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L'epilogo più beffardo: il Palermo punisce un'Inter disordinata e sprecona

di Fabio Costantino

Pazza Inter, anche con Gasperini. I nerazzurri creano, sprecano, ricostruiscono, si fanno raggiungere e alla fine cedono malamente nel finale al cospetto di un Palermo a cui anche il pareggio sarebbe andato benissimo, e invece porta a casa tre punti pesanti e prestigiosi. Male dunque l’esordio di Gasp in campionato, dopo la sconfitta in Supercoppa. Alcuni meccanismi non funzionano e le bocciature di Zàrate dopo mezz’ora e di Nagatomo nella ripresa evidenziano anche le lacune nella gestione di questa squadra. L’ultima volta che l’Inter esordì con una sconfitta era il 2000 e dopo quella partita Lippi venne licenziato. Speriamo che Gasperini non creda nei corsi e ricorsi storici…

QUINDICI MINUTI DI PAURA – Ti aspetti l’Inter, trovi un ottimo Palermo, che con un pressing asfissiante, aggressività e continui movimenti offensivi mette l’avversario alle strette sorprendendolo non poco. La squadra di Mangia gioca un calcio rapido e piacevole, che inchioda la sonnolenza nerazzurra, con il povero Gasperini ad alto carico di nervosismo in panchina. Fortuna che Julio Cesar sia al suo posto su un colpo di testa di Hernandez e che Zanetti estragga la calamita per smorzare un contropiede uno contro uno dell’uruguaiano. Maluccio dunque l’Inter, almeno in avvio: troppi spazi concessi dietro e un tridente che non ne becca una e se ci riesce poi spreca per eccesso di foga. Le idee non mancano, ma l’esecuzione lascia sovente a desiderare.

MAURITO DIETRO LA LAVAGNA – “Ma Mauro è morto?”. Basta questa espressione colorita di Gasp rivolta a Juric per capire i motivi della sostituzione, poco dopo la mezz’ora, di Zàrate a vantaggio di Sneijder. L’argentino, schierato sulla destra del tridente, appare un pesce fuor d’acqua: in difesa commette falli e non copre a dovere, dalla metà campo in su tiene troppo palla e spreca troppe giocate potenzialmente interessanti. Il tecnico dimostra, con questo cambio tecnico, di non guardare in faccia nessuno e ‘punisce’ Maurito, evidentemente ancora in ritardo di condizione e ancora poco addentrato nelle richieste del suo allenatore.

IL TIMBRO PRINCIPESCO – Dopo una pausa di riflessione, l’Inter comincia a macinare gioco e alza il baricentro. Il Palermo ne risente e decide di affidarsi alle rapide ripartenze di Miccoli e Hernandez, stavolta più isolati in attacco. Dopo qualche conclusione fuori bersaglio e fin troppi errori di misura nei passaggi, arriva da azione di corner il vantaggio nerazzurro: è Milito a correggere (tenuto in gioco da Barreto) un destro sporco di Stankovic, che nel giorno del suo 33esimo compleanno fa un regalo al compagno. Il Principe riprende dunque dove aveva smesso: con una rete ai siciliani, per un vantaggio fino a quel momento generoso, ma legittimato da una buona chiusura di primo tempo.

COSE DELL’ALTRO MONDO – L’inizio di ripresa corrisponde con una fase di autentica follia spettacolare. In pratica, accade di tutto: al 48’ Miccoli pareggia a tu per tu con Julio Cesar (Lucio lo tiene in gioco); al 50’ Migliaccio devia con il braccio sulla linea un destro a botta sicura di Milito, maga l’arbitro Brighi incredibilmente concede solo un corner, salvando i siciliani dal rigore e dall’inferiorità numerica; il direttore di gara però non può ignorare la vistosa trattenuta di Silvestre su Samuel in piena area nell’azione successiva: Milito, dal dischetto, trasforma; infine, l’ennesima amnesia  difensiva nerazzurra consente a Miccoli di servire a Hernandez il comodo pallone del 2-2. Non si facesse il tifo per una delle due squadre, ci sarebbe da divertirsi eccome…

LA BEFFA E’ SERVITA – Le forti emozioni dell’inizio della ripresa non trovano seguito salvo che in un salvataggio di Julio Cesar su Ilicic, ennesimo uomo da fronteggiare nell’uno contro uno. Da lì in avanti, i tatticismi saltano palesemente e le squadre corrono seguendo l’istinto più che le direttive. La stanchezza però le frena e alla lunga è il tasso tecnico nerazzurro a farsi strada, con una pressione offensiva che costringe il Palermo a chiudersi in difesa. La serataccia di Brighi si conferma nella mancata espulsione di Samuel, che avrebbe meritato un secondo giallo. Il resto è assedio dell’Inter, che però nel momento in cui sembrava dovesse riportarsi in vantaggio subisce la beffa finale: Miccoli trova l’incrocio dei pali con una punizione magnifica, anticipando di pochi minuti la prodezza dalla distanza di Pinilla, che fissa un 4-2 inspiegabile fino a pochi secondi prima. Il primo sigillo di Forlàn nel recupero vale solo per le statistiche.


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