro i tifosi.
"Lui gioca tanto, io preferisco farlo con i miei amici 2 contro 2 o 1 contro 1".

Quanto tempo dedichi ai tiri in porta?
"Tanto, anche oggi. Sono giovane e si può lavorare tanto e imparare tanto. Tante volte mi dicono di tirare, vedono che arrivo al limite dell'area e non tiro. Da piccolo con un amico io facevo l'assist e lui segnava, mi è rimasta".

Cosa ti disse Stramaccioni per convincerti a scegliere l'Inter?
"Non mi ha convinto nessuno, è successo tutto in fretta alla fine del mercato e ho detto sì. Mi sono trovato sempre bene, Deki mi ha aiutato tanto e tiene molto a me. Non ci sono parole per descrivere Deki".

Come ti sei sentito dopo il gol alla Lazio?
"Molto bene, non mi aspettavo di farlo. Ho tirato e ho visto la palla dentro, peccato non aver vinto. Da come ho esultato si vedeva che non me n'ero neanche reso conto. Quando l'ho colpita ho capito che era ben indirizzata. Guarin e Podolski hanno un tiro forte e preciso, non so perchè Guaro ha tirato spesso alto. Può capitare. Ora sta facendo bene, non ha avuto fortuna spesso, adesso ha trovato la continuità nel tiro".

Cosa si prova a essere il numero 10 dell'Inter?
"Può essere un peso, si parla di un numero avuto da Ronaldo, Baggio e Sneijder. Ma per me un numero è un numero, sono i giornalisti a fare pressione. Per me non cambia tanto".

A quale calciatore del passato o presenti ti ispiri?
"Prosinecki nel passato, Modric nel presente. Lui gioca con me in nazionale, lo conosco bene ed è straordinario. Mi ispiro a lui, prima giocava trequartista e poi è diventato mediano".

Il cambio di ruolo per voi croati fa parte di una sorta di percorso di formazione.
"Per noi è difficile, giochiamo per divertirci. in Italia devi posizionarti bene, am ho la fortuna di essere giovane e posso imparare ancora tante cose nel calcio italiano".

Un consiglio per chi vuole fare la tua carriera?
"Una volta ho dato dei premi e mi hanno chiesto di dare consigli a giocatori più grandi di me! ho detto solo di lavorare duro (ride, ndr). Ai giovani dico che prima bisogna essere delle brave persone, nel calcio poi bisogna divertirsi, senza le pressioni dall'esterno. Oggi i bambini sono diventati una macchina da soldi, devono pensare solo a divertirsi altrimenti il calcio non è per loro. per fortuna i miei genitori mi hanno detto di fare ciò che mi sentivo, senza di loro non sarei qui adesso".

Tu e Icardi siete un'icona per i tifosi.
"Sì ma anche noi sbagliamo, solo che siamo giovani e non abbiamo ancora pressioni. Se rimaniamo giovani e non vinciamo niente...".


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