L'Inter ingrana con il vero Guarin: corsa, fisico e squisito tocco di palla
Tanto tuonò che piovve. L'Inter, quella vera, si rivede al Friuli. Uno sprazzo di nerazzurro reale in una stagione quasi totalmente da dimenticare. Eppure, qualcosa da raddrizzare ancora c'è e quel terzo posto non appare più una chimera. Complici anche le continue cadute delle avversarie dirette, la squadra di Andrea Stramaccioni si trova a quattro turni dal termine a giocarsi le sue chance di piazzamento Champions.
A un primo sguardo, il calendario favorisce il Napoli, anche perché il prossimo ostacolo, sulla carta il più duro da qui alla fine, sarà una Roma in crisi esistenziale e priva degli squalificati Osvaldo, De Rossi e Lamela. Eppure tutto resta aperto, perché quest'anno, come non mai, in Serie A nessuno regala nulla e la sconfitta della Lazio a Novara ne è un esempio chiaro.
L'Inter si gode il tris di Udine, in cui ha ritrovato antiche certezze che sembravano sopite. Anzi, alla capacità di soffrire, i nerazzurri hanno associato anche bel gioco (almeno finché i polmoni hanno retto) e manovra di primissima qualità. Merito del ritrovato Sneijder, di un finalmente splendente Alvarez e, non ultimo, del progressivo inserimento di Fredy Guarin.
Il colombiano, in campo tutti i 98 minuti di gara, ha entusiasmato il pubblico nerazzurro, che finalmente ha potuto apprezzare le sue doti. Piazzato da Stramaccioni come interno destro del centrocampo a tre con Stankovic e Cambiasso, Guarin ha dato il meglio di sé, risultando preziosissimo sia in interdizione che in fase di inizio azione. I dirimpettai bianconeri l'hanno sofferto tremendamente: il Guaro ha soppiantato la concorrenza sia in potenza che in classe, dominando la sua zona con il fisico e con i tocchi di fino. E se da un lato la mediana friulana non ha trovato grossi varchi dalle sue zone, dall'altro l'ex Porto si è scoperto ottimo assist-man (nel gol di Alvarez) e bravissimo nel capovolgere il fronte dell'azione.
Lo stesso Stramaccioni, a fine gara, ha parlato in termini entusiastici di Guarin: "Diceva che avrebbe retto solo 65 minuti...", ha raccontato il tecnico soddisfatto della prova del suo numero 14. Guarin ha zittito i detrattori e soprattutto chi già parlava di flop di mercato. Ha dimostrato di essere uomo da grandi palcoscenici e, benché una rondine non faccia primavera, si può dire senza timore di smentita che il suo riscatto non sarebbe un abbaglio da parte della dirigenza nerazzurra. Guarin al massimo della condizione lo si è ammirato nel Porto di Villas-Boas e quello lì era davvero un top-player. La prestazione di Udine potrebbe essere inquadrata come una proiezione di tutto il suo potenziale: non è chiaramente al 100 per 100, ma ci arriverà presto. E forse non troppo tardi per aiutare sé stesso e l'Inter. In attesa della prossima stagione.