Kovacic, un 2013 d'adattamento. Ma l'auspicio ora è quello giusto...
L'auspicio per il 2014 è quello giusto. Di quelli che fanno sorridere, sognare e ben sperare. Mateo Kovacic e l'Inter, un anno da scrivere ripartendo dal derby. Per concretezza e qualità, la mezz'ora o poco più giocata dal croato contro il Milan è stata una delle migliori da quando, un anno fa, è arrivato in nerazzurro. Esordio a Siena, Stramaccioni lo mandò subito nella mischia rischiando di bruciarlo. Poi gara dopo gara ha alternato talento puro a momenti di assenza, ovvi e normali quando hai soltanto 18 anni e indossi il numero 10 di una società importante come l'Inter.
Ma Mateo non si abbatte, lavora. E suo malgrado rinuncia anche al Mondiale U-18. Branca parlò con i dirigenti della Croazia, ma alla fine vinse la diplomazia nerazzurra e il giovane volò in ritiro per conoscere il suo nuovo allenatore. L'idea di Mazzarri è quella di schierarlo come faceva Hamsik nel Napoli. Forse, aspettative troppo alte. Dopo alcune gare giocate da titolare, Kovacic lascia il posto a Taider che piano piano sale nelle gerarchie. Per il talentino solo sprazzi di gara, trovare la continuità non è facile. Col Livorno regala una magia a Nagatomo per il 2-0, poi si adagia complice anche il periodo poco fortunato della squadra nerazzurra. Infine, il derby. Kovacic entra e spacca la partita. E' in serata, e lo si capisce subito, da quel cambio di gioco per Jonathan che fino a quel momento era stato il gesto più bello di una partita noiosa. L'Inter vince, Kovacic convince. Il 2013 è archiviato, ora c'è un altro anno da scrivere. Tutto a tinte nerazzurre.