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Kovacic, un fiore che non sboccia. Tra limiti di squadra e i dubbi di WM

di Redazione FcInterNews

Nuvoloni sulla testa di Mateo Kovacic. Il giovane croato sta vivendo un periodo difficile, in perfetta sintonia con quello complessivo della squadra. Solo che lui, considerato il giocatore di maggior talento in rosa, paga dazio più dei compagni quando le prestazioni non sono all'altezza delle aspettative. Domenica scorsa contro la Juventus il quasi 20enne ex Dinamo Zagabria ha vissuto una delle serate più tristi della sua finora breve parentesi nerazzurra.

Nel dopo-partita infatti il tecnico Mazzarri, che con lui non riesce a trovare il feeling giusto, ha sottolineato le sue mancanze tattiche dal punto di vista difensivo, proprio quelle che finora lo hanno indotto a impiegare part-time il suo numero 10. La libertà di cui ha goduto Pirlo, autore indisturbato dell'assist a Lichtsteiner che ha sbloccato lo zero a zero, è una responsabilità di Kovacic, che agendo da vertice basso della mediana (regista, in altre parole) aveva proprio il 'cervello' del centrocampo bianconero come avversario diretto.

Se tecnicamente il talento non si discute, tatticamente Kovacic denota ancora troppe lacune per gli standard di Mazzarri, che in rosa non ha altri mediani in grado di compensare certe mancanze e deve proporre un reparto più equilibrato possibile. Rinunciando però così alle qualità offensive del croato, che in qualsiasi altra squadra sarebbero armi in più. Giusto comunque dire che, pur evidenziando gli errori di Kovacic, il tecnico abbia sottolineato anche come tutti i giocatori in campo allo Stadium non abbiano svolto nel modo giusto i loro compiti. Una mancanza collettiva, insomma, in cui è emersa quella del numero 10 per il semplice fatto che i riflettori sempre puntati addosso a lui.

Il rischio però è che dopo una serata come questa la fiducia in Kovacic e di Kovacic perdano quota. Già agli occhi di Mazzarri non partiva con i favori del pronostico, adesso ancor di più rischia di vedere assottogliarsi lo spazio a propria disposizione. E a livello caratteriale, lui che è un timido dal carattere mite, rischia di patire un contraccolpo psicologico non indifferente. Rimediare pubblicamente dei rimproveri dal proprio tecnico, dopo una brutta figura contro la prima della classe, è quanto di peggio potesse capitargli. Peggio forse dell'arrivo di Hernanes (che agirà nel suo ruolo) e della conferma di Guarin (che il posto glielo contendeva), ulteriori concorrenti per un posto nell'undici titolare.

La situazione è complessa. Da un parte ci sono le ragioni di Mazzarri, che non vedendo pronto in entrambe le fasi il giovane centrocampista vuole evitare che la squadra patisca degli scompensi che, di conseguenza, si rifletterebbero anche sul giocatore in modo negativo. Dall'altra però c'è il talento di un ragazzo che per crescere avrebbe bisogno di giocare con continuità e di sbagliare senza sentirsi crollare il mondo addosso. In questo contesto pesa tremendamente anche l'assenza di risultati, la ricerca di sicurezze e la qualità della rosa, che non permette di correre rischi e attendere lo sbocciare di un bel giocatore come Kovacic. Servirebbe un gruppo solido per proteggere un talento simile e all'Inter oggi manca. Inoltre, affidarsi ai piedi del croato sarebbe giusto ma anche rischioso, perché se il trend non venisse invertito anche lui finirebbe sommerso dall critiche. 

Per questo Mazzarri ha chiesto e ottenuto Hernanes, perché ha le qualità, la duttilità e l'esperienza necessaria per diventare subito un punto di riferimento a centrocampo. Non è un mistero infatti, che l'allenatore voglia puntare su giocatori pronti per cercare di risollevare le sorti della sua squadra. Non per questo accantonerà Kovacic, piuttosto continuerà a concedergli pillole di spazio. La sensazione è che anche per il numero 10 questa sia una stagione di transizione: l'Inter di oggi non è il terreno più fertile per sbocciare...


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