L'Inter si aggrappa al suo Totem, poi fa e disfa da sola: pari amaro. I segnali ci sono, i debuttanti non deludono
Si sapeva che la stagione sportiva in corso non sarebbe stata normale. Vince chi sa adattarsi meglio alle situazioni: l’Inter ne ha avuto prova nelle ultime settimane, quando si è dovuta reinventare continuamente. Contro il Milan, con sei giocatori indisponibili. Contro il Borussia Monchengladbach, quando a poco più di tre ore dalla partita Hakimi è risultato positivo e Conte si è trovato privo del miglior esterno della sua Inter. Una squadra che sta evidentemente cercando sé stessa, come testimonia il 2-2 dell’esordio in Champions League: una partita che l’Inter è andata a un passo dal vincere, per poi ritrovarsi incredibilmente sotto e che ha avuto la forza mentale di riacchiappare all’ultimo, quando Conte per smuovere gli animi ha inserito Bastoni, con un solo allenamento sulle gambe dopo dieci giorni d’assenza. Segnali che l’Inter non molla, anche quando le condizioni sono avverse: o meglio, quando le condizioni avverse se le crea da sola, visto che anche questa sera le due reti avversarie nascono da errori individuali. Conte avrà tanto da pensare, ma poco tempo per razionalizzare: sabato si torna in campo a Genova.
AGGRAPPATI - L’Inter sa di avere una certezza: Romelu Lukaku. Il bomber interista è arrivato all’undicesimo gol consecutivo in Europa, la ciliegina sulla torta di una partita difficilissima, in cui i difensori del Gladbach non l’hanno lasciato rifiatare un secondo. Big Rom ha continuato a chiedere palloni su di lui, a smistare gioco e, soprattutto a far gol: la prima marcatura è il guizzo del bomber, implacabile. Il secondo rappresenta l’urlo di un popolo che non voleva arrendersi di fronte a un altro risultato beffardo. Nel mezzo, una marea di giocate qualitative, in cui spicca il tocco d’esterno spalle alla porta con cui ha lanciato Darmian sulla destra, per il cross di Lautaro Martinez che si è frantumato sul palo. Le parole a fine partita, una volta di più, lo erigono a totem dello spogliatoio a cui i compagni possono aggrapparsi per spezzare questa maledizione d’inizio stagione.
DEBUTTI - La gara di ieri sera ha segnato l’esordio con la maglia dell’Inter per Matteo Darmian. La sua partita è stata scandita da un buon ritmo, con alcuni guizzi interessanti: le discese sulla destra sono state una piacevole scoperta per i tifosi interisti, che hanno trovato un esterno in grado di lottare a tutta fascia. La sfida sarà riuscire ad abbinare alla sua grinta le giocate giuste, perché i movimenti senza palla sono ancora da affinare e alcune scelte dell’ultimo metro da rivedere.
Il suo dirimpettaio di fascia, Perisic, era al suo nuovo esordio europeo con la maglia interista: 80’ di quantità, con quel pizzico di convinzione che gli manca sempre per arrivare sul fondo e creare occasioni pericolose. In due partite, due volte cross dal fondo di Perisic e due gol. Un caso? Deve diventare più aggressivo.
Chi ha dato segnali incoraggianti è stato Christian Eriksen: il danese è entrato nel vivo del gioco, scambiando con Barella. Ma soprattutto si è inserito nel meccanismo difensivo, marcando a uomo e coprendo anche le linee di passaggio nei momenti opportuni. E’ mancata un po’ di brillantezza a tutta l’Inter, quando è stato il momento di chiudere la partita. Le rotazioni a centrocampo sono destinate ad allungarsi con il rientro almeno di Nainggolan, ma Conte avrà bisogno di sbloccare definitivamente le potenzialità di Eriksen per effettuare l’upgrade necessario a contender.
SEGNALI - L’Inter in 5 partite ha subito 10 gol, una media troppo, troppo deficitaria per una squadra che punta al titolo. La gravità dei gol subiti sta nella loro dinamica: situazioni di gioco che si tramutano in errori individuali e comportano la messa in discussione di risultati acquisiti. Ieri sera Vidal ha giocato una partita importante, per poi sciogliersi sul più bello con due sciocchezze. Conte continua con il suo aplomb, ribadendo l’importanza del gruppo e la forza delle idee della squadra. E’ questa la cosa più importante, con una sola idea in testa: questi risultati non sono all’altezza dell’Inter. Fra mille difficoltà, si deve vincere. A cominciare già dalla prossima.
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