L'Inter nel segno del tre tra campo e tribuna. F. Melo torna bene, Biabiany...
Non era facile, contro la Sampdoria. Per l’Inter dell’ultimo mese, in realtà, le cose semplici avevano cessato di esistere. Ogni partita nasconde mille insidie, le stesse che hanno fatto tracollare la squadra nerazzurra dal primo al quinto posto. Ma la cabala, quella guascona, per la notte del 20 febbraio ha deciso di giocare con il numero tre: i marcatori dell’Inter in campo e le icone della Beneamata in tribuna. Josè Mourinho, con ai lati Ronaldo e Javier Zanetti. Un’immagine che probabilmente avrà commosso i più nostalgici e che potrebbe essere ricordata come spartiacque di un duemila e sedici terribile. D’Ambrosio, Miranda e Icardi danno una scossa all’Inter e rimettono in moto diversi ingranaggi che sembravano fuori fase. Il bel gioco latita ancora (e verosimilmente latiterà per tutto l’anno), ma perlomeno è tornata la compattenza. Vero è che la Sampdoria al momento è poca cosa: basta neutralizzare Soriano e Quagliarella e il gioco è fatto. La manovra blucerchiata è stata ancor più lenta e prevedibile di quella interista, con Ricky Alvarez a dare fiammate. Per il resto, poco e niente.
IL RITORNO DEL COMANDANTE - Per i più intransigenti, Felipe Melo rimarrà sempre il giocatore irruento e falloso dei primi anni della sua carriera. La realtà dei fatti è che il brasiliano è indispensabile per gli equilibri di questa Inter: non tanto per le sue doti di palleggio, quanto per il modo che ha di gestire il pallone, oltre al fatto di sapersi far trovare al momento giusto per uno scarico, alleggerendo la pressione dai compagni e dettando il ritmo della manovra. Sono piccole cose, ma fondamentali. La grinta che dispensa in mezzo al campo è poi il fulcro su cui l’Inter ha costruito i suoi successi. Contro la Juventus, Mancini avrà a disposizione solo lui e Medel, visto che Brozovic sarà squalificato e del ricorso alla squalifica di Kondogbia non si sa ancora nulla. C’è Gnoukouri, ma gettare in pasto ai vari Marchisio, Pogba e Khedira un giovane che ha giocato appena un’ora in questo campionato, sembra un po’ esagerato. Indi per cui, far sì che Melo aumenti ancor di più la brillantezza della propria condizione fisica sarà fondamentale per avere qualche chance, allo Stadium. La truppa ha bisogno del suo Comandante.
IL MURO E… LA FRECCIA - L’Inter è riuscita a vincere la partita grazie ai propri difensori e a Jonathan Biabiany, capace di sublimare l’arte delle scorribande sulla fascia grazie al 4-4-2 che Mancini ha disegnato per dar forza al francese e a Perisic, in grado di attaccare a pieno ritmo finché i polmoni li hanno aiutati. E proprio l’ex esterno del Parma ha dato una prova di forza impressionante contro la difesa del Doria: gli strappi e gli allunghi su Dodò e Soriano sono stati allucinanti, tant’è che il corner del primo gol nerazzurro nasce proprio da un coast to coast di Biabiany, che fa felice Mancini dopo i rimbrotti di Verona. E se parliamo di gol, è doveroso aprire una parentesi su D’Ambrosio: il terzino italiano si mostra sempre con personalità e con Perisic sembra trovarsi facilmente. Il gol è la ciliegina sulla torta di un’ottima prestazione che conferma la validità di un giocatore che è capace di adattarsi a tutti i contesti. Un altro che ha fatto di necessità virtù è Joao Miranda: il brasiliano non ha più lo smalto di inizio campionato, a tratti arranca (il giallo per fallo tattico ne è la dimostrazione), ma sa gestirsi e colpire quando fa più male. Va detto che Montella che affida a Dodò il compito di marcarlo gli facilita un po’ la vita, ma la zampata vincente è letale e permette all’Inter di allentare i ritmi e finire la partita in tranquillità.
DOV'E' EDER? - E’ stato l’unico acquisto del calciomercato invernale, preso per aiutare la squadra a segnare di più, ma Eder non ha ancora messo a segno neanche un gol. Non si può dire che non ci provi, l’italo-brasiliano: si sbatte, corre per tutto il campo, recupera palloni e tenta di supportare Icardi, ieri bravissimo a segnare un gol d’autore. Ma l’ex doriamo non si è ancora sbloccato. Era proprio lui l’uomo che serviva all’Inter? I dubbi sono leciti, soprattutto quando le cose non versano nelle condizioni migliori. Starà a lui convincere tutti a suon di gol, così come è compito dell’Inter risalire la china e conquistare la Champions League. Altrimenti sì che le cose, l’anno prossimo, non saranno davvero facili…