L'importanza di chiamarsi... Quaresma (e di sentirsi preso di mira)
Correva l'anno 1895 quando Oscar Wilde scriveva "L'importanza di chiamarsi Ernesto", commedia teatrale in tre atti che ebbe un successo che si è tramandato fino ai giorni nostri. Parafrasando quell'opera oggi, alla luce della prima uscita stagionale dell'Inter, potremmo anche parlare dell'importanza (o meglio della difficoltà) di chiamarsi "Quaresma". Sottotitolo "quando San Siro non ti ama". Ormai è chiaro che il popolo nerazzurro ha preso di mira il portoghese, reo di una stagione da cancellare, la prima in nerazzurro, salutando come una liberazione il suo passaggio in prestito al Chelsea. Noi stessi abbiamo avuto parole dure nei confronti delle sue prestazioni. Ma siamo anche dell'opinione che è giusto dare a un calciatore la possibilità di riscattarsi e mostrare le sue qualità. Mourinho crede in lui, Quaresma è tornato a Milano determinato a riscattarsi, diamogli allora il tempo di far vedere di cosa è capace.
L'impressione è che Ricardo sia anche un ragazzo piuttosto timido ed emotivo, ha sofferto subito i fischi di San Siro, che lo hanno accompagnato nella passata stagione, tarpandogli le ali, e si è esaltato subito non appena San Siro ha abbozzato un applauso nei suoi confronti. Ieri, dopo aver ricevuto sostegno per una buona giocata, si è immediatamente esaltato: due Trivele riuscite e ben calibrate, seguite nel giro di pochi minuti da una rabona che, fosse stata sfruttata meglio da Balotelli, staremmo ancora parlando del grande assist che sancisce la resurrezione di Quaresma. E invece, complice anche il risultato deludente, la curva ha ricominciato a fischiarlo ai primi errori, come il colpo di testa sbagliato davanti a Gillet (e allora cosa dire dell'incredibile errore di Eto'o?) e lui di nuovo si è demoralizzato, lasciandosi andare anche a un brutto gesto verso la curva.
Ormai è così, San Siro lo ha preso di mira e sarà difficile riconquistare l'affetto dei tifosi, Mourinho lo ha detto "San Siro ama Balotelli, che ha giocato meno bene di Ricardo, ma non ama Quaresma, e lui deve adattarsi". Ieri ha dimostrato di essere capace di belle giocate, se vuole conquistarsi un posto in squadra deve solo tapparsi le orecchie e contare sulle sue capacità. In realtà i tifosi potrebbero anche essere più clementi con lui, cercare di sostenere il ragazzo per il bene della stessa Inter, e, certo, fischiarlo se a fine partita la sua prestazione è stata scadente. Ma prendere di mira un calciatore può rivelarsi un boomerang per le sue stesse prestazioni, cadendo in un circolo virtuoso. La sociologia da stadio è materia complessa ed affascinante da trattare in altre sedi, difficile da spiegare a rigor di logica. Quaresma non è certo il primo, prima di lui hanno subito contestazioni anche Ibrahimovic nella parte finale della scorsa stagione, Bobo Vieri, Bergkamp, Seedorf e perfino Matthaeus, passando per Sergio Conceiçao e Gresko. Ma se le sue prestazioni hanno mostrato un rialzo di fronte al sostegno del pubblico, se reagisce così fortemente agli stimoli della curva, proviamo a sostenerlo, ad incitarlo, a vedere com'è il vero Quaresma, e solo allora lanciarci in giudizi obiettivi, non dettati dal pregiudizio.