L'archeologo dei saperi nella strada verso nord. In quell'attimo fuggente
di Niccolò Anfosso
L'ARCHEOLOGO DEI SAPERI. Multiforme. Fino a spingersi oltre la sua natura. Sanchez ha un ordine di verità tutto suo e la soggettività la coglie all’esterno, entrando in contatto con le esperienze contingenti. È l’archeologo dei saperi: non può sottrarsi alla limpidezza d’una razionalità illuminante, ma in una gelida notte di gennaio inoltrato, gli è concesso riscoprire il piacere del tempo non visibile non con il suo incedere svolazzante, ma con un colpo di testa tra le pieghe d’una originalità (quasi) rivelata fra saperi non del tutto codificati. Quelli che sette giorni fa gli permisero d’andare in fuga in cima a vette innevate; e di spuntare all’improvviso in sella alla sua bici attraversando un viale infangato.
LA STRADA VERSO NORD. Tirana, primi anni Venti. La scrittrice Anila Wilms fotografa un romanzo storico in cui il protagonista è l'ambasciatore americano Julius Grant, che finalmente, dopo tanta gavetta in giro per il globo, ha ottenuto il primo incarico di rilievo, ed è giunto florido di speranze nella capitale del giovane e turbolento Stato albanese, nato dalla dissoluzione degli imperi della Prima guerra mondiale. Da Washington l'hanno inviato nei Balcani per seguire da vicino le strane voci sulla presenza di giacimenti petroliferi nel Nord del Paese. Non sarà un'impresa facile perché la notizia ha già scatenato l'interesse dei principali governi occidentali. Ad aiutarlo c’è Nadir Bajrami, un umile agente diplomatico che le radici le ha posizionate nelle strade di campagna. Nella giovane Albania, alla mercé di intrighi politici e pressioni internazionali, sfociano tensioni d’ogni ordine e grado, che rischiano di gettarla in una guerra civile. Così Bajrami si ritrova catapultato in avanti di cent'anni. Ed è un giocatore di calcio. Al suo primo anno in Serie A, ha già raggiunto il suo sogno. O forse no: vuole salire ancora, verso nord. Con cinque gol e quattro assist in venti presenze, nei caffè albanesi non si parla d’altro. Fino a quando arriva a prendersi il prestigioso palcoscenico di San Siro. Tutti scendono in piazza, nella caotica Tirana. Vogliono sapere del loro eroe. Ma nemmeno questo gli inibirà l’infinito istinto.
L’ATTIMO FUGGENTE. Ogni secondo che passa non tornerà più. Afferrare l’attimo è vivere in libertà. Ranocchia è l’uomo venuto dal passato, da quegli anni di piombo che credeva d’aver lasciato dietro la porta chiusa di una vita precedente. Ma basta una minuscola fenditura del legno di quella porta perché il dolore e i misteri imprigionati per decenni escano in un soffio violento. Chissà che in quell’istante con la palla a mezz’aria, un eco fragoroso non sia risuonato in quel pallone così pesante, che Ranocchia ha ammorbidito nel poster della sua diversità. In quell'angolo della memoria che così angusto non era, c’ha infilato qualcosa di suo, per non rischiare di rimanere aggrappato alla sua tensione.
IL NUOVO CONTESTO. Gestire le proprie emozioni rende padroni di se stessi, permette di rimanere lucidi. Nessuna abitudine della mente, ragione calcolatrice e computabile, macchina matematica e organizzazione pianificata, quasi standardizzata. L'imprevisto diversifica le forme della natura. È bello, il rifiuto simmetrico d'ogni efficientismo tecnico. Abolire la novità blocca la produzione di colpi d'autore. E allora Sensi, sentendosi libero d'ogni flebile preoccupazione, scatena tutto quel che ha in corpo in potenti scariche elettriche, così pesanti da fulminare Furlan con un preciso fendente da fuori area. Dimostrando che l'agire è dotato di senso quando ha motivazioni. E per indirizzare la produzione occorre servirsi anche di fiducia. Che è pur sempre riduzione della complessità. In questo mondo infinito, ce n'è davvero tanto bisogno.
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