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L'Inter scopre il suo re di Coppa. Ma per fare "scopa" la strada è lunga

di Christian Liotta

Imbattibilità di San Siro consolidata per l’ottava gara consecutiva; una vittoria magari col minimo sindacale ma che rinforza il primato a punteggio pieno dell’Inter nel girone F visto che il Saint-Etienne proprio non vuole saperne di schiodarsi dallo 0-0 e dopo il Qarabag ottiene un punto con risultato ad occhiali anche contro il Dnipro; ancora una volta porta inviolata; la consapevolezza di avere trovato un bomber ‘bello di notte’, che nelle serate europee pare aver trovato la sua dimensione anche a livello di gioco, vale a dire Danilo D’Ambrosio, sicuramente uno dei più positivi. Questo, in sintesi, il concentrato delle cose positive della partita di ieri sera tra i nerazzurri e il Qarabag, una vittoria che permette all’Inter di mettersi alle spalle l’inciampo clamoroso contro il Cagliari e poter festeggiare un risultato positivo. In mezzo, però, ci sono anche delle annotazioni negative: perché l’Inter scesa in campo ieri qualche motivo per mugugnare lo ha dato, eccome.

LA NOTTE TI FA BELLO – Ma prima di passare agli aspetti meno felici di una partita che sulla carta avrebbe dovuto essere quasi una passeggiata, e che invece tale non si è rivelata per diversi fattori di cui parleremo, cominciamo ad evidenziare le cose positive. La principale ha un nome e cognome ben preciso, e si chiama Danilo D’Ambrosio, diventato un po’ il re di Coppa di questa Inter: decisivo contro il Dnipro, l’esterno arrivato dal Torino ha tolto le castagne dal fuoco anche ieri sera, quando il Qarabag aveva cominciato a prendere un po’ di coraggio, trovando quella conclusione di potenza che ha lasciato di sale Sehic, portiere bosniaco della formazione azera. Ma soprattutto, D’Ambrosio per tutto il primo tempo diventa il vero fulcro del gioco, il motore delle offensive nerazzurre, che dopo il gol fatto trovano nuova linfa, dando l’impressione che la chiusura del match possa essere imminente. E sua è una fiammata prima del gong che per poco non frutta la terza rete. Sin qui ancora ritenuto un oggetto misterioso, a D’Ambrosio le notti d’Europa hanno dato un nuovo aspetto, affascinante e, per adesso, vincente.

LEONI PER AGNELLI – Non è stata propriamente una serata da raccontare, per l’Inter, e questo al di là del risultato. Tante infatti, le pecche ancora mostrate dal gruppo nerazzurro anche al cospetto dell’avversario meno quotato dell’intero girone. Una su tutte: della tanto acclamata aggressività declamata alla vigilia in conferenza stampa da Walter Mazzarri, non si è vista praticamente traccia o quasi. Ok, forse il condizionamento dell’ambiente, che ha accolto la squadra fin troppo tiepidamente memore delle sberle rimediate con il Cagliari, ha giocato una parte pesante, ma i nerazzurri scesi in campo ieri indossando un, chiamiamolo così, originale completo color ‘puffo’, solo a piccoli tratti hanno davvero provato ad aggredire e mangiarsi l’avversario come auspicato da WM. Anzi, il Qarabag, formazione complessivamente modesta ma da lodare per il coraggio messo in campo, col quale ha sopperito alle lacune tecniche, ad un certo punto fa addirittura vedere i sorci verdi a Carrizo, con un’occasione messa sul piatto d’argento da Andreolli prima, poi con una ripartenza micidiale da corner, e in quel caso solo il piede poco educato di Reynaldo ha fatto sì che non succedesse il patatrac. Poi nella ripresa l’Inter decide di gestire anche troppo il risultato, non affonda, mostra un atteggiamento a tratti troppo supponente e si prende ancora fischi. E soprattutto comincia a subire nemmeno a gara troppo inoltrata una catena di crampi, fra Guarin, Hernanes, Icardi e anche D’Ambrosio: non proprio il segnale migliore di tenuta atletica. In sostanza, ancora più che con il Cagliari, forse, Mazzarri deve fare mea culpa per l’impostazione dell’incontro, soprattutto nel primo tempo: la scossa è arrivata con l’innesto in particolare di Pablo Osvaldo, il cui impatto è stato ottimo come per Gary Medel, ma la sensazione offerta è quella di una squadra che continua a leccarsi le ferite e fatica, quasi fosse una forzatura, a trovare un imprimatur più portato all’attacco deciso verso l’avversario.

CI VUOLE CUORE – Intorno al minuto 73, i pochi presenti a San Siro hanno iniziato a sudare gelido: perché con tutti i cambi già esauriti, Mauro Icardi si pianta sull’erba e comincia a fare i tipici movimenti di chi viene colto da crampi: la cosa sembra seria, addirittura arriva la barella, ma poi Maurito si rialza e decide di stringere i denti. Benedetto ragazzo, getta il cuore oltre l’ostacolo fisico e alla fine qualcuno da lassù lo aiuta, con la mediazione terrena di Osvaldo che gli offre un pallone al bacio che converte nella rete del 2-0, di pregevole fattura, con la quale si fa perdonare un banale errore precedente e soprattutto scaccia via le streghe di una serata che stava diventando per certi versi paradossale. Una dimostrazione di grande spirito e attributi, quella di un giovane bomber che dopo una gara in penombra si fa bastare un lampo per chiudere i conti, il tratto caratteristico dell’attaccante puro. Quella data anche da un Andrea Ranocchia praticamente perfetto, da un Yann M’Vila sempre sicuro e rassicurante, e anche da un Joel Obi entrato bene nel match. La risposta che serviva per reagire ad un San Siro diventato a momenti anche ostile, coi fischi pesanti che però a fine partita si sono tramutati in qualche applauso. Mazzarri ha voluto ringraziare quelli della Curva Nord, che comunque non hanno fatto mancare il loro incitamento; ma ora dovrà fare i conti anche con la prospettiva di un ambiente tutto da riconquistare, davanti al quale non può fare più di tanto orecchie da mercante. Una difficoltà in più da aggiungere a quelle di una rosa che già ora sta palesando i propri limiti numerici e tecnici. Tuttavia, non drammatici se rapportati ai concreti obiettivi stagionali.

ORA, LA VERITA’ – Ma è innegabile che prima della pausa bisognerà fare senz’altro qualcosa in più, dare una risposta ancora più concreta. La gara contro una Fiorentina ancora a secco di gol in casa può rappresentare una cura terapeutica strabiliante come una pericolosissima ricaduta nel grigiore. Si dovrà fare la conta dei disponibili e sperare anche in qualche recupero in extremis, di certo la Fiorentina non sta molto meglio (ha perso anche Micah Richards nella gara di ieri) ma può recuperare un elemento fondamentale come Juan Cuadrado. Non si può parlare di gara della svolta, perché è ancora presto e l’Inter ci ha insegnato che nulla può essere dato per scontato: ma di certo, vincere al Franchi potrebbe regalare notti ancora più serene a questa squadra che ne ha dannatamente bisogno. 


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